103. TANTI AUGURI

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Il giorno del compleanno giunse presto e Megan si svegliò percependo un istantaneo peso gravarle sul petto. Ricordi fin troppo nitidi le diedero il buongiorno colorandole l'animo di tetra malinconia. "Tanti auguri pesciolino..." ripensò alle prime parole che per diciassette anni avevano rallegrato i risvegli dei suoi compleanni. Spazzò via con la mano una lacrima calda. Almeno in quel giorno le sarebbe stato concesso crogiolarsi malsanamente nei dispiaceri. Quello sarebbe stato il suo regalo. Il dolce ricordo e l'amaro dolore di un amore puro e sincero, un amore non condiviso dal sangue, ma vissuto appieno e segnato dal vero per sempre.

La sera prima non aveva aspettato la mezzanotte. Trovava ridicolo ed imbarazzante il rituale degli auguri anticipati, preferiva di gran lunga affrontare con la luce del sole il disagio nel ritrovarsi al centro dell'attenzione.
Nessuna festa a sorpresa, nessun regalo esagerato. Aveva personalmente pregato gli amici di mantenersi cauti, in particolarmodo Jessica; le era dispiaciuto smontare l'eccessivo entusiasmo, ma conoscendola, sapeva cosa quella testa laboriosa avrebbe architettato senza un'imposizione di limiti.
Patteggiando, erano giunti ad una semplice pizza a domicilio.

Rimase a letto fino a quando i rumori della casa non si affievolirono quasi del tutto. Sapeva che quel giorno i fratelli Bennet e Melita non si sarebbero presentati fino alla sera. Solo Adrian, e forse Cristian, avrebbe arrischiato di incontrare per il corridoio. Dell'ultimo non se ne preoccupò. Imparando a conoscerlo in quegli ultimi mesi, sapeva che mai e poi mai le avrebbe fatto un regalo, o al massimo si sarebbe trattato di qualcosa di non impegnativo.
Per quanto riguardava l'Elfo non poteva mettere la mano sul fuoco. Con sicurezza sapeva che Adrian si era impegnato parecchio per farle un regalo, ma la natura di esso le sfuggiva. Sperò con tutta se stessa che non si trattasse di qualcosa di esagerato. Non era abile a mentire, soprattutto se colta sul fatto, avrebbe trovato difficile dissimulare sconcerto per un dono non gradito.

Come immaginava, in cucina si imbatté nel principe del nord.
<<Buongiorno Meg e tanti auguri!>>
La ninfa abbozzò un sorriso tirato, sperando che l'alone scuro sotto gli occhi non rivelasse il pianto appena affrontato. <<Grazie Adrian>> rispose cordialmente. <<Chi c'è oltre noi in casa?>> domandò conoscendo già la risposta.
<<Penso solo io e te... ah, forse Cristian, ma non ne sono sicuro, ultimamente ha preso le sembianze di un fantasma. Sparisce per poi ricomparire all'improvviso... è inquietante quel ragazzo, non capirò mai come possa piacere così tanto alle donne. A me fa venire i brividi.>> Concluse seriamente puntando lo sguardo sul fondo della tazza vuota.
<<Sì, sì, hai proprio ragione>> consolidò frettolosamente il pensiero non mostrando però la stessa sicurezza dell'amico. Si versò un'abbondante tazza di latte per poi farla riscaldare nel microonde.

<<E quindi anche tu bevi il latte?!>> constatò con eccessivo entusiasmo l'Elfo, come se quella piccola scoperta avesse aperto le porte ad un segreto millenario. <<Non so perché ma ti facevo la tipica ragazza rigida da tè e tisane.>>
<<Puoi crederci che amo il latte. Quand'ero piccola il momento preferito della giornata era la mattina, quando mia madre veniva a svegliarmi coll'inconfondibile odore di latte e biscotti...>> si rattristò all'istante. Cambiamento repentino e fortemente dissonante rispetto la grande gioia provata nel raccontare gli episodi dell'infanzia.
<<Scusami Adrian...>> si preoccupò di scusarsi accorgendosi dell'occhiata stranita riservatale.

<<Ma figurati Meg... ora fai colazione e mangia alla svelta, sono impaziente di darti il mio regalo.>> Si alzò di fretta colmo d'eccitazione, ma l'esaltazione dimostrata da uno fu poco contagiosa per l'altra. Sparì oltre l'uscio dirigendosi in soffitta e Megan finalmente poté dar fiato all'ansia trattenuta in un sospiro.
Rimase sola pochi istanti. Proprio come un fantasma, così come l'aveva etichettato Adrian, fece la sua improvvisa apparizione Cristian. Dai solchi profondi attorno agli occhi, si capiva quanto anche lui quella notte non avesse chiuso occhio. Non si preoccupò neppure di darle il buongiorno; farle gli auguri era senz'altro fuori discussione.

"Bene, tanto meglio per me..." si trovò a pensare la ninfa poco convinta. Stranamente, la mancata considerazione del Templare la innervosiva. E se dagli altri avrebbe preferito minor partecipazione, dal ragazzo moro e scontroso pretendeva, invece, la massima attenzione. Cura che non giunse neppure quando le si sedette di fronte spargendo sull'isola di marmo una quantità di cibo impressionante. Sbalordita stette a fissarlo, sguardo che non passò inosservato. Cristian, infastidito, alzò il capo sorprendendola nello studiarlo con insistenza. <<Cosa c'è?>> chiese col solito tono aspro. <<Non hai mai visto qualcuno fare colazione?>>
<<No... cioè sì. Sì certo che ho fatto colazione con altri, ma tu mangi davvero per dieci.>> Il sorriso insicuro sparì all'istante non essendo alimentato dal calore del suo interlocutore, il quale calò il capo immergendosi nuovamente nel silenzio dei propri pensieri.

"Ma che modi sono questi?! Arrogante, spocchioso, borioso. Almeno un ciao, non è che chiedo molto" sbuffò spazientita. Il Templare noncurante proseguì come se al tavolo fosse solo.
Stava quasi per abbandonare lo scomodo terreno di battaglia quando, finalmente, Adrian sopraggiunse raggiante di gioia.

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