31

111 9 3
                                    

Mentre salivo le scale che portavano al prive', iniziarono a tremarmi le mani. Per andare al bancone preferii camminare tra i tavoli piuttosto che passare davanti al posto d'onore. Le altre cameriere mi stavano fissando. Una volta superati a testa alta i tavoli più temuti mi diressi da Kevin al bar. 

"Eccola, pronta per sudarsi un'altro turno, come sta la zucca?" indicò proprio la testa, come se avessi bisogno di un chiarimento, ma lo trovai ugualmente dolce. 

"In forma" gli sorrisi e Kevin ricambiò il sorriso. 

"Allora bene, preparati, io intanto preparo i drink per alcuni tavoli"

Non mi ci volle molto per prendere il ritmo; dopo pochi minuti tutti mi avevano chiesto come stavo, a parte sedute le persone sedute ai tavoli che non erano di mia competenza. E, naturalmente Dylan. Era seduto al solito posto, circondato dalla stessa gente. C'era la sorella a sinistra e altri a destra. Sophia era stupenda come al solito, con un vestito nero scollato che lasciava nude le spalle e fasciava le gambe perfette. Un'altra donna mi colpì profondamente, aveva i capelli rosso fuoco, simili a quelli di Ava, la differenza che Ava aveva la tintura, questa donna no. La pelle della donna era dorata, come se fosse stata baciata dal sole. Indossava un abito rosso e sembrava pronta per andare in ufficio. Sentii una fitta di gelosia, come se mi avesse morso un serpente. Quella non sarebbe stata la mia vita, allora perchè perdevo tempo a pensarci se tutti loro erano miei nemici? maledizione.

Distolsi lo sguardo dai suoi lineamenti perfetti e tornai a lavorare. Il resto della serata trascorse senza incidenti e senza che Dylan mi degnasse di uno sguardo, aveva l'aria tesa, segno che era arrabbiato. Il tempo era passato talmente in fretta che quando Kevin mi annunciò che rimanevano solo quindici minuti, pensai mi stesse prendendo in giro. Quando andai al bancone a prendere l'ultimo vassoio, la cameriera bionda, mi diede un spinta dicendo: "Spostati" feci per raggiungerla, ma poi mi guardò in cagnesco, afferrò il vassoio, e gettò i capelli all'indietro e si diresse al tavolo d'onore, ecco perchè. 

"Ma che problemi ha?" feci sbalordita

"facciamo prima a dire che problemi non ha" Risi alla battuta di Kevin: a quando pareva aveva la mia stessa opinione su lei. Mentre stavo per allontanarmi e recuperare la mia borsa, un cameriere pronunciò le parole che mi fecero schizzare il cuore a mille: "Il signor Potter vuole vederti sul balcone prima che tu vada". 

Quando aprii la porta del balconcino, scoprii che Dylan era già li che mi stava aspettando. Era di spalle e guardava davanti a sè, nella notte scura. Mi avvicinai di un passo, in silenzio, ma la porta di vetro si richiuse alle mie spalle con un tonfo. Lui si voltò e non riuscii a dire niente. Era sempre stato così alto? Fece qualche passo verso di me, e io indietreggiai. Davanti alla mia diffidenza mi guardò perplesso, inclinando la testa: "Sophia dice che stai meglio" esclamò, e si avvicinò di un altro passo. Stavolta rimasi ferna, cavolo Allison in che pasticcio ti sei messa?? Dylan si tratteneva per non ridere del mio comportamento e io arrossii. Cosa mi stava succedendo? dovevo dire qualcosa. Ormai era vicinissimo e a ogni mio passo le mie guance avvampavano sempre più. 

"Sei molto più colorita dell'ultima volta" sulle sue labbra c'era un sorrisetto malizioso. Era davanti a me, con una mano mi sollevò il mento, costringendolo a guardarlo negli occhi. Erano neri come la notte che ci avvolgeva e una sfumatura dorata si intravedeva lievemente. Le dita si spostarono sulla mia guancia. A quel punto il mio cuore smise di battere. 

"Co..cosa.. stai..." 

"Shh.. non ti muovere" sussurrò dolcemente, sfiorandomi le labbra per un secondo prima di tornare a osservare la ferita. Mentre cercava il livido scostò con delicatezza i capelli, il calore delle sue dita lasciò uno strano formicolio sulla mia pelle, mi sembrò di sentire un leggero ringhio provenire dalla sua bocca così sensuale. Percorse con il pollice la linea rossa del taglio, da una parte all'altra, e dovetti mordermi il labbro per trattenere un gemito. Sentivo i suoi occhi su di me. Poi, di colpo, scostò la mano e indietreggio, i suoi occhi mi parvero fossero diventati dorati. 

"Dylan?" mi sorpresi a chiamarlo ed avere la sua attenzione.

"Basta così" non capii cosa intendeva, ma con Dylan era quasi normale. 

"Volevo ringraziarti per l'altra sera, non volevo crearti disturbo"

"Disturbo? non direi. E' stata una serata.. movimentata. Non sei d'accordo?" disse lui, alzando lo sguardo dal basso verso l'alto.

"A cosa ti riferisci?"  si fermò nuovamente accanto a me, i suoi occhi adesso erano nuovamente neri. D'istinto mi morsi il labbro fino quasi a farlo sanguinare. 

"Allison, ti stai mordendo di nuovo il labbro" e con quelle parole se ne andò, lasciandomi sola. 

L'aria improvvisamente si fece fredda, oppure avevo quell'impressione perchè Dylan se n'era andato? Aspettai qualche minuto per riprendermi, poi tornai dentro. La bionda al tavolo d'onore mi guardò di traverso. Solo quando Dylan se ne accorse, abbassò gli occhi. 

Quando arrivai a casa ero esausta e mi doleva tutto il corpo. Dopo quattro giorni senza fare niente, i miei muscoli non erano più abituati a muoversi. Non che il lavoro al club fosse pesante, tutt'altro. Il tempo la dentro volava. Come mai? non riuscivo mai a capire perchè. 

Bleeding Love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora