35.2 IN GIRO PER ROMA 2

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La macchina viaggiava lesta tra le strade trafficate del centro città, sgusciando veloce tra le vetture ferme ai semafori. Il giovane attraversò un incrocio col semaforo rosso, guadagnandosi un'occhiataccia selvaggia da parte di lei che lo fulminò.

«C'era il rosso! Cos'è? Oltre ad aver perso il pudore hai smarrito pure la vista?»

«Tranquilla, ho i riflessi molto più sviluppati dei Normali, sei al sicuro qui con me».

«Se è di sicurezza che stiamo parlando, allora devo contraddirti, non sono mai stata tanto certa come in questo momento di essere in serio pericolo!»

Cristian sorrise tranquillo. «Sono curioso di leggere la sorpresa nei tuoi occhi quando mi urleranno tutto il contrario. E comunque non posso stare dietro a queste lumache, dobbiamo arrivare alla boutique prima che chiuda. Una volta all'interno non potranno cacciarci anche se l'orario di chiusura sarà ormai passato».

«Boutique?» gli fece eco lei.

«Sì tesoro, oggi sono stato incaricato di farti da personal shopper».

«Mi stai prendendo in giro, per caso? Non è divertente».

«Nessuno scherzo e anche se odio fare compere con le donne, ti posso assicurare che non sono mai stato così serio prima d'ora».

Megan fissò il perfetto profilo, non stava ridendo. «Io non ho bisogno di nulla e anche se fosse, Jessica sarebbe molto più adatta di te».

«Lei non può. Credi che non ci abbia già pensato? Questa mattina è partita per una missione con un gruppo ristretto il quale comprende anche Melita, casomai mi chiedessi di lei. Non so quando torneranno, forse domani, o giovedì addirittura. E prima che tu mi domandi altro, ti anticipo; anche Jack era impossibilitato. Sapessi che faccia ha fatto quando ha saputo che avrei trascorso l'intera giornata con te. Per sua sfortuna, però, ha dovuto mettere a tacere quella linguaccia, come puoi notare, sul mio volto ci sono ancora i segni delle sue schifosissime manacce». Indicò la bocca e anche se impercettibile, Megan notò il piccolo taglio che segnava il labbro superiore, l'aveva quasi dimenticato. Era guarito rapidamente tanto quanto aveva fatto Jack, nei giorni seguenti allo scontro con l'Oscuro.

«E non c'era nessun altro disponibile, proprio te dovevano mandarmi?» commentò a bassa voce infastidita.

Cristian sogghignò distogliendo lo sguardo dalla strada. «Ma allora non ti sono per niente simpatico, fiorellino?»

«Puoi dirlo forte, tesoruccio» abbozzò un finto sorriso e lui tornò a guardare la strada pensieroso.

Quando parlò, le parole colsero di sorpresa la Ninfa, che non poté nascondere lo stupore.

«Che ne dici di conoscerci meglio, Meg? Proviamoci almeno, solo per oggi. Io prometto di non fare battutine, tu invece, sforzati almeno un po' nell'apprezzarmi come amico».

Megan spalancò gli occhi, meravigliata da quel suo repentino ricorso alla maturità. Ci mise un po' prima di formulare un pensiero. Dopotutto cosa le costava provare? Magari si sbagliava. Se tutte (o quasi) le persone che lo conoscevano avevano trovato del buono in lui, pure lei l'avrebbe fatto; anche se quella appariva un'impresa parecchio ardua, accettò: «va bene, ma bada a non farmene pentire e soprattutto non provare a baciarmi ancora».

Il Templare incrociò le dita in aria. «Lo prometto». Poi le rivolse un sorriso sincero e l'amabile fossetta sulla guancia destra le venne a dare il buongiorno.

Dopo una mezz'oretta, la macchina rallentò finendo per incanalarsi in due strisce di colore giallo.

«Sicuro di poter parcheggiare qui?»

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