Quella notte piansi, finchè non mi addormentai. Il giorno seguente, dopo una nottata senza sogni, mi sentivo meglio. Durante la giornata aiutai Vashi nelle faccende di casa, in quanto essendo in gravidanza non volevo che si stancasse troppo. Quando iniziammo a cucinare, Vashi mi chiese cosa avessi fatto al collo, il coltello mi scivolò di mano e per poco non mi mozzai un dito.
"Una puntura d'insetto" esclamai con disinvoltura. Vashi non si limitò a chiedere più nulla, sicuramente sospettava qualcosa ma non ero dell'umore giusto per affrontare l'argomento. Nelle due ore che mi separavano a iniziare il mio turno a lavoro, provai a convincermi del fatto che dovevo limitarmi a fare la cameriera, se non volevo cacciarmi nei guai, o nelle strette di qualcuno.
Ovviamente, la prima volta che passai davanti al suo tavolo, dimenticai tutti quei bei propositi, alzai lo sguardo e i nostri sguardi furono piedi di... odio? Il mio cuore e la mia mente erano in lotta, continuavo a fare errori, senza nessuna intenzione di collaborare. E io, ero distratta, continuavo a fare errori, a portare ordini ai tavoli sbagliati e urtare le altre cameriere. Alla fine dissi a Kevin che avevo bisogno di una piccola pausa e mi lanciò una bottiglia d'acqua. Una volta fuori la scolai quasi tutta, poichè una sete feroce mi tormentava. Forse un pò di dolore poteva riportarmi sulla terra, da cui mi sentivo totalmente distaccata. Lasciai che la rabbia aumentasse fino a esplodere, poi tirai un pugno a uno degli alberi accanto alla porta, con tutta la forza che avevo. Un ramo appuntito mi graffiò le nocche, merda. Sanguinava leggermente, ma avevo raggiunto il mio obiettivo. Adesso mi sentivo meglio. La mano che pulsava mi aiutò a concentrarmi. Il turno finì, stavo per salutare Kevin, quando andai a sbattere con la bionda, facendogli cadere di mano il vassoio, per fortuna, era vuoto. Lei lo guardò, poi guardò me, con occhi furiosi.
In risposta alzai le mani e le chiesi scusa. Feci per andarmene e lei mi bloccò.
"Dove credi di andare?" sibilò.
Mi chiesi perchè mi odiasse così tanto. Mi voltai. "Vado dove mi pare e piace. Ho finito il turno" replicai mentre sentivo montare la rabbia.
Sulle sue labbra comparve un ghigno sadico.
"Lasciala stare Lilly!" Kevin si mise in mezzo, cercando di mettere pace.
"Non ti immischiare!" Kevin si spostò sull'altro lato del bancone, lasciandomi da sola con quella tizia, non avevo paura di lei, con un batter d'occhio l'avrei stesa.
Guardò il vassoio sul pavimento, lo indicò con un cenno del capo e esclamò. "raccoglilo" la parola uscì come un sibilo dalle labbra rosso sangue, e non mi sarei mai sorpresa se da un momento all'altro avesse tirato fuori una lingua da serpente.
"No!" risposi.
"Raccoglilo, subito!"
"Non sono la tua serva" Quando feci per andarmene, mi prese per un braccio, affondando le unghie nella mia pelle. Mi vennero le lacrime agli occhi per il dolore, ma non cedetti.
Mi staccai bruscamente da lei, la spintonai indietro e lei mantenne l'equilibrio.
Mi sfuggì un gemito, tuttavia risposi. "Ho provato cose peggiori dei tuoi miseri graffietti". Alla mia risposta Lilly sorrise e sembrò contenta.
"Piccola troietta" mi voltai nuovamente e la guardai in faccia. Mi avvicinai a lei spintonandola e prendendola dal colletto dalla camicia, lei ricambiò con una gomitata in pancia, mi piegai in due dal dolore, e mi appoggiai con le mani a terra, appena vidi con la coda dell'occhio che stava per avvicinarsi nuovamente, le diedi una gomitata nel mento, leggendo nei suoi occhi dolore. Un liquido rosso le fuoriuscii dalla bocca, mi avvicinai nuovamente e in modo minaccioso gli dissi: "permettiti un'altra volta e giuro che ti stacco la testa" .
Rimase impietrita, ma non dalle mie parole, ma da una presenza alle mie spalle.
"Che succede qui, Lilly?" la voce forte e autoritaria di Dylan rimbombò alle mie spalle. Evidentemente, non era contento.
"Niente, mio signore" rispose lei, abbassando la testa in segno di rispetto.
Mi massaggiai il braccio, dove le unghie avevano trapassato la stoffa della maglietta.
"Allison, vuoi aggiungere qualcosa?" mi voltai e lo guardai in faccia, piuttosto scossa: ero ancora arrabbiata, con tutti e due. "Non ho niente da aggiungere.. mio signore!" Sottolineai l'ultima parola, e Dylan mi guardò inarcando le sopracciglia, Lilly invece sbigottita, sorpresa per il fatto che non l'avessi svergognata davanti a tutti. Dylan si avvicinò a lei, era a un passo dal suo viso, gli occhi di Dylan diventarono dorati, mi guardai intorno, ma nella sala oltre me, Dylan e Lilly non c'era nessuno. Che fine aveva fatto Kevin? Non disse nulla, ma lo sguardo di Dylan incuteva davvero timore. Lilly prese il vassoio, fece un inchino e se ne andò. Quando rimanemmo soli Dylan cercò di prendermi da parte, io mi allontanai ma lui fu più veloce di me, e tirandomi per il braccio in cui lei aveva piantato le unghie osservò con dispiacere. Io non dissi nulla, e lui non mi chiese niente, mi alzò il braccio e lo esaminò. Lo ritrassi. "Non è niente, adesso devo andare" Dylan sembrò furioso solo a vederlo faceva paura. Volevo andarmene, però lui mi barrò la strada con il suo corpo imponente. Non l'avevo mai visto così arrabbiato. Lo oltrepassai, e sulla soglia della porta fui fermata da due guardie di Dylan. Mi sbarrarono la strada, ma ero talmente esasperata che urlai.
"Levatevi dalle scatole". Le due guardie guardarono il capo alle mie spalle. Quando mi voltai, Dylan mi stava fissando. Mi guardò negli occhi per un tempo che parve lunghissimo. Quando sembrò che ero sul punto di cedere, distolse lo sguardo e fece un cenno a quei uomini. Si separarono e mi lasciarono passare, ma sapevo che me l'avrebbe fatta pagare..
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Bleeding Love (IN REVISIONE)
VampireAllison Trice è una cacciatrice di vampiri. E' stata addestrata dallo zio Tom, per sconfiggere questa forza del male che da milioni di anni, minacciano gli abitanti della Terra, molti umani vivono nel segreto, altri vivono per il loro nutrimento, al...