82. SENSI DI COLPA

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Non avrei potuto lasciare il capitolo a metà... quindi piccolo regalino 😊 buona domenica e che questa bella giornata di festa vi porti felicità ❤️

La fioca luce del mattino illuminò il sentiero facendo sì che la giovane riuscisse a trovare una nuova camera senza troppo dannarsi. Era più piccola e spoglia ed il letto singolo malridotto decisamente meno invitante. Nel piccolo armadio, ricavato da legno scadente, non trovò alcuna coperta né un misero cuscino. Così si dovette accontentare del polveroso materasso con le dolorose molle in risalto.
Stava saggiando la consistenza del letto quando lui la sorprese alle spalle. La alzò di peso e nonostante le urlanti proteste non si lasciò scoraggiare.
<<Mettimi giù!>>, sbraitò lei, << ti ordino di lasciarmi immediatamente!>> sillabò con impeto ogni parola. <<Hai detto che dovevo cercarmi un altro letto e così ho fatto, se ora i tuoi ritardati sensi di colpa non ti fanno dormire, a me non interessa!>>

Senza molta gentilezza la buttò sul letto ed il contraccolpo la fece azzittire, almeno per il momento.
<<Sei testarda e permalosa Megan! Un'odiosa bambina maledettamente cocciuta. Stavo scherzando quando dicevo di cercarti un altro posto in cui dormire, pensavo l'avessi capito e che fossi solo andata un attimo in bagno... tu prendi dannatamente tutto troppo sul serio!>>, sbuffò spazientito. <<Ci vogliono due fegati per stare con te. Ti giuro, fiorellino, Jack inizia a starmi simpatico, poveraccio.>>
<<Nessuno ti obbliga a starmi intono!>>, contraccambiò risentita, <<gira pure alla larga, io sto molto meglio quando non ci sei.>>
Serrò le braccia al petto seguendo il ragazzo con lo sguardo. Cristian aveva fatto il giro del letto per tornare a coricarsi al proprio posto.

<<E lo credo che stai bene quando non ci sono, Megan,>> le si fece più vicino e lei spaventata arretrò con la schiena, << hai paura di vedermi, l'ho capito, sai? Non sono uno scemo. Vedo l'effetto che ti faccio. Ti fa comodo non avermi intorno e mettere così a tacere quello stupido cuoricino petulante, non ho ragione tesoro?>> Avanzò ancora lentamente; troppo vicino. Oramai la giovane aveva finito per aderire alla testiera del letto, ed in trappola, non le rimase che trattenere il fiato nel petto.

<<È più facile scappare dai problemi, che affrontarli a viso aperto. E tu questo lo sai bene angioletto. Ti piace giocare alla bella famigliola felice col tuo dolce maritino, peccato che poi arrivi il diavolo tentatore...>> il volto si distorse in un ghigno diabolico. <<Cosa vorresti farmi, Megan? Io so cosa ti tormenta, perché non vuoi ammetterlo neppure a te stessa?>> La voce tramutò abbassandosi di tono e il timbro si colorò di marcata seduzione. <<Lasciati andare Megan, ascolta i tuoi desideri più nascosti,>> le sussurrò all'orecchio, mentre una mano esperta le lisciò la guancia raccogliendo una ciocca di capelli dietro il lobo. E la ninfa invasa da una straziante passione chiuse gli occhi.

<<Lo sento il tuo cuore, mi basta starti vicino per ascoltare la sua disperata richiesta... batte per me...>> le agguantò delicatamente la mano portandosela al petto; nonostante l'iniziale reticenza alla fine cedette e anche lei poté avvertire quell'impetuoso turbinio di ali. <<Anche il mio batte allo stesso ritmo. Lo senti, Megan? Capisci quanto i nostri corpi urlino la loro giusta appartenenza?>>
Megan non rispose. Fremette di desiderio appena il palmo sfiorò la pelle di lui. E anche se non c'era più una forza a trattenerla, la sua mano rimase ferma lì, nel posto in cui più desiderava sostare.

Il Templare non si mostrò intenzionato nel far cessare quella deliziosa tortura. Delicatamente le lisciò la pelle del braccio, che nuda ed esposta a tanta debolezza, tremolò riscoprendosi di brivido.
<<Quanto mi farai aspettare ancora? Io ti voglio, Megan, ti desidero.>>
Megan sussultò a quelle parole, ma riuscì a trattenere il tormentato gemito di piacere ritirandolo a fondo deglutendo.
<<Oh dolcezza... sì, ti desidero tanto quanto tu brami il mio corpo,>> le labbra sfiorarono lo zigomo arrossato, scesero più in fondo e alla fine segnarono la pelle con un umido bacio all'angolo della bocca e allora il fuoco divampò e Megan non fu più padrona di quel corpo sconosciuto che gemette senza vergogna.

"Baciami Cristian. Ti prego baciami, non prolungare questa tortura ancora a lungo". Lasciò al silenzio dei pensieri l'angosciante preghiera.
Ancora un bacio, delicato, sussurrato, questa volta apertamente dichiarato e le labbra di lei si schiusero pronte ad accogliere il suo aguzzino, disposta a donarsi a lui come mai si sarebbe abbandonata tra altre braccia.
Ma Cristian si ritrasse.
Con immenso sforzo di volontà si allontanò da lei, la quale rimase sola e tremante sul letto improvvisamente troppo grande.

<<Ma non così, mio dolce fiore testardo.>> Si rivestì velocemente infilando la maglia con foga rabbiosa. Essersi distaccato faceva più male a lui che alla giovane. <<Non ti darò un altro pretesto per odiarmi>> affermò duramente avviandosi alla porta. <<Dovrai essere tu a pretendere le mie carezze.>>
Si voltò guardandola un'ultima volta, la fissò con decisone; una scura nube ad oscurargli il viso.

<<Non mi macchierò di proposito dei tuoi peccati. Non accetto il tradimento e se vorrai fare uno sgarro a Jack, non ricadrà su di me il tuo pentimento>>, sospirò. <<Tu lo ami Meg? Lo ami sul serio? Io non credo, e questo piccola dimostrazione ne è una prova. Ma sono da sempre stato un tipo caparbio, capace di aspettare. Non molto paziente, lo ammetto, ma per te farò un'eccezione. Sarà il tempo a svelarti la verità, mia cara, verità che il tuo cuore già conosce ma che la tua ostinata mente rigetta.>>
Passò frettolosamente una mano tra i capelli smorzando l'alta tensione. <<Ora riposa ancora un po', io scendo per controllare che la situazione sia tranquilla. Alcuni compagni hanno sorvegliato la zona per tutta la notte. Tra un paio d'ore ti verrò a prendere. Fatti trovare pronta.>>

Senza aggiungere altro sparì dalla vista senza fare rumore: silenziosamente, diversamente da come si sentiva ora lei all'interno.
Baccano, urla, tuoni e graffi torturavano il suo animo dannato. Tra i tremiti del fuoco iniziò ad insinuarsi la serpe del rimorso. Pianse disperatamente stringendo un cuscino fra i denti; perché lo smacco doveva essere solo suo, nessuno all'esterno l'avrebbe ascoltata disperarsi e maledirsi.
"Ti odio Cristian, ti odio con tutto il cuore! Se pensi di aver ragione ti sbagli di grosso. Ti sei divertito a provocarmi?! Per te è sempre e solo un gioco. Te la farò vedere io, ladruncolo di anime! Ti farò vedere quanto poco conti per me". Scalciò e battè i pugni sul materasso, fino a quando la furia si acquietò abbandonando il corpo stanco ad una stremata assenza.

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