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Quando mi risvegliai ero nel mio letto, più confusa che mai. Saltai giù e corsi allo specchio. Gli abiti erano intatti, la canotta intera, i pantaloni puliti e, cosa ancora più sorprendente, non avevo più le bende. Cercai le cicatrici nel palmo e nella spalla, ma nulla. Scrollai la testa, incredula. Non era possibile fosse stato un sogno, non stavolta! Qualche dettaglio, per quanto piccolo, sosteneva la mia teoria. Avevo i capelli ancora sciolti e umidi per aver corso sotto la pioggia. E soprattutto, avevo ancora l'odore di Dylan. Controvoglia, mi feci una doccia per lavare via le traccie della nottata. Mi asciugai e mi vestii. Solo allora mi resi anche conto che avevo una fame da cavallo, andai al piano di sotto quando stavo per urlare a Vashi e Lucas, quando ricordai che non erano ancora tornati. Chissà chi mi aveva riaccompagnato a casa.. 

Passai il pomeriggio a pulire il mio arco, e pensai a come affrontare l'argomento con Dylan. Ero decisa se parlarne, la mia mente e il mio corpo avevano toccato il limite. Troppe emozioni, tutte in una volta, tutto struggente. Più rivivevo le emozioni della notte precedente, più mi convincevo che era successo sul serio. Mi aveva riportato a casa e cancellato le prove, ma perché? per difendermi? Ma stavolta non ci sarei cascata. Esigevo la verità. Non me ne sarei andata finché non avrei avuto delle valide spiegazioni, al costo di uscire il pugnale.

Non appena varcai la porta del pub, ebbi la bizzarra impressione che quel posto mi respingesse, al contrario di prima: mi faceva sentire sgradita. Feci un respiro profondo e sempre a testa alta, come il mio solito fare, mi avviai verso le scale del privè. Il piano superiore era deserto. C'era una cameriera nuova. Chissà che fine aveva fatto Lilly? Andai al bancone e Kevin mstava lavorando come al solito. Quando mi vide, mi sembrò scorgere un'espressione nervosa sul suo volto. 

"Ehi Ally, credo che oggi ci sia più lavoro al piano di sotto" annunciò senza guardarmi negli occhi.

"Kevin hai visto cos'è successo ieri sera vero?"

Mi sembrò di nuovo nervoso. Conoscevo la risposta, ma rimase calmo. "mmm  mi dispiace Ally, non sono autorizzato a parlarne" 

"E perchè no? dato che è una cosa che mi riguarda" dissi, leggermente irritata.

Lui alzò le mani ed era sul punto di aggiungere qualcosa, quando mi spazientii.

"Ok, va bene! voglio parlare con Dylan!" 

"Sei sicura?"

"Mai stata così sicura!" dissi a testa alta. 

"Va bene glielo dirò, perchè non lo aspetti sul balcone?" mi propose, sconvolto dalla mia sicurezza. 

"certamente" dissi e me ne andai infuriata. 

L'aria fredda mi trafisse la pelle, così mi tirai la cerniera del cappotto. Aveva il cappuccio e un ampio collo che fungeva da sciarpa. Ero talmente assorta nei miei pensieri che il suo arrivo mi prese alla sprovvista. 

"Allison, volevi vedermi?" chiese, in tono serio. 

Il cuore prese a battermi forte. Era molto distaccato. Le cose fra di noi erano cambiate. Indossava pantaloni neri e un giacca dello stesso colore, con sotto una maglietta rossa, più sportiva del solito. 

"Si, volevo parlarti di ieri sera" dissi. Non sembrava seccato del fatto che volessi parlargli. Sicuramente stava facendo buon viso.. e cattivo gioco. 

"Si, mi dispiace per la caduta di ieri sera, ma sono felice di vedere che ti sei ripresa!" 

"Quale caduta?" chiesi scuotendo la testa e stringendo i pugni.

"non ricordi.. beh è comprensibile, hai sbattuto la testa. Mi scuso per quello che è successo, non tollero risse nel mio locale. Comunque ho preso provvedimenti.... fidati" Fidarmi? come potevo fidarmi più di lui? 

"Non è vero, non è andata così... non sono caduta" urlai, e lui mi guardò come se non esistessi.. come se.. non fossi nessuno. 

"E allora... cosa sarebbe successo esattamente?" chiese, incrociando le braccia con fare scettico. 

A quel punto mi sfogai, me ne fregai se potesse essere il re dei vampiri, o il re di non so cosa sia lui, feci quello che dovevo fare. 

"Bene continua pure se vuoi, ma tu sai cos'è successo, anche se adesso fai finta di niente. Te lo dico chiaro, non funzionerà!" esclamai, mentre gli occhi mi ingannarono e si riempirono di lacrime.

Continuò a fissarmi, e nel suo sguardo non c'era più nemmeno un briciolo di passione. 

A quel punto la porta si aprì ed uscì una bellissima ragazza dai capelli rossi che di solito sedeva al tavolo d'onore. Si fermò accanto a lui. Quello che accadde dopo mi spezzò il cuore e distrusse qualsiasi speranza mi fossi concessa. Si appiccicò a Dylan e lui la abbracciò, e allungo la sua mano sul sedere di lei. Poi lei mi guardò.

"oh, tu devi essere Allison, la cameriera coinvolta nella rissa. Come sta oggi la testa?" disse, con una voce sensuale che sembrava stesse cantando. Raccolsi tutta la forza che avevo per rispondere. 

"Sto bene, grazie"  replicai, e Dylan si voltò dall'altra parte come se fosse disgustato. 

"Molto bene, Bè scusa, Dylan vi lascio finire, più tardi avremo modo di parlare amore"

Nel sentire quella parola il mio cuore esplose in mille pezzi. Volevo solo scappare e non voltarmi indietro, ma ero in trappola, come un uccello in gabbia. Lei si alzò in punta di piedi, e lo baciò. 

A quel punto, le lacrime iniziarono a scorrere. Mi voltai e tentai di asciugarle. Quando la ragazza se ne andò non me ne accorsi, ma la mia mente era arrabbiata, consumata dal dolore. 

Si schiarì la gola. "Scusa sono stato maleducato a non presentarti la mia ragazza. Si chiama Cecilia" disse lui.. fece una pausa e aggiunse: "A quanto pare le mie intenzioni sono state fraintese. La responsabilità è anche mia, perchè la fantasia di una mente di una ragazzina può distorcere dalla realtà. Credo sia meglio per te se tu smettessi di lavorare nel privè e.." non gli lasciai il tempo di finire la frase, che il mio schiaffo fu più veloce di qualsiasi istinto animalesco verso un'umano. 

A quel punto mi sembrò di scorgere un briciolo d'emozione nei suoi occhi senz'anima. Avrebbe potuto allungare le mani e uccidermi all'istante, avrebbe potuto affondare i suoi splendidi canini nel mio collo scoperto, avrebbe potuto fare di me, ciò che voleva.. ma non lo fece. Mi avviai alla porta, ma qualcosa mi fece fermare. Mi voltai e lo guardai. 

"Ricordati chi sono e a chi appartengo Dylan Potter.....Arrivederci mio signore!" furono le mie ultime parole prima di rientrare, e correre giù per le scale.

Bleeding Love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora