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Il giorno seguente mi alzai presto: dopo tutti gli eventi della serata non ero riuscita a dormire. Non c'era da stupirsi che non avessi dormito! ovviamente, quando Vashi mi chiese com'era andata la serata, le risparmiai la verità: risposi che era stata stupenda e senza incidenti. Entrai nella doccia cercando di rilassare i muscoli: ero molto tesa al pensiero di cosa mi aspettava quel giorno. Mi guardai allo specchio, ero tornata a essere quella di sempre.  Feci una doccia, e quando mi senti rilassata uscì. Indossai un pantalone di pelle nero effetto jeans, una maglietta nera e i miei anfibi, lasciai i capelli sciolti, presi paletto e pugnale ed uscì. Ero pronta per il mio appuntamento da incubo con Dylan.

Chi era Dylan per dirmi cosa potevo o non potevo fare? quindi feci un respiro profondo e varcai la soglia del LifeBlood. La sala era silenziosa, salii le scale e non appena entrai tutti mi fissarono. Qualcuno uscì la lingua, altri mi guardarono con curiosità, provai a ignorarli, ma era difficile dato che alcuni di loro si alzarono addirittura in piedi per vedere meglio. Tuttavia, il loro comportamento mi aiutò molto, avevo più sicurezza e la rabbia che avevo provato l'ultima volta che ero salita lassù cominciò di nuovo a pompare nelle mie vene. 

Sophia mi venne incontro, i nostri sguardi erano freddi. La seguì in un corridoio senza fine, era molto lussuoso e ampio.

"perchè l'hai fatto? perchè metterti in pericolo così.. io non capisco Ally.." sembrava una bambina, stavo per aprire la porta dove al di là ci fosse stato Dylan, mi fermai un secondo a pensare, mi girai e guardai dentro i suoi occhi tristi: " se vale la pena rischiare.. io mi gioco l'ultimo frammento di cuore"

Non aspettai che aggiungesse qualcosa, aprì la porta e lei la chiuse alle mie spalle, mi guardai intorno: mi ritrovai in un gigantesco ufficio circondato da un balcone, le finestre avevano una forma di arco fatte in pietra, ed erano aperte, l'aria fredda riempiva la stanza. Ma non era l'unica cosa ad are i brividi, perchè lo sguardo di ghiaccio di Dylan faceva davvero.. tremare! Era appoggiato sulla sua scrivania, con le braccia incrociate, indossava una pai di jeans neri molto aderenti, da sfigurare alla perfezione sulle sue gambe sode e muscolose, indossava la camicia bianca, con le maniche sollevate fino ai gomiti, e leggermente sbottonata sul petto, la camicia era talmente aderente che lasciava immaginare ai pensieri più intimi di qualsiasi donna, i capelli erano tirati indietro con il gel, e gli occhi neri così intensi che mi obbligarono a mordermi il labbro, lui sembrò notare il mio disagio, ma rimase schivo. Mi guardò senza parlare. Volevo iniziare io ma lui mi precedette:

"Voglio delle spiegazioni sbottò lui, guardandomi come se fossi colpevole di tradimento. Non sapevo cosa dire e non riuscivo a mantenere un'espressione rilassata. Non mi diede nemmeno il tempo di replicare che aggiunse:

"Non giocare con me, Allison. Sono al limite e ti consiglio di non spingermi oltre! Voglio sapere perchè mi hai disobbedito! disse sforzandosi di mantenere il controllo. Riuscivo quasi a contare le sue vene gonfiarsi per la rabbia.

"Mi dispiace, non ho nessuna intenzione di stare ai tuoi ordini anche quando non lavoro!" replicai, sarcastica, ignorando il suo avvertimento. Cominciò a tremare dalla rabbia, ma restai lucida. La sua camicia aderiva così perfetta ai suoi muscoli tesi e pareva sul punto di strapparsi. Era così bello che desiderai soltanto di toccarlo. Lui sembrò capirmi, e aggrottò le sopracciglia. Mi sforzavo con tutta me stessa di odiarlo, di seppellire l'attrazione che provavo per lui, ma era qualcosa di potente, di struggente, qualcosa che il mio cuore sapeva sin dall'inizio che ne valeva la pena. 

"Dimmi perchè Allison" il suo tono era freddo, colmo di rimprovero e disapprovazione. 

"perchè cosa'" 

"perchè sei salita in macchina con Williams?" pronunciò quelle parole a denti stretti e afferrò il ripiano di legno della scrivania che sentì scricchiolare il legno. Sembrò sul punto di cedere.

"Perchè mi andava!" non era la risposta giusta, perchè si alzò in piedi e si avvicinò a me, feci dei passi indietro fino a trovarmi con le spalle alla porta, terrorizzata. La paura dipinta sul mio viso lo convinse a calmarsi. In cuor mio, sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male.

"Non volevo spaventarti, Allison, perdonami, ma mi piacerebbe sentire una risposta più... onesta, per favore! mormorò, con un'espressione sincera negli occhi. "Non morderti il labbro" alzai lo sguardo incontrando i suoi occhi, mi sentivo a disagio ed era profondamente arrabbiata con me stessa, di riuscire a perdere il controllo con la sua vicinanza, decisi di essere sincera.

"Sono salita con lui perchè volevo vendicarmi di te e farti infuriare! esclamai.

"Ed eri disposta a mettere in pericolo la tua vita? questo non è un gioco Allison, e tu dovresti saperlo benissimo" 

"Allora potresti finirla di divertirti con me, tu per primo, fai tutto il protettivo da lontano, quando in realtà non te ne frega niente di me, l'hai detto chiaramente anche tu che.." i miei occhi si riempirono di lacrime, ma resistetti.

"L'ho detto solo per evitare che Williams ti notasse, ma tu hai pensato di fare tutto il contrario! sbottò, e il suo sguardo mi fece sciogliere. 

"Cioè?" 

"bè non solo hai avuto il fegato di venire al mio tavolo, mi hai sfidato di fronte a lui. Per non parlare di come eri vestita.

Rimasi sbalordita.

"Ma come osi?" non hai nessun diritto di fare commenti sul mio abbigliamento. Te ne stai tutto il tempo circondato da sexy succhia sangue e io non posso vestirmi come voglio nemmeno a Halloween?"

"non intendevo questo" sospirò e ricominciò da capo, moderando i termini.

"Volevo dire che per essere una ragazza che normalmente si veste in modo da non essere notata, hai scelto la serata peggiore per diventare..."

"cosa?" sbottai

"irresistibile!" esclamò accompagnato da un ringhio. Ero talmente sconvolta che ammutolii. Si avvicinò, e ancora una volta come nei miei sogni e non solo sentii il calore che emanava il suo corpo: travolse la mia mente. 

"Io non ti capisco.."

"vorrei che fosse semplice.. ma.."

"ma cosa??" chiesi, nel disperato tentativo di sapere di più.

"Non sei capace di stare lontana dai guai, perchè sei sempre stata abituata diversamente, l'unica soluzione è che tu rimanga ad ascoltarmi e obbedire"

A quelle parole, la mia calma apparente, svanì: "Io obbedirti? e perchè mai dovrei se non mi dai risposte concrete o mi dici la verità?" mi voltai dall'altra parte perchè non sopportavo più di guardarlo.  

"Non sei pronta per la verità, e a quanto pare non sono l'unico ad avere segreti" disse come se leggesse nella mia mente i miei dolori.

"Tu non sai niente di me" sbottai ferita.

"la presunzione è la madre di tutti gli errori" disse, diventando sempre più arrogante.

Non dissi nulla, continuai a voltargli le spalle.Poco dopo aggiunsi: "Dylan, forse ti sfugge che tu non sei ne mio padre nè mio fratello, di sicuro non sei un amante, ne tanto meno il mio ragazzo.." abbassai lo sguardo imbarazzata perchè all'ultima parola lui mi guardò sorpreso. "Quindi faresti meglio a rivedere la tua definizione di capo!" urlai. 

Feci per andarmene, pa prima che riuscissi ad aprire la porta, lui la bloccò con la mano. Mi ricordai di quella famosa sera. "Non provare a minacciarmi!" dissi, cercando di mantenere ferma la voce ed evitando di guardarlo. Si avvicinò al mio orecchio e il suo profumo mi avvolse come una nuvola, facendomi dubitare delle mie parole. 

"Sappiamo entrambi che io sono molto di più per te" sussurrò, e i miei sensi lo confermarono.

Tuttavia, mi sforzai di dire: "Non credo che la tua fidanzata ne sarebbe felice!"

Bleeding Love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora