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Non appena ebbe pronunciato quelle parole, mi svegliai. Fuori era ancora buio, ma la finestra era chiusa, come se non fossi mai stata sfiorata. Ciò che provavo era così reale, che stentavo a crede che fosse solo un sogno. Quell'uomo mi disprezzava, era evidente. 

Scesi al piano di sotto, mi sentivo parecchio strana. Vashi avrebbe sicuramente notato, quindi calcolando il tempo, non appena si fosse alzata, mi sarei buttata nella doccia. Se avevo fortuna non l'avrei rivista fino a sera. Il pensiero di andare a lavorare sollevò nuove preoccupazioni e dubbi. Il sogno di questa notte era stato troppo pesante, e l'idea che possa diventare reale mi terrorizza parecchio. Ormai vivevo appesa alla speranza di una realtà impossibile. 

Era come se dopo "incidente" mi fossi ammalata. Come se fossi diventata dipendente dal dolore. Attratta dall'unico uomo al quale non sarebbe mai importato niente di me. 

Arrivai con solo cinque minuti di anticipo sull'inizio del turno. Non sapevo cosa fare, quindi andai da Jerry, che era dietro al bancone con Mike. Non appena mi vide Jerry si allontanò, senza un cenno di saluto. Che problemi aveva? Non mi avrebbero mai accettato, e io avrei imparato a far meno di loro. Mike invece uscì da dietro il bancone e mi prese in disparte. 

"Che ci fai quaggiù? dovresti essere già di sopra!" non mi sembrava contento.

"Ma che avete tutti oggi? non sapevo se passare prima da te o andare direttamente su" continuò a guardarsi intorno con nervosismo, come se non volesse essere visto. E questo, di certo, non era a favore alla mia agitazione. 

"Va bene, ora sali le scale che hai fatto ieri sera, ti staranno aspettando"  Annuì e me ne andai senza cenno di saluto. A quell'ora il locale era più tranquillo, e ciò rendeva le cose più facili. Non c'erano tutte quelle facce "storte" a fissarmi. Stavolta, dal piano di sotto non arrivava il suono fastidioso della musica rock nè il brusio dei clienti. Sembrava che stessi per varcare la porta di un'altra dimensione, e che non stessi per entrare nella porta di un'altro piano del locale. Forse, se non avrei sognato quelle facce strane non sarei terrorizzata. Arrivata in cime alle scale, feci un respiro profondo e varcai la soglia, ma quando entrai mi ritrovai a trattenere il fiato. Tutti si voltarono e mi guardarono. Mi sembrò di notare qualcuno leccarsi le labbra, feci un'espressione di disgusto e continuai  avviandomi verso il bar. Mi morsi il labbro, come facevo ogni qual volta che non riuscivo a controllare i nervi. Quando finalmente fui passata oltre mi ritrovai al bar, tirai un sospiro di sollievo, tenendo ancora la testa bassa. Perché reagivo così? mai niente era stato capace di ridurmi in questo stato! 

"Ehilà bambolina!" alzai lo sguardo e mi trovai un viso gentilissimo. Kevin mi venne incontro.

"pronta?"domandò sorridendomi. Era davvero un bel ragazzo. 

"Sono pronta. Cominciamo"

Mi fece cenno di raggiungerlo dietro il bancone. Visto da fuori sembrava un bar come tutti gli altri, a parte il fatto che sembrava ci fosse stata un guerra. C'erano mensole di bottiglie piene e vuote, per ognuna cambiava anche la forma, la grandezza, l'etichetta e il colore. L'unica cosa in comune era quel liquido verde. Kevin si accorse della mia curiosità e disse: "Ah si, le bottiglie vuote le tengo per i clienti, quei clienti "speciali"che mi ricordano qualche episodio particolare.."

"per i clienti? a cosa gli serviranno delle bottiglie vuote? domandai confusa.

"Se leggi con attenzione, potrai notare dei nomi con il pennarello nero" 

Osservai meglio la scrittura era minuscola, ci volevano delle lenti di ingrandimento. Cercai di sforzare gli occhi, ma il dolore alla testa si fece più intenso. 

"La prossima volta ti consiglio di scrivere.. in stampatello, ma l'hai deciso tu o ti hanno imposto?"

"L'ho deciso io.. sono 6 anni che lavoro qui Ally, sorprendendoli con le mia novità, e da anni le mantengo tali" 

Mi guardai intorno, per un attimo, sconvolta dal vuoto che regnava in quella stanza, ero abituata al caos, e mi sorpresi vedere poche persone in sala, era così diverso al piano inferiore. Posai la borsa e la giacca nello spogliatoio, mi guardai allo specchio, alzai la testa e tornai al bar a testa alta, decisa ad affrontare la sfida. Kevin pensò che come prima serata, potessi ritirare anche qui solo i bicchieri vuoti, come avevo fatto al piano di sotto.

"Qui Ally facciamo le cose a modo nostro.. meglio dire.. nel nostro piano!" 

Non ero sorpresa. Niente in quel posto era normale. 

"Io sono l'unico che prepara i drink, e le ragazze li portano ai tavoli assegnati, i tavoli rimangono fissi. Ogni cliente ha il tavolo fisso ogni sera. E le ragazze hanno i loro clienti. 

" va bene" risposi

"Ti occuperai dei tavoli, questi vicini al bar. Guarda, sono solo tredici" annuì e aggiunse: "Ci sono otto ragazze in tutto compresa te, ognuna ha il proprio settore. Vedi quella ragazzina bionda? Si chiama Jenny, lei si occupa del tuo stesso settore, altri tredici tavoli, ma sul lato opposto!"

Sembrava una bambola di porcellana e indossava un abito simile a un'uniforme del cartone animato Sailor Moon, diversamente, tutto nero. Kevin continuò mostrandomi le altre cameriere. Le ragazze che mi incuriosivano erano Rosie e Stephanie, che lavoravano al tavolo del capo. 

"Due ragazze per un tavolo solo?"chiesi incredula, nemmeno fosse un Re.

"Si Ally, e tu non devi mai avvicinarti a quel tavolo. Se hai dubbi sono sempre a tua disposizione!"

Era un avvertimento, ma mi rendeva sempre più curiosa. 

Mi avvicinai al bar e sulla sinistra notai una porta rossa blindata.

"Cosa c'è la dentro?"

"Nulla che può interessarti" e non aggiunse altro.

C'era una vocina nella mia testa che mi sussurrava: apri quella porta, fallo! ma ignorai la tentazione e lasciai perdere. Almeno per ora. 


Bleeding Love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora