69. DECISIONI

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<<Mia signora...>> Cristian prese la parola catturando l'attenzione di Amatis, l'Anziana pensierosa rifletteva sul da farsi, <<dubito che Stevan abbia intenzione di commettere una strage, l'avrebbe fatto da tempo se solo ne avesse avuto la voglia.>>
<<E a te chi lo dice? Magari ci sta solo confondendo per rendere il tutto più facile>> intervenne Jack scuro in volto. L'idea di lasciare le cose così com'erano non lo rendeva molto felice. Per lui la decisione migliore sarebbe stata quella di intensificare maggiormente la protezione attorno alla casa e magari creare una nuova e più potente cenere contro gli Oscuri.

<<Tutto più facile dici? Ma allora sei proprio stupido come sembri...>>
<<Capitano, modulate i toni, ci troviamo in Sede e non in uno di quei squallidi pub frequentati da voi ragazzi>> lo ammonì Amatis.
<<Scusate signora, mi sono lasciato prendere dal nervosismo. Volevo solo far notare, al mio compagno, che a Stevan non serve che qualcuno gli renda le cose più facili, in quanto già lo sono per lui. Cosa potrebbe spaventarlo se mai nessuno ci è riuscito in quasi mille anni?>>
<<Ma si può sapere da che parte stai, per diamine?>> lo riprese Jack, <<sembra quasi che tu lo voglia difendere.>>

<<Niente affatto Bennet, voglio solo far capire quanto sia illogico e stupido preoccuparsi della protezione della casa, quando invece ci si dovrebbe concentrare su come far sparire Megan e far nuovamente perdere le tracce di lei.>>
<<E sì, magari espatriamola all'estero, rinchiudiamola in una prigione sotterranea e perché no, buttiamo anche le chiavi tanto per essere certi che non esca più di lì.>>

Cristian non si prese nemmeno il fastidio di rispondere, sospirò irritato e tornò a fissare i dodici Anziani che assieme ad altri dieci Templari componevano il consiglio.
<<E tu cosa proporresti giovane capitano?>> domandò un Anziano dai pesanti occhiali a schermare gli occhi color cobalto. <<Come pensi di poter sfuggire a tale minaccia? Ricorda che anche Alessandro si è mostrato particolarmente interessato alla giovane ninfa.>>

<<Io penso che vi servirebbe la nostra protezione.>>
Le pesanti porte di legno misto a ferro vennero spalancate e il nuovo ospite fece la sua entrata.
<<E tu cosa ci fai qui?>> sibilò a denti stretti Cristian. Era irritato, lo si capiva dal taglio duro assunto dalla mascella in tensione.
<<Sono stata io a chiedere al principe Adrian di farci l'onore di presenziare al nostro ristretto consiglio>> lo informò Amatis, e allora Cristian dovette tacere nonostante il disaccordo.
<<Prego, siediti pure accanto a mio nipote, sei il benvenuto principe degli Elfi, sentiti pure libero di esporre ogni tuo pensiero.>>

Adrian si accomodò alla destra di Jack dopo averlo colpito amichevolmente con una pacca sulla spalla. Negli ultimi mesi i due avevano imparato a conoscersi ed apprezzarsi meglio, Jack essendo il nipote del più influente Anziano, Amatis, era da subito stato messo a conoscenza della sporadica ma rivelante presenza del Popolo Elfico; da poco più di un paio d'anni aveva potuto fare la conoscenza di alcuni dei più autorevoli personaggi di quell'antico popolo, compreso il principe.

<<Come stai fratello? È da parecchio che non ti fai vedere in zona. E tua sorella?>>
<<Jack non siamo qui per intrattenere futile conversazioni, avrete tempo per queste cose>> lo riprese la nonna. Quel giorno portava le lunghe trecce argentee strette sulla nuca a formare una rigida crocchia, l'acconciatura aiutò a conferirle maggiore austerità.

<<Mia signora,>> l'Elfo cominciò a discutere i termini del piano, <<sono partito questa mattina all'alba, subito dopo aver parlato e convinto mio padre. Se per tutti voi va bene, proporrei di insediare un nuovo plotone di difesa qui nella capitale, proprio come ai vecchi tempi. Le nuove squadre saranno miste, formate da Elfi e Templari, torneremo a combattere l'uno accanto all'altro, con la speranza che sia l'inizio di una nuova era di alleanze risanate.>> Si portò in piedi e, abituato a ricoprire ruoli importanti, parlò con fluidità ai presenti riscuotendo il giusto interesse. <<Come portavoce del mio popolo e futuro re degli Elfi, spero che la mia proposta venga accettata e che finalmente si deponga questa angusta ascia di guerra. Troppi anni abbiamo trascorso arrancando nell'ottusa cecità, offuscati dai dissapori degli inganni subiti e dai patti bruciati. È ora di voltar pagina, di dare luce e un nuovo volto a questo mondo intriso dal male. Purtroppo la pestilenza avanza, gli Oscuri diventano sempre più numerosi e noi Elfi, nonostante viviamo in pace ed in tranquillità nei nostri territori, non possiamo più voltare le spalle a voi fratelli d'arma. I normali sono in pericolo oggi più di ieri. È nostro dovere ed onore proteggere il genere umano.>>

L'intero circolo pendeva dalle sue labbra, tutti votarono a favore della nuova unione.
<<Ho conosciuto la giovane ninfa>> proseguì Adrian, <<non so come, chiamatelo istinto o fiuto, ma da subito ho percepito in lei qualcosa di speciale. Il suo fulcro racchiude un potere inimmaginabile e se son vere le profezie dell'antico libro dei Tre Mondi, allora non può essere che lei la posseditrice del fuoco della speranza.>>

Fissò Jack con insistenza, sapeva quale relazione intercorresse tra lui e la ninfa, nonostante il suo interesse per Megan, si sarebbe fatto da parte in nome dell'amicizia e dell'onore. In fondo le ninfe e gli Elfi avevano dinanzi una vita protratta in eterno. Avrebbe pazientato ed atteso il proprio turno per poterla corteggiare, anche se ciò significava dover attendere cento anni.

Cristian, più intuitivo, intercettò e colse appieno il pensiero. Strinse con nervoso i pugni sulle gambe, se avesse potuto si sarebbe sbarazzato all'istante del biondino con le orecchie a punta. Ma si trattenne. Dopotutto un aiuto era quello che cercava e la forza elfica era ciò che di più prezioso potesse trovare.

<<Se mi date il permesso vorrei trasferirmi a Roma.>> Adrian lanciò la sua richiesta e gli Anziani dopo un breve scambio di sguardi acconsentirono velocemente e senza problemi.
<<So che nella casa abitata dai fratelli Bennet e, dalla ninfa, c'è una stanza aggiuntiva nelle soffitte. Potrei occuparla io, in modo che la protezione si intensifichi di buon grado.>>
<<Ci abito anch'io nella casa>> si intromise seccato Cristian, irritato per il modo in cui l'Elfo non l'aveva tenuto in considerazione. <<Ed io penso che una maggiore protezione interna sia superflua.>>

<<Cristian>> lo ammonì Amatis, <<non sei tenuto a prendere decisioni. Saremo noi dodici a valutare se una protezione aggiuntiva sia necessaria o superflua, e secondo il mio modesto parere, l'idea del principe è allettante. Ha il mio permesso di trasferirsi già da oggi stesso. Sempre se a voi sta bene,>> si rivolse agli altri undici Anziani che non obiettarono, anzi assentirono acconsentendo al trasferimento.
<<Perfetto, sono contento di questa nuova riconciliazione, sono certo che nessuna delle parti se ne pentirà.>>

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