58. PANTERA

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"Cala la notte e le stelle esplodono a far festa".
Il cielo risplendeva di una patina calda e colorata, lo smog della grande città rendeva impossibile individuare le costellazioni, ma gli astri più luminosi risaltavano indomiti nonostante la difficoltà. Distesa sul letto e immersa nell'oscurità della camera, Megan contemplava con ammirazione il piccolo fazzoletto d'universo contando senza successo le centinaia di piccole luci sparse sul quella cupola nera. Il fascino dello spazio oltre la vitale atmosfera l'atterriva e catturava. Doveva esserci per forza qualcuno oltre quel buio; oltre la luna, oltre Marte, la scia opalescente della via lattea. Dio buono o cattivo, giusto o punitore. Qualsiasi cosa; doveva credere, doveva esistere, altrimenti sarebbe morta anche lei in quei disperati attimi di nostalgici ricordi.

L'orologio portava allegro a spasso le lancette, rintoccava i secondi come di un tempo senza fine; infinito come il suo di tempo, eterno come sarebbe stata per sempre la sua vita.
Condanna o privilegio?
"Ma premio di cosa? Di trascinare nell'eterno ed oltre sofferenze mai sanate?"
Il lugubre monologo mentale venne interrotto da un battito alla porta.

Era dalla mattina che nessuno si faceva vivo in casa, e la solitudine di quel lungo corridoio l'aveva sfiancata più dell'interminabile corsa delle due ore pomeridiane.
<<Meg?>>
Era Jack; tirò un sospiro di sollievo.
<<Stai dormendo?>> Entrò, e nella penombra della stanza la vide seduta a gambe incrociate sul letto. Accese la luce.

<<Cristo Meg, sei inquietante. Potresti prender parte ad uno di quei film horror in cui la giovane protagonista salta fuori di notte rubandoti l'anima>> sorrise divertito andando a sedersi accanto.
<<Ah ah, divertente. Ma addirittura l'anima? Mi accontenterei anche solo di spaventare qualche bamboccione come te.>>

<<Ehi così mi offendi>> inscenò un finto broncio, <<bamboccione io? Il poderoso Templare, paladino dell'antica madre e cavaliere giustiziere dei dannati?>> si pavoneggiò superbo.

Si ritrovarono a ridere assieme, ma Jack non era tornato a casa per restare, il tempo era sempre poco; tuttavia, nonostante gli impegni, non era riuscito a stare lontano da lei a lungo.
Gli raccontò gli avvenimenti del pomeriggio, la mise al corrente della triste notizia della nuova talpa, non dimenticando di metterla in guardia da quell'essere dalla sinistra presenza: Argo, il fidato braccio destro del misterioso re degli Oscuri.

<<Non capisco>> chiese Megan crucciando la fronte dubbiosa <<come é possibile che un essere tanto potente quanto Stevan, in grado di poter mutare e prendere la forma e la forza di qualsiasi animale, si identifichi proprio in una semplice pantera?>>
<<Non é così banale come pensi. Ce l'hai ancora il libro che ti ho dato ad Otranto? L'antico indice sacro?>>

La ragazza assentì e senza che il giovane dicesse altro, corse alla libreria conquistando il tomo.
<<Bene, apri a pagina settecento trenta, o giù di lì, dovrebbe parlare di Stevan, lo so bene perché ho tenuto la tesi su questo argomento.>>
<<La tesi?>> chiese confusa.

<<Beh sì, ma questa é tutt'altra storia. Noi Templari alla fine dei dieci anni di addestramento, che intercorrono dagli undici anni ai ventuno, siamo tenuti a presentare una tesi per conseguire il titolo da Templare, oltre naturalmente alle prove pratiche di fine apprendistato. Io ho fatto, come si può chiamare, la primina? Per questo ho già terminato>> si giustificò semplicemente, alzò le spalle e continuò: <<come ti dicevo il mio argomento trattava di Stevan, perciò so tutto di lui, o almeno, tutto ciò che é dato sapere. Tutt'oggi infatti rimane ancora un mistero la sua esistenza e penso lo rimarrà per molto tempo, o almeno fino a quando non sarà lui a decidere di mostrarsi.>>

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