45. 1. SOGNO O SON DESTO

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Aveva impiegato parecchio per addormentarsi, ma quando finalmente l'incoscienza la rapì, crollò in un sonno profondo.

Aprì all'improvviso gli occhi. Ai piedi del letto un'ombra sovrastava il buio della camera. Era un uomo alto a petto scoperto, indossava solo un jeans scuro calato sui fianchi stretti. A piedi scalzi fece qualche passo e il volto sbucò dall'ombra illuminato dai timidi raggi di una luna calante.
<<Cristian...>> alitò spaventata. Raccolse le coperte tirandosele fino al mento utilizzandole come scudo.

Il giovane possedeva un aspetto selvaggio, i capelli scompigliati gli ricadevano a ciuffi fin sopra le orecchie e sulla fronte; procedette lento con un'espressione poco rassicurante. Se quello sguardo avesse avuto la forza di divenire materia, allora si sarebbe trasformato in fuoco e l'avrebbe incendiata.
<<Cristian, che ci fai in camera mia? Di notte... e così...>>
Tutto tacque.

L'espressione crudele e assassina lo rese terribilmente attraente, addirittura più del normale. Il Templare avanzò acquistando terreno. Costretta a letto da una forza più grande della paura, stette immobile ad attendere il suo aguzzino. Tutto ciò che desiderava in quel momento era che lui la baciasse selvaggiamente, impetuosamente e disperatamente. Disperata, era così che si era sentita quel giorno, aveva bramato ardentemente qualcosa, ma finora non aveva ben capito di cosa si trattasse. Ora lo sapeva. Lui era giunto; la belva famelica era finalmente pronta per sbranare la sua preda. Le strappò via le lenzuola buttandole di lato e Megan, sorpresa, soppresse un gridolino soffocato.

Con entrambe le mani la inchiodò a letto, costringendola a stendersi sotto di lui e la ninfa non si oppose; non lo fece neppure quando lui indugiò sul collo tormentandola di brividi. Una scarica elettrica le attraversò il corpo quando Cristian iniziò a stuzzicarle la pelle. Dapprima l'incavo del collo e la clavicola, poi, con ardenti baci, risalì fino alle orecchie ed un impercettibile gemito di piacere eruppe dalle delicate labbra color ciliegia. Si contorceva desiderosa tra le roventi dita del Templare che, implacabile, imprimeva altri baci sulla pelle ardente; non mostrava la minima intenzione di fermarsi.

Quando Megan aprì gli occhi, si alzò di colpo mettendosi a sedere sul letto. La pelle era madida di sudore e le lenzuola sotto di lei fastidiosamente bagnate, le scansò calciando indispettita e spaventata. Il cuore non aveva alcuna intenzione di calmare la sua sfrenata corsa. Chiuse gli occhi, doveva ad ogni costo allontanare quella strana sensazione di fuoco che le incendiava l'interno.

Anche se solo un sogno, era stato così reale il piacere e la disperazione che la sconvolse. Si prese il volto fra le mani e solo allora si accorse di stare tremendo. Tutto ciò era surreale, lei non lo desiderava a tal punto, anzi lo detestava.
"Ma allora come é possibile..."
Quella fu la prima notte che lo sognò.
Ma non l'ultima.
Lo stesso sogno tornò a tormentare le notti seguenti, straziandola come incendio nelle vene. Megan, con profonde occhiaie, vagava per la casa in preda ad una sorta di torpore letargico e, in cerca di pace e serenità, si appisolava sui divani sotto gli sguardi preoccupati ed ignari degli altri inquilini della casa.

Nonostante nei suoi sogni Cristian la perseguitasse, nella vita reale era come sparito. Sapeva che così non era solo grazie a ciò che sentiva. Troppo orgogliosa per chiedere di lui, si limitava dunque a captare varie informazioni a caso, inoltre la storia con Jack sembrava andare a gonfie vele... se solo il giovane avesse saputo che, mentre di giorno, il suo tempo lo trascorreva castamente con lui, di notte si donava con molto più impeto ad altre mani e labbra più ardenti.
Se solo Jack avesse saputo...

                            *****

Quella domenica mattina quando aprì gli occhi non percepì alcun rumore provenire dalla casa. Molto probabilmente la stanchezza aveva preso il sopravvento trascinando il risveglio ben oltre l'orario consueto. La notte prima aveva fatto parecchio tardi. I quattro ragazzi avevano trascorso quel sabato sera in casa a festeggiare il compleanno di Jessica, la festeggiata si era rifiutata categoricamente di fare qualsiasi altra cosa proposta.

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