1. Inizio.

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-Forza, mangia!- mia madre mi incoraggia a mangiare, ma con questo caldo di Roma non ci riesco.

Mangiare è come ingurgitare i mattoni di cemento del pavimento delle strade alle due del pomeriggio... da l'idea, no?

Salve a tutti! Mi chiamo Valentina e ho una famiglia di spie. La Centrale è stata aperta nel 1902 o giù di lì e quindi dobbiamo farlo anche io e mio fratello, nel 2016. Si chiama Alessandro ed ha 21 anni. Stavo dicendo: ho 17 anni e vivo a Roma...

Vivo nel centro di Roma vicino alla Centrale. Non ho mai avuto la vita normale: sono andata a scuola fino alla quinta elementare e da lì è iniziato tutto l'allenamento fino alla terza media che è finito. Ho fatto qualche lavoretto semplice con la mia migliore che guarda caso è una spia, ma ancora niente di interessante come vorrei io.

Adesso stiamo in un punto morto: non viene assegnata nessuna missione e questa estate sarà lunga e calda...

-Non ho fame, mamma...- mi lamento mentre lei sbuffa tra il divertito e nervoso.

Scendo dallo sgabello e vado in sala. Quando mio padre lavora mangiamo in modo strano: come i cinesi... o come i zulu: cioè nel pavimento o sdraiati sul divano, ma io lo adoro.

-Ehi sorellina...- mi stuzzica Alessandro.

-Che vuoi?- chiedo.

Incrocio le braccia davanti a lui e poso il peso su una gamba.

-I miei amici escono... tu vuoi venire?- mi chiede.

È sempre stato molto dolce su questo campo. Mia madre non sempre mi lascia uscire da sola, perché ha paura di non so cosa riguardo il mio lavoro e allora lui mi invita sempre. Annuisco sorridendo. Lo bacio sulla guancia e corro di sopra. Appena apro la porta un arietta fresca mi fa rilassare... ho lasciato la finestra aperta tutt'oggi... forse è meglio se adesso l'accosto. Fin da piccola ho adorato sentire le chiacchiere delle persone che passano sotto casa mia, anche di sera quando mia madre mi raccontava la favola. Ora chiaramente, non lo fa più, ma la sera mi lascio sempre cullare da questa strana tranquillità.

Prendo il mio i-phone e chiamo Alessia che dopo tre squilli risponde.

-Valentina! Ciao bella!- eccola che urla.

È sempre stata così! Sin da piccola. Ha un tono di voce squillante e acceso e l'ho sempre adorato.

-Ciao Alessia, esco con gli amici di mio fratello, vieni, vero?- chiedo speranzosa.

So che verrà, ma bisogna essere sempre pronti a tutto.

-Certo. Tra 20 minuti sotto casa mia, ok?- replica.

-A tra poco.-

Essendomi alzata tardi devo ancora farmi la doccia e prepararmi... prendo l'asciugamano lanciato da qualche parte nel mio mondo e vado svogliata verso il bagno. Apro leggermente la porta e il cellulare squilla nuovamente. La Centrale...

-Buongiorno agente 135.-

-Michael?- chiedo sogghignando.

-Dai! C'azzecchi sempre!- replica falsamente infastidito.

-Eh si! Che ci fai in centrale?- chiedo.

Mi sono persa qualche riunione super importante come minimo. L'ansia mi assale: mia madre mi uccide se è così...

-Niente, mio padre doveva concludere delle faccende e l'ho accompagnato... sai non volevo stare in casa...-

La sua situazione familiare non è delle migliori...

-Ah ho capito! Già mi stava salendo l'ansia, pensavo di essermi dimenticata qualcosa.- dico ridendo.

Lo sento ridere dal cellulare.

-Sei sempre uguale!- esclama lui falsamente scioccato.

-Ehi.- mi lamento. -Ora devo andare. Esco con alessia...- inizio cercando di spogliarmi con una mano.

-Tu non mi hai invitato?- dice sconvolto.

-E tu non mi lasci finire.- cantileno copiandolo.

-Tra venti minuti sotto casa di Alessia.- asserisco e attacco per poi lavarmi.

Esco dal bagno molto rilassata. Apro l'armadio e metto al volo dei short neri a vita alta, una canottiera di seta dentro e le superstar, un po di trucco leggero e vado di sotto. Qualche capello mi sta attaccato alla nuca bagnata e li tolgo in instante, perché mi danno molto fastidio.

-Mamma! Io esco con Alessandro, ok?- le urlo dalla sala.

-Si, tesoro. Ci vediamo stasera ok? E stai attenta. Se ti danno fastidio...-

-Ammazzali di botte. Va bene mamma.- cantileno io.

La sento ridere e dopo mi rivolgo a Alessandro che fa "no" con la testa e ride.

-Forza andiamo, rompiscatole!- dico prendendolo a braccetto.

Usciamo di casa e passiamo due sezioni di raggi-x. E siamo molto lontani dalla sicurezza e molto vicini al pericolo. La cosa mi eccita tantissimo, però prima o poi ci verrà il cancro con tutti questi cazzo di raggi. Metti un dito fuori dalla finestra e... raggi-x!

Credo sia esagerato, ma non mi lamento affatto.

In fondo, le spie sopportano tutto.

Love and SpiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora