32

114 7 0
                                    

Ero di nuovo al club. Non ricordavo il perchè. Avevo dimenticato qualcosa? ero in cima alle scale che conducevano al priveè. In fila, per ogni scalino c'erano persone con le mani giunte e un mantello nero, non riuscivo a guardare il loro viso, potevo semplicemente notare che ad ogni mio passo, le scale si illuminavano di una luce calda. Era come se un sogno mi avesse portato li, e qualcuno avesse schioccato le dita all'improvviso, facendomi risvegliare. Mi girava la testa. dall'interno provenivano suoni attutiti, grida e lamenti. Dovevo uscire da li, ma non riuscivo a muovermi diversamente come se il mio corpo seguisse ordini da qualcuno. Dopo qualche attimo di esitazione, vidi una porta, la spinsi con cautela e varcai la soglia, sapendo che la decisione sbagliata ma che non potevo evitarlo: era come se qualcuno mi stesse chiamando, o meglio ordinando di entrare. Davanti a me, notai il balcone, non vidi la sala era come se fosse stata inghiottita.  Mi affacciai  al centro del balcone vi era una scultura in bronzo, era un uccello, era l'uccello dei miei sogni, che scintillava alla luce della luna. Era una vista meravigliosa e insolita, non avevo paura. All'improvviso rabbrividii, come se la mia presenza non fosse gradita. Feci per tornare sui miei passi, ma mi accorsi che la porta non aveva maniglia. Tastai la porta con i piedi, con le spalle ma non ci fu nulla da fare. Ero chiusa fuori. Era difficile non farsi prendere dal panico. Non avevo altra scelta se non scendere le lunghe scalinata e provare con l'altra entrata. Una nuvola stava per coprire la luna e da un momento all'altro le tenebre mi avrebbero inghiottito. Il respiro si fece affannoso e le mani iniziarono a tremare. Feci qualche passo, poi come per magia, le lampade della parete si accesero emanando una luce violenta. Mi coprii la bocca con le mani soffocando un grido. Notai la porta, per fortuna c'era la maniglia e quando le mie dita si posarono sul freddo metallo la porta si aprì di scatto. Mi voltai indietro, avevo la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo, vidi qualche ombra quindi accelerai il passo. Inciampai su qualcosa, mi acocrsi che era buio. Avevo paura e volevo tornare al sicuro, in un posto dove mi era familiare. Mi alzai sulle ginocchia tremanti e udii il rumore di una porta che si apriva. 

"Forza Ally, non avere paura. Sei stata sempre coraggiosa" ripetei fra me. 

"Chi.. c'è?" dissi, cercando di controllare il tremore della voce. 

"Non dovresti essere qui" rispose una voce cupa. 

"Sobbalzai per lo spavento. "Io.. mi sono persa" balbettai sperando che quello sconosciuto potesse aiutarmi. 

"Non ti sei persa, sei solo venuta da me.. " la voce era sempre più vicina. 

"Fu allora che la voce ordinò: "Non ti muovere" e da quel momento non riuscii più a spostare nè le braccia, nè le mani. Niente eccetto la testa. Provai a oppormi alla forza che tentava di manipolarmi. Mi concentrai, come successe tempo fa. Iniziai a sgranchire le dita, poi liberai un braccio e nei giro di qualche secondo riacquistai il controllo del mio corpo. 

"Come hai fatto?" chiese la voce accompagnata da un ringhio, tenendo a freno l'ira. 

Non risposi, era come se qualcuno mi avesse nuovamente dato energia, ero capace di ammazzare tanti vampiri in un colpo solo. Non volevo rivelare la mia posizione, nonostante il buio, ma vicino a me si accese una candela che illuminò lo spazio circostante. Con il piede urtai nuovamente qualcosa, ma questa volta non inciampai. 

"Attenta Allison" la voce conosceva il mio nome? 

"Cosa vuoi?" chiesi. 

"Non è ovvio? il motivo per cui sei venuta qui. Voglio il tuo sangue!"

Feci quattro passi nel buio, allontanandomi dalla voce, cercai negli anfibi un paletto, e il pugnale, ma non li avevo con me. Pochi secondi dopo urtai qualcosa all'altezza del bacino, quando una mano mi afferrò e mi trattenne, impedendomi di muovermi. In un baleno mi fece girare su me stessa e mi pressò contro il muro. Fece allungare il suo pollice sulla mia gola, era buio,  e non riuscivo a scorgere bene il volto che avevo davanti, ma mi sembrava di essere tornata all'esterno. Forse ero andata a sbattere contro un'altro balcone o un'altra porta. Se così era stato, allora quella persona voleva davvero nutrirsi di me o salvarmi la vita? 

A quel punto feci per scappare via, la poca luce che filtrava mi fece individuare la sagoma difronte a me. 

"Dove credi di andare? tu sei mia!" si avvicinò nuovamente, avvicinò il volto al mio: era così vicino che potevo sentire il suo respiro, dolce e inebriante, così familiare. 

La sua mano scivolò sulla maglia, lungo il fianco, sporgendo scintille di calore in tutto il corpo. Inarcai la schiena e mi lascia sfuggire un gemito, appena sussurrato. In risposta lui scoprì i denti: erano bianchi e perfetti, ma sussultai alla vista dei canini. più lunghi del normale. Erano le zanne di un vampiro. 

"perchè sono venuta qui??" lui sorrise senza subbio. 

"Su, piccola tu lo sai" 

provai a inventare qualcosa, provai a non dire la verità davanti a quella sagoma così familiare, il mio cuore sapeva chi avessi io davanti, ma era la realtà che non riuscivo ad accettare. Cercai di divincolarmi dalla sua stretta, ma le sue mani così forte e sode mi bloccarono al muro. Potè sentire il suo corpo muscoloso aderire al mio. 

"Sono venuta qui per cercare Dylan Potter" e lui sorrise, senza ombra di dubbio. 

"Se è così bè, sei fortunata.. perchè l'hai trovato" 

feci un ultimo tentativo di fuga, mi afferrò il polso e mi attirò a sè. 

"Oh, non ti conviene provarci" disse. 

"Stai mentendo. Lui non mi terrebbe mai in trappola così" gridai, cercando di vedere i suoi occhi. 

"Oh davvero, e tu mi conosci così bene?" ora la voce era diversa, troppo profonda, come se parlassero insieme due persone,era una voce arrabbiata e offesa. 

"Lasciami andare" mormorai. 

"non posso"

"non mi piacque quella risposta, perciò lo implorai, per l'ultima volta. 

"Mi dispiace di essere venuta, ti starò lontano lo prometto".

A quelle parole mi lasciò andare e mi afferrò per i polsi. 

"Pensi che voglia che tu mi stia lontana? lui rise.

Sentii le lacrime rigarmi le guance. Lui le asciugò con i pollici. 

"Mi hai chiesto cosa volevo.E lo sentii a malapena, perchè era sbucata la luna da dietro la nuvola rivelando la verità. Era Dylan Potter. Provai nuovamente a scappare, ma mi sollevò all'altezza del suo volto, poi si avvicinò finchè le nostre labbra non furono sul punto di toccarsi e sussurrò la risposta. 

"Io voglio te"

All'improvviso mi affondò i suoi canini con forza nel collo facendomi urlare di dolore. Mi si appannò la vista e mi accasciai tra le sue braccia. 

Bleeding Love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora