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Appena arrivammo a casa, trovammo un messaggio sulla segreteria telefonica, era per Vashie. Doveva richiamare urgentemente in ufficio. Lavorava come architetto d'interni presso una ditta a Manchester, perciò quando seppe che un cliente aveva anticipato la data dell'incontrò scappò subito di casa. Si era preoccupata per me, ma la tranquillizzai. A essere sincera, avevo bisogno di stare da sola, da quando ero arrivata le occasioni furono poche. Afferrai le chiavi, sistemai un paletto negli anfibi anche se era pieno giorno, ma in caso di pericolo sarebbero stato utile. Presi il cappotto e uscii. Il cielo si era rasserenato ed era soltanto il primo pomeriggio, perciò avrei avuto il tempo di andare e tornare prima che mia sorella rincasasse. Seguii il vecchio sentiero, ora semi nascosto dal fitto sottobosco. Amavo camminare: mi faceva sentire libera, libera di essere me stessa senza temere giudizi; senza dover recitare una parte. più di ogni altra cosa, potevo dare sfogo alle emozioni: scatenare la mia rabbia quando volevo.  Domande senza risposta continuavano a frullarmi in testa: Chi erano i Potter? Quando li avrei visti? e soprattutto saranno dei vampiri? Mi sarei dovuta trattenere, la sera dopo, se non volevo tempestare di domande Ava, al locale. Avevo sperato mi rivelasse qualcosa di più già al primo incontro, ma lei aveva continuato a parlare della band e non aveva più smesso. L'unica notizia certa, era che i Potter, si facevano vedere di rado, e che trascorrevano tutto il tempo al piano di sopra, nel privè, e naturalmente avevano una lista di ospiti riservata! Poi mi resi conto che non erano loro a interessarmi, ma lui Dylan Potter, tutto si era trasformato in un thriller mozzafiato!

Guardai perplessa il sentiero, prima di varcare la soglia di rami intrecciati, mi guardai alle spalle. Avevo la sensazione che ci fosse qualcuno. Avanzai attenta, a non far rumore. Tutto intorno a me era immobile e silenzioso. Nemmeno una brezza leggera, eppure le nuvole si muovevano, in alto. Troppo strano. Un rumore improvviso alle spalle mi fece voltare bruscamente, mi abbassai e estrassi il paletto. Brava Ally,  e' pomeriggio,  con un paletto cosa vuoi farci con il sole ancora alto? Girai intorno a me stessa, eppure deve esserci qualcuno, un altro rumore alle spalle mi fece voltare e bruscamente persi l'equilibrio. Lanciai un grido allarmato e misi le mani avanti per attutire l'impatto con il terreno, mollando la presa dal mio paletto. Atterrai sul muschio umido e scivoloso, e cercai di alzarmi in piedi. Le mie dita toccarono qualcosa di compatto, levigato come cuoio. Non era qualcosa, era qualcuno. Alzai lo sguardo per vedere cosa avevo toccato, ma i capelli mi ricaddero davanti agli occhi come un sipario, me ne liberai con uno strattone, rimanendo senza fiato quando mi trovai davanti un paio di stivali neri da uomo. Mi aveva sorretta l'uomo davanti a me, mi alzai di scatto, e mi misi in posizione di difesa, lo guardai dal basso verso l'alto: stivali, jeans, cintura, camicia, e un cappotto nero. Il mio sguardo andò sul suo corpo muscoloso. La camicia metteva in risalto i suoi addominali perfettamente scolpiti e l'ampio torace. Non aveva freddo? Era alto, credo oltre il metro e ottanta, il viso, non era duro o spietato, era attraente. Anzi bello da togliere il fiato. La sua pelle era olivastra e i capelli corvini che gli cadevano sulle spalle. Il suo sguardo mi colpì, era intenso come volesse penetrarmi nell'anima, o spogliarmi i pensieri. Gli occhi erano di un colore che non sapevo decifrare.. quasi sul dorato. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Provai una sensazione di freddo. L'uomo mi osservò con espressione stupita, cercando di capire se fossi reale o meno. Mi senti arrossire da quello sguardo, nessun uomo mi aveva mai fatto sentire così. 

"Stai bene?" mi chiese, con la sua voce.. suadente ecco.

Ero incapace di parlare, mi avvicinai leggermente e gli occhi adesso sembravano brillare di una luce propria.

"Sto bene.. grazie!" risposi. Lo vidi divertito dalla mia timidezza, e io ebbi un tuffo al cuore. Avevo le guance in fiamme. 

"Come ti chiami?"

"Allyson..Allyson Trice" 

Ingoiai a fatica il nodo che mi era salito in gola. Mi tese la mano. Dopo un attimo di esitazione, feci altrettanto. All'improvviso serrò la presa e mi attirò a sè. "Dylan Potter"

Tentai di divincolarmi ma lui non lasciò la presa, si chinò su di me, con il viso a pochi centimetri dal mio. Per un attimo pensai mi avrebbe baciata, ero a pronta a dargli un morso con i denti se ci avrebbe provato. Invece mi scostò i capelli, il suo respiro mi accarezzò il collo, ma non poteva essere un vampiro, ancora il sole è alto, poi le sue labbra pronunciarono una parola, come se volesse ipnotizzarmi. 

"Somnus mia Allyson". Dormi mia Allyson. 

Bleeding Love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora