3.3 SCOPRIRSI

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Una voce maschile la chiamò oltre l'uscio: «Megan...» Jack era perplesso.

La ragazza chiuse gli occhi trattenendo il respiro per qualche secondo.

«Dove vai? Entra!»

«Maledizione!» imprecò silenziosamente sbattendo un piede a terra, ma non poté evitare di tornare indietro. Riaprì per la seconda volta la porta, questa volta tentando di tenere gli occhi bassi, ma lo sguardo, attratto come il ferro alla calamita, finì per scorrere velocemente su Jack il quale, confuso, inclinò la testa da un lato intento nel dare una spiegazione plausibile all'assurda reazione dell'amica.

La vista di quel corpo eccezionale la fece arrossire vistosamente.

"Ma cosa ti sta succedendo? Contieniti per favore!" ordinò la mente al corpo, senza però sortire alcun effetto.

Eppure non era la prima volta che vedeva Jack mezzo nudo, dopotutto al mare il costume scopriva più di quanto ora l'asciugamano copriva; eppure, ora, la situazione, l'ambiente, le circostanze, rendevano il tutto così proibito e intrigante. Sin troppo intrigante per i gusti della ragazza, che non poté fare a meno di cambiare oggetto della propria attenzione fissando un angolino della stanza situato in alto a destra. Il ragazzo al contrario si mosse sicuro e a proprio agio. Si avvicinò all'iPod abbassando il volume.

«Ma si può sapere che ti prende?» chiese sorridendole gentile. «Perché sei scappata in quel modo, non sono mica nudo?» Jack si abbassò afferrando una maglietta sporca, il gesto fece contrarre il muscolo del braccio e Megan deglutì nervosamente.

«Lo so, è che non volevo disturbarti. Anzi scusa, ma sai com'è, questione di abitudine».

«Vuoi entrare o no? E chiudi quella porta, mi dà fastidio che la camera si impregni dell'odore di cibo».

Megan si mosse impacciata. Procedette per la stanza senza guardare avanti, finendo per inciampare su un paio di scarpe che disordinatamente erano state abbandonate ai piedi del letto. Così, senza volerlo, si ritrovò distesa sul materasso di due piazze, tra le risate convulse dell'amico.

«Si può sapere cos'hai oggi? Dimmi un po', è stato il troppo sole o quel libro sdolcinato a darti alla testa?»

La ragazza ora, più adirata che imbarazzata, trovò il coraggio di guardarlo negli occhi.

«Né l'uno né l'altro» contraccambiò a tono.

«Ehi, ehi, calmati, non te la prendere con me! Hai fatto tutto da sola».

«Ah, non tua? E allora di chi è tutta questa roba sparsa per la camera? Sembra una discarica. Non hai per niente il senso dell'ordine, guarda qui!»

Con una mano sfilò l'indumento sul quale si era appena seduta. Lo fissò per un istante, ma scoprendo di cosa si trattava, lo lanciò in aria arrossendo a mo' di peperone. Jack afferrò gli slip neri al volo, gesto atletico che, però, per poco non gli fece perdere il telo arrotolato sul ventre basso.

«Oh, mio Dio!» urlò Megan coprendosi gli occhi.

«Prima cosa, ho appena finito di fare la doccia, avrei messo in ordine subito dopo essermi vestito, e secondo, questa è camera mia, è normale ci sia la mia biancheria in giro» si giustificò dandole le spalle, e sistemandosi il telo aggiunse: «e per la cronaca. Erano pulite».

La ragazza adesso era libera di osservarlo senza essere vista. Solo ora capì il perché di quell'imbarazzo. Quella mattina al mare non aveva badato molto al fatto che il suo amico fosse cresciuto parecchio; il veloce cambiamento, avvenuto in quegli ultimi mesi invernali, era stato camuffato dalle pesanti felpe e dagli abbondanti maglioni di lana. Ma ora, il fisico da ragazzino era maturato lasciando il posto al corpo di un vero uomo. Le spalle larghe svettavano sul busto ampio e ben definito. I muscoli delle forti braccia danzarono armoniosi mentre si passò vigorosamente il panno di cotone sul corpo bagnato asciugando le goccioline d'acqua che, dai capelli, colarono sul petto tonico e sugli addominali delineandone la loro forma impeccabile, fino a cadere al suolo inzuppando il parquet circostante.

Quando si voltò, la sorprese nel fissarlo. Incantata da tanta perfezione non fu abbastanza lesta da voltarsi, accentuando, così, ancor di più l'imbarazzo. E Jack ancora stranito da quel comportamento, a piedi scalzi, si fece avanti ponendosi di fronte e Megan, la quale incrociando le braccia e le gambe frappose uno scudo tra i due.

«Quindi, cos'è che dicevamo in macchina poco fa? Come te la cavi con i massaggi?» investigò smaliziato.

La ragazza percepì il volto andare in fiamme. "Ora Jack stai esagerando". Il limite era giunto, così scattò in piedi avviandosi alla porta.

«Okay, ho capito», fece Jack con le braccia alzate in senso di resa «non ti piace fare i massaggi, ma aspetta un attimo, non c'è bisogno di scappare».

Megan si bloccò, con la mano sulla maniglia si voltò, scorgendo Jack affaccendato nel raccogliere tutte le cose sparse sul pavimento.

«Ti lascio la stanza, puoi lavarti e cambiarti in pace. Nell'armadio ci sono ancora alcuni tuoi abiti. Io andrò a vestirmi nella camera di Jessy».

«Ma no Jack, figurati. Se c'è qualcuno che deve cambiare stanza, allora quella sono io».

«Assolutamente no. E poi la doccia di Jessica ha qualche problema, il getto dell'acqua fa bizze e non è più forte come un tempo, ci metteresti una vita per sciacquarti. Resta pure qui, ma fa in fretta, hai solo mezz'ora per prepararti, ti avviso. Ho una fame da lupi. Se non ti sbrighi in tempo inizierò a divorare il tuo antipasto e se non arrivi, anche il primo, e poi il secondo... beh, hai capito». Così dicendo il giovane si apprestò a lasciare la stanza ma prima di chiudere la porta si riaffacciò riproponendo: «sempre che tu non ci abbia ripensato... allora, massaggino?»

«Jack!», strillò lei imbarazzatamente esasperata. E il giovane schivò con destrezza il cuscino lanciatogli, richiudendosi la porta alle spalle.

Le risate giunsero forti dal corridoio. Anche Megan ora stava ridendo.

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