92. L'UBRIACO DICE SEMPRE IL VERO

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Senza perderlo mai di vista, col timore di vederlo sparire o di essersi sbagliata, seguì l'avvicinarsi arrancato e leggermente zoppicante di Cristian in completa apnea, fino a quando non lo vide sparire oltre il piccolo balcone.
"È proprio lui, è tornato. Devo avvisare Jack e Jessica...", ma ancor prima di mettere in atto le lodevoli intenzioni, si catapultò nel buio corridoio col cuore che minacciava di esploderle nel petto, attendendo con impazienza di vederlo sbucare sul ciglio delle scale. Egoisticamente, decise di ritardare le chiamate, voleva riservare solo e soltanto per lei quegli attimi e, senza provare alcun rimorso, si convinse che i minuti, o l'ora successiva, sarebbero dovuti appartenere solo e soltanto a loro.
Ci mise più tempo del necessario nel palesarsi. Una tempistica per niente confacente alle normali abitudini dell'aitante Templare e quando finalmente apparve nel buio corridoio, incurante di chi ci fosse ad aspettarlo, trascinò pesantemente passi incerti e mal cadenzati fin davanti la porta della propria camera, sorpassandola facendo finta di non vederla.

<<Cristian...>>, sommessamente lo richiamò con voce tremante; il timore di vederlo scomparire, come fosse solo un miraggio, non l'abbandonò per l'intera serata.
Il Templare si arrestò per qualche secondo, irrigidì le spalle, ma successivamente senza voltarsi, come se non avesse mai udito quel richiamo, proseguì fin dentro la stanza.
La ninfa non si lasciò scoraggiare dal mancato invito e, sorretta da un entusiasmo eccessivo e impossibile da trattenere oltre, si fiondò al seguito senza pensare più di tanto allo strano comportamento riservatole.
Spalancò la porta sorprendendolo; evidentemente neppure lui si aspettava che lei lo seguisse mostrando tanta intraprendenza.
<<Cristian, dove sei stato in questi otto giorni?>> la domanda, nonostante la gioia repressa, assomigliò più ad un rimprovero. <<Ci hai fatto preoccupare da morire! Jessica e gli altri sono ancora lì fuori a cercarti.>>

Ma il Templare non si curò di risponderle, mugugnò invece qualcosa senza senso dal tono scontroso e per niente affabile e quindi continuò a far finta di essere completamente solo. Arrancando fino alla larga scrivania di legno, si apprestò a sfilare la maglia lisa e ricoperta da grandi macchie scure (presumibilmente sangue), ma il tentativo fallì rivelandosi addirittura comico. Una volta che il tessuto gli oscurò la vista, indietreggiò goffamente inciampando nei suoi stessi passi, ricadendo con poca grazia sul suo didietro e mancando di un abbondante metro il bordo del letto. Megan non fu abbastanza veloce per impedire la caduta. Gli corse incontro stringendo tra i denti il labbro inferiore, impedendo così a se stessa di esplodere in una fragorosa risata. Avvicinandosi abbastanza, riuscì a dare veridicità ai propri pensieri; puzzava d'alcol, seppur aveva percepito quell'odore anche ad una notevole distanza, inoltre, il volto emaciato e le occhiaie infossate non potevano che suggerire uno stato pietoso in cui versava il Templare.

<<Cristian, ma tu sei ubriaco!>> le uscì spontaneo, ricevendo in cambio un grugnito e poi un altro. Non aveva mai visto il Templare neppure minimante brillo, questa novità la sorprese parecchio. Lo stupore, però, venne rapidamente sostituito dall'apprensione. Dal lacero pantalone spuntò la terribile visione di carne insanguinata. Si coprì la bocca con la mano sopprimendo uno strillo.
<<Ma cosa hai fatto? Come hai potuto ridurti in questo stato?>>
Lo esortò ad alzarsi tirandolo con tutte le forze per un braccio, ma il pesante corpo del giovane neppure si mosse. Cristian, nel frattempo, sghignazzava prendendosi gioco di lei e delle sue afflizioni.
<<Per diamine Cristian! Sii almeno collaborativo!>> sbraitò prima di ritentare; nuovamente a vuoto.

<<Vattene. Lasciami solo.>> Sfilò il bracciò con forza rude, facendola addirittura traballare.
Ed il primo colpo all'anima venne affondato.
Come aveva potuto passare dal ridere e scherzare al modulare la voce con tale nera intonazione. E lei lo fissò attonita per un istante; ma senza mollare, si fece avanti di nuovo, questa volta fu lo stesso Templare ad issarsi e ricadere pesantemente sul letto, sforzo accompagnato da sbuffi e grugniti. Fu impossibile sfilargli la maglietta, nonostante fosse già per metà alzata, quindi tentò coi pantaloni; l'ardua battaglia si risolse in un deprimente insuccesso.
<<Ah, Megan, Megan,>> sillabò sconnessamente trascinando le parole, <<chissà cosa direbbe ora Jack nel vedere con quanta cura e vogliosa perizia stai tentando di spogliarmi>>, sghignazzò scioccamente.
<<Sta zitto beone. Devo controllare come sta quella brutta ferita...>>, brontolò per lo sforzo, <<vuoi alzare questo sedere! Non riesco a toglierlo altrimenti!>>

<<Ma quanto siamo impazienti fiorellino. Dammi tempo, devo smaltire la sbornia prima, dubito altrimenti di riuscire a farti godere più del tuo caro tesoruccio. Dimmi sporcacciona, ti ha fatto urlare di piacere?>>

E allora Megan non ci vide più. Invasa da un improvviso e sconvolgente eccesso d'ira lo schiaffeggiò con tutte le forze. Cristian rise di gusto col solo obiettivo di far incrementare, già ormai a dismisura, l'irascibilità della giovane.
"Ora stai proprio esagerato! Non me ne frega un cavolo se sei ubriaco fradicio!" Ci riprovò.
Questa volta la mano venne bloccata a mezz'aria da un'altra più forte anche se meno ferma. Senza lasciarle tregua, la trascinò a pochi centimetri dalla propria faccia inchiodandola con un severo sguardo improvvisamente vigile. Le iridi si accesero e fondendosi col nero delle pupille scintillarono di rabbia.
<<Stai attenta ragazzina>> l'ammonì granitico. <<Non provarci mai più! Se dovesse esserci una prossima volta, giuro che non risponderò delle mie azioni. E ora vattene immediatamente!>>

Allibita e libera dalla morsa, Megan si allontanò il più possibile dal letto. Offesa ed incredula, si massaggiò il polso arrossato. Il palmo della mano pulsava terribilmente e lei si concentrò il più possibile sulle fughe delle mattonelle per evitare di scoppiare in lacrime, rovinando definitivamente l'integerrima immagine da dura che aveva faticosamente messo in piedi finora.
In quei pochi secondi, le emozioni contrastanti si sommarono sommergendola. Paura, gioia, sorpresa, e poi rabbia e ancora preoccupazione.
Lo osservò silenziosamente, mentre il giovane dopo aver finalmente sfilato la maglia e le scarpe, senza neppure toccarle, ad occhi chiusi si lasciò andare alla stanchezza, portando il petto ad un lento movimento regolare e costante. Megan libera finalmente di potersi avvicinare, senza incorrere in spiacevoli rigetti, con orrore prese visione di quel busto martoriato.

Ragazze vi volevo augurare una felice vigilia, spero con tutto il cuore che possiate trascorrerla con le persone che amate in completa serenità! 😘
Vi auguro un felice natale  ❤️❤️❤️

Splende il sole sul mio mare, che possa risplendere anche nei vostri cuori!

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