97. PETTEGOLEZZI

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Leggete anche il capitolo precedente mi raccomando!

Non ci misero poi molto a scovarli. I Templari di certo non passavano inosservati, anche da seduti spiccavano tra i tanti normali. Il locale si dimostrò degno delle aspettative. Megan fece saettare gli occhi in tutte le direzioni ammirando deliziata il curato ambiente raffinato, stando però attenta a non inciampare nei suoi stessi passi. Le tenui luci rendevano velata l'aria del locale, e con la sua solita stoltezza non si sarebbe meravigliata nel vedersi esibire in un imbarazzante ruzzolare a terra.
Giunti al tavolo gioì nel riconoscere altri volti. Anche Michele, Maria e, ormai la coppia dichiarata, Giacomo e Melita, avevano deciso di prender parte alla serata. Come al suo solito in quegli ultimi giorni, Cristian non li accolse col sorriso, ma riservò, solo ed esclusivamente a lei, un'espressione acida carica di disapprovazione.

<<Benarrivati ragazzi!>>, li salutò Giacomo bello e solare. Anche nel buio del locale risaltava per la sua invidiabile abbronzatura mediterranea. <<Ci stavamo giusto chiedendo quale angolo infrattato aveste scelto... sporcaccioni!>>
Quasi l'intera compagnia scoppiò a ridere, pure Jack si unì all'ilarità complessiva alludendo chissà cosa, facendo, in compenso, sprofondare ancor di più nel baratro del disagio una Megan eccessivamente imbarazzata. Come se attirata dalla calamita, indirizzò l'attenzione su di un Cristian apparentemente disinteressato, fissava insistentemente una porzione del locale. Così, Megan, senza che fosse necessario, per riparare allo scherzo, si sentì in dovere di puntualizzare: <<ma cosa dici!>>, scoppiò in una risata isterica, <<È questo maledetto vestito ad impedirmi di muovermi alla giusta velocità, pensa che ad un certo punto quasi desideravo esser portata in spalla.>>

<<Io sinceramente mi stavo preoccupando>>, intervenne Adrian, <<stavo per venirvi a cercare... siete arrivati giusto in tempo.>>
<<Ah tranquillo,>> lo rassicurò Megan prendendo posto accanto a lui, <<e poi Stevan mi ha assicurato che mai più nessuno oserà farmi del male... tranne lui, temo.>>
L'infelice battuta non scaturì in nessuno l'effetto desiderato, anzi, i ragazzi abbozzarono dei sorrisi fantasma cambiando velocemente oggetto d'attenzione. Solo una persona ora la studiava con intensità. La forza di quegli occhi neri quasi la penetrò con violenza. La mandibola serrata in una morsa ferrea fece intuire quanto poco avesse apprezzato quelle parole e, Megan, colpevole calò la testa inghiottendo l'amaro pentimento.

<<Ragazzi qualcuno di voi ha un analgesico?>>
<<Giacomo, non penso sia saggio prendere medicinali dopo i tre bicchieri di vodka che hai appena bevuto>> lo ammonì Melita, seriamente preoccupata.
<<Lo so, ma ero convinto che l'alcol avrebbe alleviato le mie pene... tutto inutile, questo maledetto mal di testa proprio non si decide ad abbandonarmi.>> E come se a tutti gli altri potesse interessare, cominciò a raccontare le vicende odontoiatriche della giornata: <<questa mattina il dentista mi ha curato una carie proprio qui,>> spalancò la bocca indicando un molare dell'arcata superiore, <<sbadato dentista, aggiungerei, giusto per non essere maleducato>> borbottò qualche altro impropero che fortunatamente si perse tra la musica alta. <<Sono convinto che questo tedioso dolore sia riconducibile allo stolto lavoro.>>

<<Cambia dentista>> Cristian tentò di troncare velocemente la narrazione, ma l'altro non sembrò della stessa intenzione; così sbuffò spazientito puntando nuovamente lo sguardo su attrattive più interessanti.
<<Comunque, mi sono informato su internet, ho inserito i sintomi e il dottore virtuale mi ha suggerito che questi fastidi potrebbero esser causati dall'infiammazione del nervo triglicerido...>>
<<E cosa sarebbe?>> domandò Jack incuriosito, si sporse col busto sul tavolino per apprendere meglio, la curiosità fu condivisa dall'intero gruppo.
<<È quel nervo che parte da qui e arriva fino alla testa, lo stesso maledetto melone che sta per esplodermi!>> sbraitò alterato.
<<Trigemino!>> si intromise Cristian spazientito. Inutilmente aveva tentato di rimanere in disparte, ma più forte del buon proposito fu il fastidio di sentire quell'oscenità. L'occhiata stranita riservatagli lo indusse a sospirare esasperato ed alzare gli occhi al soffitto. <<È il nervo trigemino quello che ti si è infiammato>>, spiegò con sdegno, <<...capra ignorante>> aggiunse poi silenziosamente, evitando così di esser sentito dagli altri, solo Megan lesse la colorita espressione osservando bene il muoversi della bocca; soppresse una risata stringendo le labbra tra i denti ed il Templare, sentendosi scrutato, ricambiò l'occhiata con un'interrogativa alzata di sopracciglio.

<<Ah, giusto amico! Era proprio il nervo trigemino... effettivamente l'altro mi suonava un po' strano.>>
<<La vedo bene!>> intervenne nuovamente sarcastico, <<i trigliceridi sono tutt'altra cosa, ma tanto qui nessuno si stupisce del tuo ignorare...>>, più annoiato di prima, si portò in piedi sgranchendo le gambe, <<io vado a farmi un giro. Penso che andrò al bar a bere qualcos'altro.>>
Senza estendere l'invito si allontanò abbandonando i compagni a un lungo esaminare silenzioso.

<<Wow ragazzi,>> Michele esordì sorprendentemente divertito, quando l'altro non era ormai più a portata d'orecchio, <<questa sera è addirittura più antipatico del solito,>> si espresse schiettamente, senza badare alla scia di stizza attraversare le verdi iridi di Jessica. <<Cos'è? L'amata gli ha dato buca?>> rise scioccamente accompagnato dagli altri ragazzi. Ciò che ricevette in cambio, però, fu una gomitata ben piazzata allo sterno.
<<Ops, scusa, non l'ho fatto apposta>>, Jessica centrando la milza ottenne la meritata vendetta.

<<Ahi! Maledizione Jes, stai più attenta, a momenti mi facevi saltar fuori pure lo stomaco!>> si massaggiò il fianco dolorante. <<E comunque è vero, ultimamente non lo riconosco più. Vedeste come si sfoga sugli attrezzi in allenamento; ne ha già rotti cinque; poi come se fosse consentito solo a lui comportarsi in quel modo, caccia il portafoglio e, sbruffone che non è altro, ostenta quei quattro denari sporchi. Sono sicuro che faccia parte di qualche setta di imbroglioni, solo così si spiegherebbe il possedere di tutti quei soldi... sì, okay, è il capitano, ma non è possibile che solo con le missioni ne guadagni tanti. Avete visto la sua auto?>> per accentuare il pensiero sgranò gli sporgenti occhi che divennero due palle azzurre.
<<Ma stai zitto, è tutta invidia! Fossi bravo almeno la metà di lui, allora sì che potresti permetterti persino una Ferrari>> bevve un lungo sorso del suo cocktail; come al solito Jessica prese le difese del bel moro e Michele, depresso, si accasciò sulla sedia sopraffatto dallo sconforto.

<<Io penso che abbia ereditato una sorta di fortuna alla morte dei suoi genitori...>> la flebile voce eruppe tra il vociare e nessuno se la lasciò sfuggire. I Templari si voltarono all'unisono nel fissare Megan in attesa di altre informazioni. <<Ah, non guardatemi così. So solo che ha ereditato alcune case sparse per Roma, stop, non conosco altro. E comunque sta tornando, faremmo meglio a cambiare discorso, non penso gli piacerebbe sapere che ficcanasiamo nei suoi affari.>>
<<Poi mi dici come fai a sapere tante cose su di lui>>, la interrogò integerrimo Jack, e nonostante questa volta si trovasse in buona fede, la ninfa si sentì percorrere da un brivido freddo.

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