27. Sono tornata.

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Roma Fiumicino.

Valentina's pov.

Siamo ufficialmente arrivati. L'aereo è appena atterrato e stiamo aspettando che ci aprano le porte per uscire. Mike e Alessia sono davvero davvero su di giri per essere tornati, io invece sono preoccupata, perché dovrò parlare con i miei genitori e sarà una impresa. Le porte si spalancano e usciamo andando verso l'aeroporto.

-Pronti? Siamo tornati!- esclama Alessia contenta e sorridente.

Le sorrido dolcemente e ci addentriamo nella struttura che brulica di gente, come mi immaginavo, e già mi manca l'aria. Continuiamo ad andare spediti verso l'uscita, cercando di non prendere gomitate e botte dalle valigie. Loro sono davvero contenti mentre io mi sto torturando il labbro. Dirò la verità ai miei? O mi invento qualcosa? Passiamo l'ultima porta scorrevole e arriviamo nella sala dell'uscita. Ci sono centinaia di persone con cartelli in bianco e nero che cercano persone che arrivano e turisti. Davvero allettante. Alzo gli occhi al cielo cercando di superare tutti. Scontro contro alcune persone e i miei amici mi dicono che escono per fermare un taxi. Non è proprio facile trovare un taxi in una giornata come questa. Sistemo il cellulare in un lato della sala dell'aeroporto mentre mi riposo un secondo respirando profondamente. Poco dopo qualcuno tocca la mia spalla e mi giro per vedere chi è... Occhi azzurri, cappelli scuri mossi, corpo alto e ben tenuto, sorriso da mozzare il fiato.

-Piccola, sei tornata.- sussurra Diego davanti a me.

Il tempo si ferma, come le persone intorno a noi. Nessuno fa più nessun movimento, vedo solo i suoi occhi e sento i nostri battiti cardiaci. Mi sorride. Un secondo dopo tutto riprende vita, comprese le persone intorno che riprendono a camminare, parlare e strafare e mi sembra di esplodere. Noto ogni sfaccettatura delle persone e il mio respiro accelera. Improvvisamente le lacrime arrivano ai miei occhi e solcano le mie guance senza che io possa decidere se voler piangere oppure no. Mi copro la bocca con la mano e lascio che un singhiozzo mi scuoti dalla testa ai piedi. Mi avvicina lentamente a lui e mi lascio circondare dalle sue braccia muscolose. Forse aveva ragione, forse ne avrei dovuto parlare con lui fin dall'inizio, forse avrei dovuto fidarmi subito invece che dubitare e creare altri problemi inesistenti.

-Sono qui.- sussurra come se non volesse che altri lo sentissero.

-E ci sarai ancora? Dopo di oggi ci sarai ancora?- chiedo tra i singhiozzi sommessi.

-Sempre.- risponde e un sorriso prende spazio nel mio volto.

Mi allontano appena da lui senza staccarmi troppo. Mi sorride dolcemente e io mi maledico per essere partita. Avrei decisamente dovuto parlarne con lui, invece di scappare. Porto una mano sulla sua guancia appena ricoperta da una barba sexy e la accarezzo. Mi era mancato, ma non ho mai voluto ammettere. Mi alzo sulle punte e lo bacio sulle labbra castamente. Sorride su di esse e io ricambio. Porta le sue mani sul mio viso e lo pulisce dalle lacrime e asciuga i residui.

-Adesso fammi un sorriso dei tuoi bellissimi e dimmi che ti fidi di me. Ho bisogno di saperlo.- asserisce.

-Mi fido di te Diego. E adesso sorriderò, pero non svenire.- sdrammatizzo facendogli alzare gli occhi al cielo per il mio finto egocentrismo.

Ridacchia e mi beo del suono della sua risata che mi era mancata tantissimo. Sorrido anche io e lui mi da un bacio sulla fronte.

-Non scappare più. Ci sono io con te.- sussurra.

Annuisco con la testa ancora scossa poi prende il mio borsone e la mia mano per andare.

-Andiamo a casa.- sussurra.

Usciamo di lì insieme, scossi dalle mie lacrime. Credo seriamente che nel momento che l'ho rivisto il mio cuore sia esploso. E ancora batte talmente forte che sento più lui che tutte le persone intorno a me. Penso di aver sentito per la prima volta un sentimento fortissimo per Diego. Più forte di quello che sentivo prima. Più... Amore. Già siamo fuori e sto cercando con lo sguardo i ragazzi che stavano cercando il taxi.

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