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L'indomani mi svegliai presto. I ricordi di Dylan erano troppo freschi, alla fine mi alzai dal letto e mi vestii, senza guardare l'orologio. Dopo, le idee cominciarono a schiarirsi. Dovevo fare qualcosa per riprendermi e  io sapevo cosa.  Infilai un vecchio maglioncino e prima di andarmene afferrai due cose: un guanto di pelle e il mio arco. Salita in macchina iniziai a correre come una pazza, raggiunsi la biblioteca e mi informai tramite una mappa del New Hampshire, sulle foreste della zona. Avevo voglia di scoprire nuovi luoghi. Dylan mi aveva rubato il cuore, catapultandomi nel regno dei morti. Adesso non avevo più lacrime da piangere. Mi aveva tolto tutto. L'unica cosa che potevo fare.. era cercare di risorgere e tornare ad essere quella che ero prima di incontrarlo, Allison Trice, la cacciatrice! Dovevo rinascere... e c'era solo un modo per farlo. Sarebbe stata dura. Ma ce l'avrei fatta. Il pomeriggio lo dedicai ad esplorare nuovi posti nei dintorni, mangiai in un piccolo ristorante cinese, la gente intorno mi guardò con occhi curiosi, nonostante la mia solitudine, e il dolore che che trasmettevano i miei occhi. Al tramonto, dopo un'ora di cammino, notai dei cartelli di pericolo che segnalavano un precipizio, guardai oltre e vidi una fitta foresta. Avanzai con l'auto, e alla fine della strada c'era uno spiazzo, dove di solito si parcheggiavano le macchine. Spensi il motore, presi l'arco e uscii. Il gelo e il vento mi sferzarono il viso, e capii quanto ero in alto, e soprattutto ricordai di aver dimenticato il cappotto. Il freddo però era una buona cosa. Ti schiariva le idee, e il mio obiettivo era ormai deciso. Mi avvicinai all'orlo del precipizio, senza percepire la paura, mi guardai intorno, e notai un tronco d'albero spoglio, nonostante il buio e grazie al bagliore della luna riusci a capire, che quel tronco, era diventato la mia vittima. Dopotutto ormai cosa avevo da temere? mi avevano afferrata e poi quando non avevano avuto più bisogno di me, mi avevano buttata via. Ma adesso tutto sarebbe cambiato. Era l'ultima volta che succedeva. Gli alberi del bosco ondeggiavano. Presi l'arco e mirai al tronco, lo colpi in centro, uno, due, tre, quattro volte.. ma non mi sentì libera. Poi posai l'arco, e mi avvicinai al precipizio, aprì le braccia, chiusi gli occhi e rimasi immobile, cercando di percepire i cambiamenti dell'aria intorno a me, in attesa.. del momento, sempre più vicino. Quando arrivò, il vento mi scompigliò i capelli e aprii le dita, assaporando il vento. I miei pensieri volarono in alto.. aprì gli occhi e rimasi a guardare il cielo intorno a me, adesso potevo andare avanti e dirgli finalmente addio. 

Dopo quel giorno, iniziai lentamente a migliorare. Il dolore non scomparve, ma divenne più leggero. Tirai avanti perchè non potevo fare altrimenti. Non successe nient'altro e smisi di sognarlo. L'unico luogo in cui trovavo un pò di pace era l'orlo del precipizio. Avevo preso l'abitudine di andarci e rimanere seduta per ore a guardare il paesaggio e le luci della piccola cittadine, cercando di capire in quale momento le cose avevano preso la piega sbagliata. Tutto accade per un motivo, ma se hai il cuore spezzato è molto facile convincerti del contrario.

 I giorni passarono e convinsi Vashi a dire alla mamma della gravidanza. Ero presente quando Vashi glielo disse, che iniziò a piangere a dirotto e fu costretta a passare la cornetta a papà. Non avevo raccontato a nessuno cosa era successo al pub, ne tanto meno che avevo smesso di lavorare al privé. Rimasi nel mio silenzio. Non volevo far soffrire adesso Vashi, e accollarle i miei problemi, mi sarei sentita in colpa. Con le persone che mi rividero al club al piano di sotto, come Ava, e Jack mentii. Dissi che non avevano più bisogno di me lassù e la vecchia cameriera che sostituivo per maternità era tornata. Ma in verità, lui non aveva più bisogno di me. Jack si comportò da vero amico, ed era contento che domani sarebbe stato Halloween. Mike mi aveva informato che sabato non avrebbe lavorato nessuno ma ci sarebbe stata questa grande festa. Dovevo vivere la mia vita, non rinchiudermi a guscio, quindi si ci sarei andata. 

Quando entrai in casa, fui felice che Vashi fosse ancora alzata. Avevo bisogno del suo aiuto, e questo mi sorprese.

"Ehi, Vashi, ho un favore enorme da chiederti"

Bleeding Love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora