Col soffice asciugamano rosso frizionò la folta capigliatura nero corvino. Aveva appena finito di fare la doccia e la frescura del getto d'acqua gli aveva donato una soddisfacente sensazione di benessere, si sentiva in splendida forma quella mattina. Si appoggiò con la spalla allo stipite della porta del bagno. Il lungo asciugamano bianco copriva basso il ventre piatto e le lunghe gambe ben allenate, lasciandogli scoperto il tonico busto leggermente abbronzato. Sapeva bene quanto quella posizione, falsamente ignara, scaturiva in Vanessa un effetto tutt'altro che innocente. Lei era bellissima, i lunghi capelli dorati le ricadevano morbidi oltre le spalle, coprendo in parte la rotondità del florido seno sodo. Il corpo ancora accaldato si mosse sinuoso tra le coperte di seta dello stesso colore dei capelli di lui. Cristian la guardò divertito mentre la bionda dal corpo mozzafiato si esibiva in moine sul letto. Avevano da poco terminato uno dei loro "focosi" incontri; era quello il modo in cui li chiamava lei, quando, contattandolo al telefono, lo pregava di raggiungerla al più presto. Il ragazzo, già da tempo, si era reso conto quanto la donna fosse insaziabile, non che gli dispiacesse; lei sapeva muoversi bene tra le coperte e, sul suo corpo, ed era solo per quel motivo che la loro "relazione" proseguiva ormai da molti anni. Ancora lucide, in Cristian, le deliziose sensazioni provate qualche minuto prima; rivide le proprie mani muoversi bramose sulla morbida e candida pelle. L'aveva sentita gemere più volte e implorare il suo nome, quella notte. Era sempre piacevole passare del tempo con Vanessa, malgrado il coinvolgimento non andasse oltre il letto; cosa che invece non si poteva dire di lei.
Una goccia d'acqua si staccò dai capelli bagnati scivolando lungo il petto, colò verso il basso fino a perdersi nel profondo incavo dell'inguine coperto solo dal telo. Vanessa si morse un labbro eccitata. Se solo avesse potuto trattenerlo ancora per qualche minuto...
«Spiegami di nuovo perché devi andar via così presto» brontolò ingenuamente, ma lo sguardo malizioso svelava quanto in realtà quanta poca innocenza ci fosse in lei.
«Così presto?» replicò sarcastico lui, facendo eco alle parole appena ascoltate. «Sai che sarei dovuto essere a lavoro già da tempo, vero?» Distrattamente controllò l'orologio e, accorgendosi dell'eccessivo ritardo, imprecò sottovoce. Non immaginava fosse così tardi. Raccolse i vestiti sparsi sul pavimento per poi indossarli velocemente.
Dando le spalle alla giovane, sedette ai piedi del letto pronto a infilare per ultimo le scarpe, e allora percepì un tocco familiare. Vanessa, facendosi avanti carponi sul morbido materasso, si arrampicò sulla schiena e, con l'esile mano dalle lunghe unghie laccate di rosso, lisciò i forti pettorali, lì dove la camicia non era ancora stata abbottonata.
«Devi essere davvero bravo nel lavoro che fai, se i tuoi capi ti concedono di fare tanto ritardo senza licenziarti» lo stuzzicò soffiando quelle parole dietro l'orecchio e Cristian rabbrividì deliziato.
«Lo sai che sono bravo in tutto ciò che faccio, tesoro. E comunque sì, nel mio lavoro sono il migliore, ma farei bene a non tirare troppo la corda; non vedono di buon grado comportamenti da fannullone. Sarei dovuto essere lì un'ora fa, avrò sicuramente perso la riunione, e oggi era particolarmente importante perché avrei dovuto conoscere la nuova arrivata, la ragazzina pugliese». Portò gli occhi al cielo sospirando scocciato. «A quanto pare dovrò fargli da personale guardia del corpo».
«E non è la miglior cosa? E poi a te piacciono così tanto le fanciulle, hai sempre amato l'ingenua fragilità delle guance rosse d'imbarazzo...»
Si appoggiò completamente facendo aderire il seno alla schiena del giovane coll'intenzione di stuzzicarlo. «Non mi dire che da oggi avrò un'altra rivale? Oltre quella... come si chiama? Jessica...» pronunciò il nome arricciando il naso sdegnata.
Cristian divertito, si alzò, non poteva tergiversare oltre, sapeva che se Vanessa avesse insistito, sarebbe stato difficile, se non addirittura impossibile, abbandonare quell'appetitoso giaciglio.
«Non sai neppure com'è fatta quella ragazzina», la rimproverò scherzosamente, «e sei già gelosa?»
«Ma io so che le fanciulle ti stuzzicano, mio caro, e scommetto che la verginella ti farà impazzire».
Cristian eruppe in una grossa risata.
«Scommetto mille euro» continuò la procace bionda «che non riuscirai a portartela a letto prima di due settimana. Anzi facciamo un mese, oggi mi sento buona».
Il ragazzo scosse la testa sghignazzando e, troppo sicuro di sé, accettò la sfida. «Sai che dei soldi non so che farmene. Io invece scommetterei una settimana, durante la quale tu dovrai essere la mia schiava. E con ciò intendo che dovrai saziare ogni mio capriccio».
«Se questo è un tuo desiderio...» si sdraiò sul letto con fare sensuale e Cristian alzò un sopracciglio sollazzato, amava le sfide, soprattutto quando era sicuro di vincerle. «Sono disposta a saziarti adesso, amore mio, perché aspettare?» Afferrò velocemente il lenzuolo attorcigliandoselo attorno al corpo. «O magari potresti esser tu a saziare me. Che dici, mi porti a pranzo? Tanto oramai la riunione l'hai persa, ed io ho così tanta fame» sporse il labbro inferiore imitando un broncio infantile.
«A pranzo preferisco andarci con gli amici, con te mi diverto più a fare altro» rispose un po' troppo diretto e, senza badare allo sguardo accigliato della fanciulla; poi in ginocchio sul pavimento continuò la ricerca delle chiavi della sua auto sportiva. Il giorno prima l'aveva lasciata parcheggiata alla Sede. Poco importava se non le avesse trovate, non ci avrebbe messo molto a raggiungerla, sapeva come muoversi velocemente in città, anche senza un mezzo di trasporto.
«Eccole!» Fece capolino oltre il bordo del letto con espressione vittoriosa. Vanessa lo riprese adirata. «Quindi ora vai a pranzo solo con i tuoi amichetti? E dimmi, chi sarebbero? Per caso quel Jack è uno di loro? Sa davvero cosa ti piace fare? Io penso proprio di no, altrimenti non ti lascerebbe avvicinare alla sua adorata sorellina».
«Smettila Vanessa di fare la mocciosa, la tua età non te lo consente». Un'altra battutina andata a segno.
«Va' all'inferno, Cristian!» gli urlò lei, mentre il giovane apriva la porta di casa.
«Già andato, mia cara... non sai quante volte! Oramai io e Lucifero siamo diventati buoni amici, anzi, oserei dire fratelli!»
«Quasi dimenticavo» fissò serio la ragazza che imbronciata teneva tra le braccia un grosso cuscino; le copriva quasi per intero il corpo nudo.
«La casa a Trastevere è off limits, quando vorrò vederti dovrai presentarti solo ed esclusivamente qui. Mi hai capito?»
Lei gli fece una linguaccia e lui scosse la testa mentre sorridendo chiuse la porta.
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FantasyPrimo libro de la saga: L'IMPERATRICE DEI TRE MONDI Megan Viola crede che il mondo sia un posto sicuro. Malgrado la tragica parentesi che ha già visto travolgere la sua giovane esistenza, non cambierebbe nulla della sua monotona routine. Ama le dor...