22. CAPUT MUNDI

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I cartelli verdi autostradali intimarono l'alt.

Da lontano, case e palazzi si addossavano fino a perdita d'occhio.

Il traffico divenne asfissiante quando imboccarono la tangenziale. Due strette corsie sulle quali centinaia di guidatori, stressati, schizzavano frenetici come mosconi impazziti, ronzando furiosi e accompagnandosi con eccessive strombazzate e gesti villani.

Megan, che da sempre adorava la calma del suo paesino dalle tinte chiare, rimase scioccata di fronte a quel caos assordante; mugugnò affranta, rimpiangendo di già le sue rette d'asfalto silenziose e deserte.

Nel frattempo i primi palazzacci, alti decine di piani, le diedero il benvenuto nella città leggendaria. Intimorita, e tenendosi a debita distanza di sicurezza, studiò dal finestrino quelle mura imbrattate dall'eccessivo smog. Le pianse il cuore; come avevano potuto strapparla dal suo incantevole nido sicuro e trascinarla in quell'ammasso di mattoni e asfalto che incasinava i cervelli e spazientiva gli animi? Si morse un labbro trattenendo una lacrima, avrebbe resistito fino a casa, non si sarebbe mostrata debole e ingrata.

Roma le aveva mostrato per prima la sua faccia peggiore: il caos del traffico cittadino, l'isteria quotidiana di chi è costantemente in ritardo, i quartieri di una periferia decisamente degradata. Esisteva però, predominante, un altro lato di quello stesso volto, quel lato che per fortuna sarebbe giunto presto e avrebbe fatto capitolare ai suoi piedi la giovane, proprio come da millenni affascinava e faceva innamorare i viandanti di tutto il mondo.

Avevano impiegato appena cinque ore per giungere a destinazione; era quasi mezzogiorno e il cielo terso rendeva la giornata ideale per visitare quel museo a cielo aperto.

Abbandonata la tangenziale, anche lo sconforto abbandonò Megan. Se prima le strutture si presentavano scialbe e prive di senso artistico, ora meravigliose costruzioni secolari svettavano imponenti e orgogliose ai lati del grosso fiume verde che come una larga incisione divideva la città in due parti. Il Vaticano si estendeva nella parte nord ovest, proprio dove ora erano diretti; avrebbero segnato una prima tappa in Sede, poi avrebbero guidato fino a Trastevere, quartiere che si dislocava sullo stesso lato dell'argine del fiume, ma leggermente più in basso.

Da lontano spiccò in tutto il suo bianco candore di pietre di travertino un lungo ponte protetto da alte sculture raffiguranti aquile, che, come vigili sentinelle sembravano scrutare severe i passanti, pronte ad arpionare con artigli e becchi affilati chiunque osasse disturbare la quiete della loro madre.

«Quello è il ponte Flaminio, presto entreremo nel cuore della città». Jack aveva promesso di farle da cicerone e, mantenendo la parola data, le indicò con l'indice teso l'imponente costruzione, poi si avvicinò alla ragazza occupando il posto centrale, le loro cosce si sfiorarono e per un momento quel contatto fece distrarre la giovane.

Il fulcro della città si faceva sempre più vicino, era palpabile il battito di quel vecchio cuore, anche Megan se ne accorse.

La storia iniziò a prender vita. Come veste elegante, il fascino di Roma ornava lo stile architettonico degli antichi palazzi, fastose sculture cominciarono a spuntare dal nulla proprio come funghi in un giardino d'arte.

Si pentì immediatamente del frettoloso giudizio dato alla Roma di periferia. Aveva trascorso lì solo mezz'ora e già bramava di poterla assaggiare, divorare fetta dopo fetta quella torta di cultura.

Costeggiarono il lato destro del fiume, completamente immerso nella fresca penombra donata dagli alti pioppi, sotto ai quali un fiume di turisti sostava approfittando di quel refrigero. Era una giornata torrida per essere appena gli inizi di maggio. Megan lesse il monitor del termometro a Led all'esterno di una farmacia, a quell'ora già segnava trentaquattro gradi.

Le strade si allargarono e l'imponente viale li teletrasportò nel passato. Col naso incollato al finestrino Megan ammirata stette a fissare quell'ultimo tratto di viale, lo stesso che secoli prima era stato calpestato da imperatori e impavidi gladiatori. E poi in lontananza vide la grossa cupola.

«Ecco il cupolone, Meg. La prima volta che lo vedi dal vivo, vero?»

«Sì, è magnifica Roma!» esordì esaltata.

E festante Kate aggiunse: «e non hai ancora visto nulla, tesoro». Il sorriso stampato sul volto rendeva chiare le sensazioni provate in quel momento.

L'amico le afferrò la mano coll'intento di attirare tutta la sua attenzione e, con quel gesto fece decisamente centro. «La Sede si estende interamente sotto la città. Nessuno lo sa, a parte i Templari, le più alte cariche della Chiesa, le Ninfe e pochi altri. Devi immaginarla come un grande sole: il nucleo è precisamente sotto piazza San Pietro, da essa si diramano i raggi, cioè chilometri e chilometri di gallerie sotterranee, una rete in grado di raggiungere qualsiasi angolo di Roma. Purtroppo molti di questi tunnel sono crollati nei secoli, molti ultimamente, a causa della costruzione della metropolitana... che perdita».

Bruce s'intromise rubando la parola al figlio: «in passato le gallerie venivano utilizzate come vie di fuga, sai, un tempo gli Oscuri avevano vita facile, riuscendo persino ad intrufolarsi nella Sede».

«Per questo una ventina di anni fa vennero uccisi tutti quei Templari?»

«Sì, brava, esatto. Oggi invece il suolo della Sede è interamente cosparso di una cenere che tiene lontani quei demoni. È un repellente, come l'Autan per le zanzare; sì ecco, abbiamo spruzzato per tutta la zona l'Autan e quei miserabili succhiasangue non riescono più a varcare la soglia».

«E come mai non cospargete anche Roma e tutta la Terra con questa sostanza?» chiese giustamente Megan.

«Perché non è tossica solo per gli Oscuri, lo è anche per i Normali. Per te, naturalmente non lo sarà» le spiegò Kate.

La macchina virò in una viuzza interna parecchio stretta, dirigendosi verso un palazzo insignificante rispetto agli altri; se non fosse stato per l'altissimo portone di legno sorvegliato da due guardie svizzere, Megan non l'avrebbe nemmeno preso in considerazione.

«E scommetto che anche quei due sono Templari», si permise di azzardare. Ci pensò Jack a saziare la curiosità. «Sì. Tengono a bada i Normali, si assicurano che nessuno di loro varchi i limiti, più che altro ne va della loro vita. Anche la casa a Trastevere nella quale abiterai sarà a prova di Oscuro». Megan si sentì di colpo rilassata, ma il pensiero di non poter ospitare Amanda la rattristò. 

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