60. Wherever you are.

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La festa é terminata e adesso stiamo passeggiando per le vie di Roma. La serata è a dir poco fantastica e stare con Diego lo é ancora di più. Mi tiene la mano stretta mentre chiacchieriamo con gli altri.

-Sono così contenta!- esclama Alessia che sta a braccetto con Alessandro.

-Sei così sviolinata questa sera!- la deride Clara che chiacchiera anche con Adam.

Sembra che le acque si siano calmate, ma non so che dirvi, perché non ho avuto modo di parlare con mia cugina.

-Preferisco sentimentale e contenta.- ribatte Alessia facendo un mezzo sorriso.

Diego non parla. Sembra assorto.

-É tutto okay?- chiedo a bassa voce.

Lui si volta di scatto verso di me e i suoi occhi incrociano i miei. Non sembra turbato, ma sicuramente non é tranquillo.

-Ti devo parlare di una cosa.- risponde serio e io quasi mi blocco di colpo.

Annuisco con la testa e ritorno a concentrarmi nelle mie amiche, anche se mi é parecchio difficile. Di cosa dovrà parlarmi? Sarà qualcosa di brutto? Devo avere delle risposte al più presto.

-Noi andiamo, signori, siamo stanchi.- asserisce Diego lanciandomi una occhiata d'intesa.

Annuisco con la testa e sospiro.

-Bene, a domani.- dico e saluto tutti per poi incamminarmi con Diego per la strada di casa sua.

-Non sono mai stata paziente, quindi sputa il rospo prima che te lo cavo dalla gola.- asserisco seria.

Sto seriamente sul punto di esplodere, perché devo sapere che succede. Perché é così turbato. Perché devo aspettare tanto.

-Il capo mi ha offerto un lavoro, parecchio tempo fa. Non ne ho parlato con nessuno, perché ero categorico a rispondere no, ma questa sera... La mia visione della situazione si è stravolta. Non so... penso che sarebbe bello fare quel lavoro, perché sento che ce la posso fare a discapito della laurea in scienze motorie.- risponde triste.

Sospiro.

-Che lavoro sarebbe?- chiedo mentre apre la porta di casa.

Sono estremamente felice che non ci siamo allontanati troppo. I tacchi non mi avrebbero lasciato scampo.

-Capo. Dirigere tutto. Ogni singola scelta sarà sotto il mio controllo.- risponde sbuffando e sedendosi sul divano a peso morto.

-Non vuoi farlo perché hai paura?- chiedo togliendomi i tacchi.

Vado verso di lui mentre mi osserva serio pensativo.

Mi metto a cavalcioni su di lui e gli slaccio la cravatta, la sfilo e la butto via. Si va avanti e li tolgo anche la giacca scomoda.

Si tira su le maniche e infila le mani sotto il mio vestito poggiandole sulle gambe.

-Si.- ammette senza guardarmi negli occhi.

Gli prendo il volto tra le mani e sorrido cercando di rassicurarlo.

-É normale avere paura, Diego, devi solo capire le tue necessità.- sussurro.

Lui sorride e annuisce.

-Se credi realmente che questo lavoro sia adatto a te allora fallo, osa come solo tu fai. Se invece credi che non vada bene, che poi te ne pentirai allora lascia perdere. Poi cambiare nella vita é fin troppo semplice.- spiego.

Sorride e mi bacia.

-Perché sai sempre che dire?- chiede.

-Perché ti conosco.- rispondo.

Love and SpiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora