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Mi svegliai, sorpresa di non trovarmi nel mio letto e impiegai pochissimi secondi per ricordare ciò che era successo. Con la testa dolorante, mi drizzai a sedere sul letto più grande che avessi mai visto. Era molto alto, era ricoperto di seta nera e dorata. Avevo paura di muovermi, tastai la spalla e il palmo, ancora bendati ma non sentii dolore. Decisi di alzarmi. Di cosa avevo paura? Dylan mi aveva salvato la vita. Aprì le tende della finestra, e vidi una veranda enorme illuminata dal chiarore della luna. Quando scesi dal letto, le gambe sembravano di gelatina, e avevo i muscoli doloranti come se avessi corso una maratona. Sul tavolino accanto al letto notai un bicchiere contenente acqua, e due pillole. Accanto c'era un biglietto con cui c'era scritto: <<Allison, prendi queste quando ti svegli D. >>

Non diceva altro. Non mi sembrava una buona idea, quindi le lasciai li e mi avventurai nella stanza. Era lunghissima per contenere solo un letto enorme. Mi massaggiai la testa, e mi guardai intorno, e solo allora mi ricordai di essere nuda, in intimo, adesso era decisamente troppo esposta. Presi la camicia di Dylan e la indossai, ssaminai le bende, sia sulla spalla che sulla mano, aspettando di trovarle macchiate di sangue, ma non ce n'era. Come aveva fatto a richiudere le ferite? solo allora, mi tornò in mente qualcosa. Avevo bevuto il sangue di Dylan. Andai alla porta a vetri, camminando sul pavimento freddo, senza far rumore. Toccai la maniglia e quando uscii mi ritrovai su un ampio balcone. Notai una scala a chiocciola: girava intorno a una torretta di pietra e sembrava condurre al tetto. Mi avvicinai e seguì le scale, quando mi accorsi di quanto ero alta, feci un balzo all'indietro perchè soffrivo di vertigini. Una cacciatrice che soffriva di vertigini. Benissimo, c'è la potevo fare! Sentii un rumore, e una volta giunta al terrazzino mi nascosi dietro un muretto. Cercai di sbirciare, era la voce di un uomo, accompagnata da una donna!

"Dov'è la ragazza?" chiese. 

"Un attimo fa era qui, sento ancora la sua presenza. Non può essere molto lontana" rispose Sophia, in un tono molto diverso dal solito. Sembrava arrabbiata. Non riuscii a trattenermi e mi sporsi per dare un'occhiata. Me ne pentii all'istante. Ciò che vidi era spaventoso. Il volto di Sophia era mostruoso. La pelle era crepata e pallida. Gli occhi avevano un aspetto come se fossero stati bruciati. Non mi era mai successo di vedere niente del genere in tutti questi anni in cui cacciavo vampiri, non c'era altra soluzione, come diceva Dylan era molto di più, ma non solo lui. I canini sprizzavano dalla sua bocca, e alle sue spalle notai qualcosa di familiare, delle ali. Mi veniva da piangere ed ero in preda al panico. 

Mi nascosi nuovamente dietro il muretto. Cercavo di non far rumore, perchè quei due erano ancora li sul terrazzo. 

"Bisogna informare mio fratello.. vai!" esclamò Sophia. Sentii due porte che si chiudevano, e dopo aver atteso qualche secondo, capii che se n'erano andati. Per essere sicura, sbirciai da dietro il muro. Non poteva essere vero. Non riuscivo a crederci. A un tratto mi assalì la paura. Mi stavano cercando. Presto Dylan mi avrebbe trovato. Il mio cervello viaggiava a mille in cerca di una via di fuga. Doveva esserci un equivoco. Stavo per tornare nella stanza, quando qualcosa attirò la mia attenzione. L'uccello era tornato e volteggiava nel cielo argentato, come se fosse il padrone della notte. Anche lui era cambiato. Il suo corpo emanava un'aura dorata! Mi passò sopra la testa costringendomi a piegarmi  e mi mancò per pochi centimetri. Urlai. L'uccello gridò così forte da spaccarmi i timpani, con quel verso già sentito.. stava richiamando il padrone? A un certo punto, l'uccello sembrò posseduto. qualcosa strisciava sotto il suo corpo, potevo benissimo notarlo sotto le sue ali. Ma non era questa la cosa sorprendente. Erano le ali. Cercai di avvicinarmi, per vedere meglio. La lacrime mi rigarono le guance, non volevo credere ai miei occhi. Doveva essere la mia immaginazione, per forza. Oltre i vampiri cosa esiste su questa Terra? per forza, doveva essere la mia follia, che mi stava consumando. La testa dell'uccello puntò nella mia direzione, mi stava fissando, e fu allora che decisi di obbedire a quello che mi suggeriva la testa: corri! 

Mi voltai e mi ritrovai nuovamente davanti la scala che conduceva nel terrazzino, non mi ero accorta che adesso stava piovendo a dirotto, perchè il pavimento era diventato sdrucciolevole. Gli scalini non finivano mai. Ero bagnata e avevo freddo. Finalmente, arrivai in cima. la luna era l'unica fonte di luce, ma le nuvole che avevano coperto il cielo la rendevano, fioca. Provai a cercare una via di fuga, e scorsi una porta. Iniziai a correre, con i calzini addosso, finchè il dolore al petto non aumentò.

Poi lo udii, il fruscio delle ali giganti che sbattevano in aria. Mi voltai e lo vidi, mi girai e adesso l'uccello stava tremando, e si stava contorcendo, salì nuovamente in aria, sospeso nel nulla, e in pochi istanti l'uccello si trasformò in Dylan. I miei occhi riuscirono a malapena a metterlo a fuoco. Atterrò con forza, inginocchiandosi e poggiando le mani a terra. Fece tremare il pavimento. Alzò la testa e mi guardò negli occhi. Lo guardai un'ultima volta in quei occhi dorati, che spuntavano dai capelli neri che gli coprivano il viso. Deglutii a fatica, e contai fino a tre e mi voltai per correre alla porta, ma andai a sbattere contro Dylan, che mi sbarrava la strada. Il suo viso era talmente vicino, che gli occhi dorati i bruciarono dentro, i suoi capelli erano neri come la notte tempestosa che ci avvolgeva. Non aspettai che facesse la prima mossa. Mi chinai e gli girai intorno, sorprendendomi per la rapidità dei miei riflessi. Afferrai la maniglia della porta, e quando la porta si aprì, Dylan spuntò da dietro e la rinchiuse con forza.

"Non lo fare" disse, controllando la rabbia. Restai con gli occhi incollati alla porta, ma la sua voce tuonò di nuovo nella notte. 

"Voltati e guardami" ordinò.

Mi girai a testa bassa, per nascondere le lacrime e la mia faccia terrorizzata. Evidentemente non era abbastanza , perchè ribadì.

"Allison, guardami" il tono si era ammorbidito adesso, allora obbedii, e appoggiai la schiena alla porta. 

"Cosa.. cosa sei?" balbettai. Quando lui alzò le mani per toccarmi il viso, io urlai. "Non toccarmi".

"Mi dispiace, non avresti dovuto saperlo così"disse esasperato.

"Sapere cosa?" avevo il viso bagnato dalla pioggia e dalle lacrime. "Cosa vuoi da me Dylan?" 

"Ho detto che non ti avrei mai fatto del male, ma devi capire... che quello che hai visto non è una buona cosa, per nessuno dei due, e devo risolverlo prima che ci sfugga di mano. Se non lo faccio credimi, sarà peggio per te" L'avvertimento era chiaro. Voleva uccidermi. 

Si chinò in avanti, appoggiando le mani alla porta, ai due lati della mia testa, potei osservare i suoi bicipiti così sodi, il suo viso era così vicino che potevo sentire il calore che gli scorreva nelle vene. Non era corpo freddo, era qualcosa di più, qualcosa di sconvolgente. Per quanto fossi spaventata, capì che avevo bisogno di lui, e questo desiderio mi faceva male. Le sue labbra si fermarono davanti alle mie. Chiuse gli occhi e inspirò a fondo,  come se volesse riempirsi le narici del mio odore. Poi emise un lamentò e vidi qualcosa luccicare dalla sua bocca, i canini. 

"Allison, tu non capisci quello che mi fai! lo disse con trasporto. Mi guardava come se volesse divorarmi con le mani, e al solo pensiero che mi toccasse iniziai a tremare. Invece di scappare, feci una cosa molto stupida. Lentamente gli accarezzai le spalle poi scesi sui bicipiti, sentendo la forza bruta che scorreva sotto le dita. Mi morsi il labbro, lui chiuse gli occhi e sembrò che si concentrasse per non reagire. 

Dylan si svegliò da quello stato di trance. "E' giunto il momento" annunciò. Non prometteva niente di buono, quindi mi spostai per liberarmi, ma lui mi afferrò e mi imprigionò tra le braccia, tirandomi a sè e togliendomi il fiato. Mi guardò negli occhi e disse. "Addio, mia piccola Allison" prima che avessi il tempo di ribellarmi, le sue labbra furono sulle mie. Mi baciò dolcemente, un bacio mai avuto prima, ma il desiderio di ogni mio giorno. Turbinò nella mia testa, facendomi sentire frastornata. cercai di riprendermi, ma stavo precipitando in un abisso oscuro: mi risucchiò finchè non sentii più il mio corpo. Non voleva uccidermi, mi lasciò semplicemente andare per proteggermi.. Ma ebbi comunque l'impressione di morire. Di nuovo. 

Bleeding Love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora