36. Blood.

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Ci stiamo incamminando verso piazza San Pietro, tutti insieme facendo finta di essere veri e proprio turisti. Ho anche messo anche gli occhiali da vista e un berretto blu e ho legato la felpa in vita. Diego ha gli occhiali da vista ed è ancora più sexy. Stringe la mia mano forte come se non vorrebbe più lasciarmi e a me va bene così. Non lo lascerò mai. Stiamo chiacchierando del più e del meno, sembrando veri turisti. Potremmo andare ad Hollywood. Non esagerare, cazzo! Mestruata la mia vocina. Sento il respiro di Diego vicino a me e poi le sue labbra prendere il lobo e succhiarlo. Chiudo gli occhi e poi li riapro cercando una cosa che attiri la mia attenzione. Le labbra di Diego. Giusto... cioè no!

-Smettila.- sussurro.

Ridacchia e poi mi bacia il collo.

-Mi eri mancata.-

-Sei stato tu il mestruato della situazione.- borbotto e poi mi pento di averlo detto. Sto esagerando. -Scusa, ho esagerato.- dico sospirando.

-Non ti preoccupare.- dice e poi mi sorride.

Ricambio e gli bacio la spalla, cioè il punto dove arrivo con le labbra senza diventare una giraffa. Qualche minuto dopo siamo arrivati e una ondata di caldo e ansia mi assale. Facciamo la lunghissima fila prima di poter entrare e poi facciamo finta di ammirare questa bellezze. Il mio cuore sembra realmente impazzito. Mi sta iniziando a girare la testa e poi mi aggrappo al braccio di Diego.

-Mi daresti l'acqua?- chiedo.

Mi guarda preoccupato e poi annuisce. Bevo un grande sorso e già mi sento meglio. Questi attacchi di panico ridicoli mi destabilizzano.

-Ne hai mai parlato con qualcuno?- chiede e lo guardo confusa.

-Di cosa?-

-Di questi attacchi.- risponde ovvio.

-A chi dovrei dirlo? Mi capita raramente e poi mi tranquillizzo facilmente.-  dico ovvia.

-Secondo me è troppo per te, questa ansia.-

Che?

-Stai dicendo che non sono in grado di fare il lavoro che faccio oramai da quando ho 14 anni?-

-No, assolutamente. Lo sai fare fin troppo bene, pero magari... non so... dovresti parlarne con qualcuno.-

-Uno strizza?- chiedo insicura.

-Forse... oppure un terapeuta... non lo so. Magari ti posso aiutare a eliminarli.- spiega guardandomi con quegli occhini azzurri preoccupati.

Adesso le palpitazioni aumentano ancora di più.

-Non voglio parlarne, adesso. Magari ci penso.- dico seria allontanandomi.

Alessia mi guarda interrogativa e poi mi si avvicina.

-Attacco d'ansia?-

-Si, di nuovo.-

-Dovresti prendere le gocce che prendo io.- dice seria con i suoi occhioni marroni profondi.

-Prendi delle gocce?- chiedo strabiliata sgranando gli occhi.

-Si, da quando ho 16 anni. É colpa del ciclo comunque.-

-Perché non me lo hai mai detto?- chiedo confusa corrugando la fronte.

-Perché all'inizio mi vergognavo, poi non mi è fregato più niente, ma non ho trovato il momento per dirtelo.- sospira.

-In che senso è colpa del ciclo?- chiedo poco dopo.

-Gli attacchi di panico e ansia, a volte, sono creati dagli ormoni del ciclo impazziti.- spiega.

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