47. ANIMA

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Avrebbero dovuto guidare per diversi chilometri, perché la residenza del Popolo Madre si estendeva vasta oltre le periferie della città, ma grazie alla guida sportiva e l'alta velocità, che tenne sulle spine una Megan impaurita costringendola ad un lungo silenzio durante tutto il tragitto, impiegarono meno del tempo necessario per giungere a destinazione.

<<Bene, il tuo istinto omicida ti ha abbandonato?>>
sbottò Megan, riferendosi alla spericolata corsa appena terminata. L'ansia e la paura provate ora risalivano a galla sotto forma di brividi e pelle d'oca. Si strinse tra le braccia tentando di infondere calore e calma a se stessa.
<<Mia cara, quello non mi abbandona mai, ma ti prometto che se ti comporterai bene sarai l'unica a non doverne mai temere le conseguenze.>>
E appena staccò gli occhi dalla strada posandoli su di lei, si fece pensieroso. <<Ma hai freddo? Stai tremando.>>
<<No, non ti preoccupare, sto benissimo, andia...>>
tentò di aprire lo sportello ma lui la bloccò. L'avvolse tra le lunghe e forti braccia e lei spalancò gli occhi imbarazzata, e più il Templare muoveva le mani su e giù lungo la liscia pelle nel tentativo di scaldarla, più Megan scongiurava se stessa di non prendere fuoco. Un pericoloso focolare aveva iniziato a crescere dentro di lei minacciando pericolaosamente il suo instabile self-control.

<<Va meglio ora?>>
Megan fece più volte di sì col capo senza riuscire a dire o fare altro. Adesso era insorto il problema opposto, improvvisamente quella macchina si era trasformata in una sauna.
Non aspettò che lui le aprisse la portiera, un altro contatto l'avrebbe mandata in completa confusione, così si apprestò nel gettarsi fuori dall'auto e fare incetta di aria fresca. Quando lui le si affiancò, porgendole la mano per galanteria, lo sorpassò facendo finta di non averlo notato.

La vasta bellezza del giardino li accolse lasciandola senza fiato e inducendola nel dimenticare l'imbarazzo e tutto il resto.
Uno stretto vialetto lastricato si contorceva e inerpicava lungo la gobba di una bassa collina verde, spruzzata di colori eccentrici e forme delicate.
Megan, questa volta, accolse distrattamente il braccio piegato di Cristian e persa da tanta bellezza si aggrappò a lui lasciandosi condurre con arrendevolezza.
Dei deboli bagliori, simili a dei fuochi fatui, delimitavano il sentiero serpeggiante indicandone la via, fino a quando una luce, più viva e forte, in lontananza mostrò loro il luogo della festa.
Con stupore e meraviglia, la ninfa si lasciò affascinare dai giardini senza tempo che li accompagnarono nel silenzio della notte.
Grilli e uccelli notturni rallegravano l'aria, e un intenso e rinvigorente odore di salvia e rosmarino rapiva i sensi colmandoli di gusto. Cristian sorrideva senza causare distrazione. Traeva piacere nel vederla così estasiata e felice e, mentre il paesaggio incantava gli occhi della ninfa, il sorriso di quest'ultima ammaliava il Templare che non degnò minimamente d'attenzione il piccolo gruppetto di alberi dai fiori rosa e dal profumo armonioso, o ancora, il ponticello in pietra che si inarcava leggermente accarezzando lo stretto ruscello dalle acque quiete e cristalline.

<<Vedi lì Cristian! Un pavone bianco!>> La ragazza, ebbra da tanta magnificenza, strabuzzò gli occhi come una bambina in un negozio di giocattoli e lui rimase incantato da tanta esuberante ingenuità. L'animale al loro passaggio rizzò la testa e, con la larga coda, disegnò la ruota creando un ventaglio maestoso. Passeggiava indisturbato mostrando, altezzoso e superbo, il magnifico piumaggio striato d'oro e d'argento.
<<Wow! Guarda lì Cris!>> gli indicò lei con l'indice; a quel punto Cristian ghignazzò divertito.
<<Cosa fai? Mi prendi in giro?>> lo riprese imbronciata sporgendo il labbro inferiore. Il Templare scosse la testa e alzando l'angolo della bocca fece spuntare l'amabile fossetta, la quale affascinò la ninfa alla stessa stregua dello splendore che la circondava.
<<Niente affatto fiorellino, sono solo contento che ti piaccia. Nemmeno immagini quanto tu sia bella quando ti stupisci e ti emozioni>> disse, spiazzandola.

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