125. EPILOGO

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Ricordate il capitolo precedente.
Siamo giunti alla fine miei cari. 😖 salutate i nostri amici, si prenderanno una bella vacanza. Voi comunque rimanere nei paraggi, Sweet Lie tornerà quando meno ve l'aspettate. 😘

<<Sei pronta? Ora ascolta tutto ciò che ti circonda; persino l'aria parla a chi sa ascoltare. Senti il lento fluire del vigore della terra nelle tue vene, imprigionalo e fallo tuo.>> Elias le poggiò una mano sulla pancia indicando il punto esatto in cui lei avrebbe dovuto percepire il vortice d'energia. Un iniziale calore si irradiò dalla pianta dei piedi arrampicandosi lentamente lungo le gambe.
Oramai era abituata a quelle sensazioni. All'inizio era stato particolarmente difficile riconoscere i segnali, ma, ora, sapeva quando l'energia di madre natura la pervadeva. Seppur ancora inesperta, Megan aveva iniziato a capire come incanalare il potere... in teoria; era la pratica ancora a darle problemi.
Elias, sempre più orgoglioso di lei, si congratulava costantemente, affermando che raramente si era imbattuto in giovani ninfe tanto promettenti.
Il primo passo fu quello di imparare come incanalare l'energia, il secondo consisteva nel riuscire a manipolarla e sfruttarla per far del bene.
Elias le aveva mostrato come i poteri delle ninfe della terra, gli stessi posseduti dall'uomo, gli permettessero di smuovere il terreno e separare le zolle più grandi cosicché i semi trasportati dal vento o dagli uccelli potessero immergersi nelle profondità e arpionare la terra con le proprie radici. Oppure le aveva dimostrato come poter far rinvigorire gli alberi o le piante, o al contrario, rinvigorire se stessi attraverso la linfa della flora.
I poteri di una ninfa dovevano essere utilizzati unicamente per scopi benefici. Scopi che giustificavano la loro stessa venuta al mondo.

Erano passati quasi due mesi dalla tragica notte. Megan aveva tentato di vivere tranquillamente la casa di Trastevere malgrado l'assenza del suo amico. Ma i risultati non portarono a buon fine.
Anche Cristian si dimostrò assente, nonostante continuasse a vivere con lei, la evitò costantemente per le intere settimane che la giovane trascorse con gli amici Templari. Alla fine, reputò più saggio e benevolo abbandonare le mura rosa, quelle mura che per otto mesi l'avevano ospitata, protetta e consolata. Si rifugiò nella dimora delle ninfe, riscontrando una pace interiore a lungo bramata.

Lo stato di coma di Jack perdurava. I curatori non davano false speranza.
<<Può non risvegliarsi mai più>> si erano pronunciati un pomeriggio, lo stesso che vide Megan scappare di casa.
A lungo aveva vegliato sull'amico. Giorni e notti trascorsi ad osservare con ossessione lo stato immobile di quel corpo ormai privo di vita cosciente. Ogni respiro, ogni movimento improvviso, significavano per lei mere illusioni.
Le avevano spiegato che quei piccoli movimenti erano normali, dovuti agli isolati impulsi originati dal sistema nervoso, facendole perdere così la gioia della speranza. Esasperata da tanto dolore preferì fuggire. Allontanarsi dal fulcro della disperazione.

Inoltre il desiderio di avvicinarsi a Cristian la spaventava. Tutto ciò che di più agognato pretendeva il proprio spirito era il conforto del Templare, ma le parve fin da subito una mossa meschina e riprovevole. Agire nel modo che più pareva giusto e semplice al proprio corpo, rappresentava la strada più buia ed immeritevole. D'altro campo, Cristian si dimostrò fin dall'inizio reticente nell'avvicinarsi. Le parole possedevano un peso, e quelle di Megan avevano segnato un profondo solco nel cuore del Templare. Detestava l'idea che lei si fosse potuta lasciare andare solo ed esclusivamente perché spinta dal bisogno di consolazione. Se fosse stata sua, lo sarebbe diventata senza le continue remore, né i patemi ad ossessionarla. Fu lui stesso a proporle di passare alcuni mesi nella residenza del Popolo Madre, idea che venne accettata di buon grado dagli Anziani e dalla stessa Megan.

<<La vedi la luce?>>
Ad occhi chiusi, Megan assentì.
<<Ora richiamala e trattienila in una sfera, imbrigliala e non lasciarla scappare.>>
Si sforzò, strinse i pugni e stridette i denti, ma come accadeva ogni volta, l'energia si dileguò, fluendo velocemente da lei e tornando alla terra.
<<Bene dai. Questa volta c'eri davvero vicina>> tentò di consolarla Elias.
E Megan sospirò demoralizzata.
Perché solo con Cristian era stata in grado di accumulare ed esternare tanta potenza? Perché ora il corpo si presentava tanto ottuso e reticente?
<<Raramente all'inizio si è testimoni di accumuli d'energia tanto poderosi, e tu mia cara, sei strabiliante. Possiedi una padronanza del vento che mi meraviglia... positivamente naturalmente.>> <<Se lo dici tu...>> asserì avvilita la giovane. Un lungo mese era trascorso lentamente a ripetere sempre le stesse manovre; ore dopo ore a tentare di accumulare potere, e purtroppo i risultati tardarono ad arrivare; o almeno questo sembrò a lei.
<<Ma sì, stai serena. Ora andiamo a fare merenda. Felia ha preparato la torta di mele e so che tu impazzisci per i suoi dolci.>> Le strizzò un occhio e, al sorriso che ne seguì, Megan non seppe resistere, rispondendo di conseguenza.
Attraversarono i lunghi giardini.
La bassa temperatura dei mesi autunnali riuscì a spogliare gli alberi dai frutti e le piante dai loro fiori, ma non fu in grado di ridurre il fascino di quei posti.
Camminarono in silenzio, come sempre facevano, l'uno accanto all'altra, lasciando ai sensi, legati ai suoni della natura, il compito di parlare allo spirito.

<<Megan!>>
Videro la bellissima ninfa, dai capelli lucenti quanto lo specchio del lago di notte, correre richiamando a gran voce il nome dell'amica. In quei giorni il loro rapporto era migliorato parecchio. Megan non fu in grado di resistente alla forte influenza d'affetto che Giulia riuscì ad infondere in lei.
<<Megan, c'è una telefonata dalla Sede per te>> sbracciò in lontananza per farsi sentire.
Il cuore della giovane corse veloce cavalcando strade sterrate colme di buche. Da tempo non riceveva telefonate dagli Anziani. E questo la preoccupò fortemente.
Sapeva delle frequenti visite da parte di Cristian. Elias la informava giornalmente della presenza del Templare, ma Megan trovava sempre una buona scusa per evitarlo. Consapevole del forte trasporto nei suoi confronti, difficilmente avrebbe messo a tacere la voglia di abbracciarlo o il desiderio di far rientro a casa con lui.

Ruotò il capo ottenendo così il tacito permesso da parte di Elias; e cominciò a correre in direzione delle grande casa bianca.
<<Cosa ti hanno detto?>> chiese una volta giunta a pochi centimetri da Giulia. <<Non molto.>> le rispose quest'ultima. <<È una donna; il suo nome è...>>
<<Amatis>> l'anticipò Megan.
<<Esattamente! Desidera parlare con te, non mi ha detto altro.>>
E per Megan fu abbastanza. Sapere che la stessa Amatis la reclamava al telefono, non poteva significare altra cosa. Si trattava senza dubbio di Jack; del suo Jack.
Incrementò il passo correndo come un'invasata.
Attraversò il grande patio d'ingresso facendo irruzione nell'abitazione senza preoccuparsi di controllare chi ci fosse sulla propria strada. Quando giunse nella sala maggiore, l'unica a possedere il vecchio telefono, arrestò il passo. Percorse quei pochi metri con l'angoscia a stritolarle le viscere.
E se ad attenderla ci fosse stato solo una parola? "Morte"; parola che per notti intere l'aveva ossessionata perseguitandola negli incubi più bui.

Tremarono le mani quando afferrò la cornetta. Tremò persino tutto il corpo quando la portò all'orecchio.
<<Magan sei tu?>> domandò l'Anziana percependo il respiro pesante dall'altro capo della cornetta.
<<S-sì>> sussurrò lei soffocata dal timore.
<<Megan, si tratta di Jack.>> Il silenzio che ne seguì fu assordante. Il serio tono di voce della donna la fece sprofondare nello sconforto.
<<Vieni subito.>>

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