87. UN PIZZICO DI NORMALITÀ

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La mattina seguente non fu imbarazzante come invece si aspettava. Al risveglio, la parte destra del letto era vuota e fredda, segno che Jack aveva abbandonato la camera molto prima. Megan ne approfittò per riflettere e compiere i consueti rituali mattutini senza doversi preoccupare di nascondere la propria vergogna. Non era la prima volta che i due dormivano assieme e si risvegliavano nello stesso letto, ma la notte precedente aveva influito nel cambiare radicalmente gli equilibri del loro rapporto e la ninfa non era ancora pronta ad affrontare i risvolti del suo meschino pentimento. Sapeva come Jack non si fosse lasciato sfuggire la scia di insicurezza transitata velocemente in occhi scuri, mentre aveva tirato fino al mento il lenzuolo protettore; lei nei suoi, di occhi chiari, ci scorse il dolore del rifiuto. Sapeva quanto il ragazzo la conosceva fin troppo bene perché lei potesse imbrogliarlo. Sperò, quindi, che nessuno intavolasse il discorso. Lei di certo non si sarebbe espressa al riguardo.
Ultimamente non si riconosceva più. Vigliacca e doppiogiochista, ecco cos'era diventata. Assurdo per una come lei che da sempre apprezzava la fiducia e la sincerità. Una scarica di ripugnante sdegno l'attraversò e Megan si coprì il volto con le mani sperando di sparire anche solo per pochi secondi.

Schiamazzi provenienti dalla cucina la distolsero dal tormentarsi. Allungò le orecchie intenta a captare chi e perché avesse da urlare tanto. Riconobbe la voce di Jessica e quella del fratello, che come invasati, discutevano e sbraitavano alzando sempre più la voce per prevalere l'uno sull'altra.
"Sicuramente l'ennesima stupidaggine", pensò. Infilò velocemente una canotta e il pezzo di sotto di una larga tuta e li raggiunse in cucina sperando, se non proprio di farli smettere, almeno di mitigare la tensione.

<<...e quindi ora tocca a te.>> Jessica, decisa del fatto suo, passò la patata bollente al fratello che, rosso in volto, non si lasciò sopraffare dall'ordine impartitogli.
<<Scordatelo!>> sbraitò avvicinandosi di qualche passo alla rossa, che per niente intimorita, lo attese a braccia conserte e con ghigno provocatore ad incurvargli le labbra.
<<Ehi, ehi, calma ragazzi.>> Megan si frappose fra i due. Voleva evitare il peggio e, se quegli attaccabrighe avessero continuato a bisticciare, sicuramente sarebbero potuti arrivati alle mani, uno spettacolo che di certo avrebbe preferito evitare.
<<Si può sapere che succede? Cosa mangiate la mattina, pane e risentimento?>>
<<Diglielo tu a questo caprone, magari riesci a convincerlo>>, le si rivolse stizzita Jessica, per poi aggiungere: <<non vuole fare il suo turno di pulizie...>>
<<Non tocca a me! Io non mi accollo i turni degli altri, toglitelo dalla testa, sorellina>> sillabò acido.
<<Aspettate, aspettate, fatemi capire>> la ninfa poggiò la mano sul petto di Jack allontanandolo, l'aria era diventata pesante da sopportare e già la testa iniziava a percepire i primi segnali di insofferenza. <<Di chi sarebbe il turno stamattina?>>

<<Di Cristian!>>, sbottò Jack, <<e se proprio la stupida innamorata non sopporta un paio di piatti sporchi, che ci pensasse lei a sopperire alle mancanze di quel demente! Questa è la mia mattinata libera e di certo non la passo a spazzare i pavimenti e lavare i fazzoletti come la bella lavanderina.>>
<<Sei ingiusto Jack, avevano stipulato un patto: quando la persona in questione manca allora il turno passa al successivo nella lista e, dato che tu sei il prossimo, mi sembra ovvio che tocchi a te.>>
<<E a me non va! Te lo ripeto per l'ultima volta, io non passerò le mie ore di riposo a fare cenerentolo.>>

<<Avete ragione entrambi>> li interruppe Megan, riuscendo a focalizzare la loro attenzione. <<Non è giusto che Jack si carichi delle mansioni degli altri e neppure voi lo dovrete fare. Tra me e Cristian ci sono dei conti in sospeso... diciamo che io gli devo qualche favore>>, sussurrò timidamente controllando la reazione di Jack. Il volto di colpo rabbuiatosi non augurava nulla di buono.
<<Quindi non mi dispiace fare al suo posto le pulizie. E poi mi spiegate perché io non sono stata inclusa in questa misteriosa lista? Per caso volete farmi diventare una pera atrofizzata? Sto in casa tutto il giorno e non mi dispiacerebbe dedicarmi a qualcosa di più attivo e soddisfacente, e poi ve ne sarei grata, così almeno, nel mio piccolo, potrò ricompensarvi per il vostro grande aiuto.>>
<<Non se ne parla, Megan!>> Jack fu perentorio; e a quanto pareva i due avevano finalmente trovato un punto d'incontro, infatti anche Jessica scosse la testa dandogli ragione. <<Tu fai già troppo qui dentro, ci fai trovare sempre la tavola pronta e squisiti pranzetti. Ora ci mancherebbe che ti mettessimo a fare la sguattera. Prima avevamo una domestica, ma poi col l'arrivo della cenere... beh dobbiamo fare tutto da soli.
Che Cristian si assumesse le proprie responsabilità. E poi mi spieghi cos'è questa storia dei favori?>>

Megan ondeggiò la mano in aria sminuendo la situazione, sperando che lui non insistesse più del necessario nell'indagare. <<Ma nulla di che, mi aveva fatto una cortesia tempo fa, ed io dovevo ricambiare, ma non riuscendo mai a farlo, pensavo che questo fosse l'occasione giusta...>> si spostò ai fornelli e aprendo la dispensa tentò di cambiare discorso, <<è rimasto un po' di caffè? Ho una fame tremenda questa mattina... vediamo cosa posso mangiare...>>
<<Meg preparati perché questa mattina si esce!>> Jessica aveva fatto in fretta ad ammansire la rabbia,
<<in centro, un negozio rinomato liquida tutto per rinnovo locale. Fai in fretta, altrimenti le altre ci ruberanno i capi migliori!>> la salutò entusiasta abbandonando di gran lena la stanza.

"Peccato che il fratello non sia ugualmente espansivo". Lo scrutò di sottecchi.
Jack stava ritto e rigido appoggiato all'isola di marmo, col broncio ad incurvargli i lineamenti, la puntava con un'espressione chiara sul volto: stava ancora attendendo la risposta alla sua domanda.
<<Quanto sei antipatico stamattina Jack! Sappi che l'aria da psicopatico non ti dona>>, sospirò, <<e va bene, va bene! Sono convinta che se non ti dicessi qual è questo benedetto favore, non mi lasceresti fare colazione in santa pace, e sinceramente, mangiare con un avvoltoio puntato alle spalle non mi aggrada minimamente.>>
E lui tacque, lasciando che fosse il silenzio ad acconsentire.
<<Cristian mi aveva gentilmente comprato un vestito, la sera del ricevimento all'Anima, quello al quale tu non hai potuto accompagnarmi.>> In quel breve frangente fu l'unica cosa che le venne in mente. Ma fu felice di non dover mentire, perché in effetti, nonostante l'irrilevanza della cosa, anche il vestito rientrava negli innumerevoli favori da attribuire al moro Templare.
<<E perché non l'hai chiesto a me? Sai bene che i soldi non mi mancano. Perciò non occorreva che fosse lui a farti quel gentile regalo. Già abbiamo grande difficoltà nel contenere il suo smisurato ego, non c'è bisogno che ora anche tu contribuisca ad ingigantirlo.>>

<<Perché io non ne avevo idea!>> quasi strillò. L'insinuazione di lui la fece infuriare. "Bene, oggi è iniziato col piede sbagliato, forse è meglio che resti a casa, sicuramente finirò per perdere un braccio o una gamba se questi sono i presupposti della giornata".
<<Avevo intenzione di utilizzare un abito di Jessica, ma purtroppo mi andavano tutti larghini, per non dire enormi. Hai presente?>> mimò con le mani l'altezza dell'amica, <<un metro e ottanta contro questa qui?>> si indicò. <<Ho anche tentato di infilarmi uno di Melita, poverina glielo l'ho pure strappato. Non avrei mai voluto accettare, ma mi trovavo in grande difficoltà e, devo riconoscerlo, Cristian è stato molto carino nel togliermi dai pasticci. Ma per me non è stato un regalo, ed è per questo che voglio sdebitarmi in qualche modo.>>
L'aria comprensiva e colpevole assunta da Jack la fece rilassare.

<<Scusami Meg, ma sai come reagisco quando si tratta di quell'individuo. Ora me ne vado e prometto che ti lascerò continuare in pace la colazione. Penso di andare in palestra. Sai, alcune volte solo l'allenamento è in grado di alleviare il mio nervosismo e, dopo quello che è successo stanotte, sono convinto che nemmeno tre ore di sessione sfiancante riusciranno a calmarmi.>> La salutò stampandole un bacio sul capo e lei non lo trattenne. Il solo fatto che avesse accennato alla notte precedente l'aveva fatta sussultare. Preferì mantenere una certa distanza, almeno fino a quando lui si fosse deciso a passare oltre.

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