Capitolo 6.

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Come ha fatto ad avere il mio numero?! Perché mi ha scritto poi?!
Io:
[Hey, ehm scusa per come ti ho risposto, ma non avevo il tuo numero.]
Debora:
[Lo so che non avevi il mio numero piccola haha]
Io:
[Non mi chiamare così..🙄]
Debora:
[Fai l'antipatica anche di notte hahaha]
Io:
[Non faccio l'antipatica, solo che anche oggi te l'ho detto, non mi piace quel nomignolo, ce ne sono tanti, devi sceglierne un altro dai..]
Debora:
[Ma tu sei una bambina piccola]
Io:
[Ma non è vero 🙄]
Debora:
[Si vedi, anche adesso, che fai i capricci lo sei, anzi soprattutto adesso. Haha ]
Io:
[E tu sei antipatica. 🙄]
Debora:
[Sei adorabile hahah]
Io:
[Lo sho 😌]
Debora:
[piccola dai scendi sono sotto casa tua.]
Per un secondo resto lì a fissare lo scherzo, cercando di capire se è uno scherzo oppure no.
Io:
[Cosa?]
Debora:
[Sono sotto casa tua scendi, devo portarti in un posto.]
Io:
[Dove?]
Debora:
[Poche domande e scendi. Ti do due minuti.]
Io:
[Ma ho il pigiama. Mamma dorme e poi non posso.]
Debora:
[Non mi piace ripetermi, ti aspetto. Ah e se non scendi con il pigiama ti rimango a casa.]
Oddio e adesso?! Cosa faccio?!
Mi alzo dal letto, lo sistemo, e mi metto le scarpe, faccio tutto abbastanza velocemente, mi guardò intorno, è come se avessi perso il senso dell'orientamento e poi cavolo solo le 3 di notte. Dove vorrà portarmi a quest ora?
Mi metto il gubbino con la sciarpa, praticamente è come se non avessi altro addosso, talmente che i pantaloncini sono corti.
Lascio un bigliettino a mamma:

"Sono uscita con Debora, appena ti svegli se non mi trovi non preoccuparti. Ti porto la colazione."

Prendo le chiavi di casa da sopra la stufa, cammino in punta di piedi cercando di fare meno rumore possibile, esco di casa e subito in aria fredda mi colpisce in pieno, ho le gambe che tremano. Chiudo la porta e corro quasi, per andare giù e salire in macchina. Gli scalini sembrano di piu delle altre volte, sarà per il freddo o la voglia di vederla non so. Arrivo giù al portone, esco un po fuori, tanto da vedere la via e noto che la macchina e proprio vicino al cancello, mi guarda e mi saluta con la mano poi mi fa cenno di salire in macchina, ho le gambe che tremano tanto dal freddo. Mi metto il cappuccio in testa e corro vicino la macchina, lei nel frattempo mi apre la porta così che appena arrivo salgo.
Una volta salita, mi aggiusto sul sedile e mi chiudo ancora di più nel gubbino perché ho freddo.
Debora: -Perché non hai nulla sotto il gubbino?-
Io: -Mi hai detto di muovermi e mi sono mossa.-
Debora: -E per questo non ti sei vestita?-
Che idiota e..
Io: -Sono in pigiama.-
Debora: -Non pensavo dormissi nuda.-
Io: -Ma sei scema?! Tu mi hai detto di scendere in pigiama e io l'ho fatto.-
Lei scoppia a ridere, e io dopo di lei anche.
Debora: -Non pensavo mi ascoltassi per davvero, io lo dicevo scherzando così che ti muovevi.-
Continua a ridere e a prendermi ingiro.
Io: -Dove hai intenzione di portarmi alle 3 di mattina?-
Debora: -Vedrai- Nel frattempo mette in moto la macchina e accende l'aria calda, e parte.
Io: -Voglio saperlo.- Mi avvicino con le mani all'aria calda così da cercare di riscaldarmi.
Debora: -Non è qui vicino, quindi se vuoi dormire fallo, almeno sei riposata.-
Io: -No, ieri ho dormito troppo a casa tua e adesso non riesco più a dormire.-
Debora: -Come mai non dormi?-
Io: -Per tante ragioni.-
Non mi piace la piega che sta prendendo questo discorso.
Debora: -Non ne vuoi parlare e ti capisco.-
Non rispondo, mi limito a guardarla e sorriderla.
Debora: -A tua mamma glielo hai detto che uscivi?-
Io: -Gli ho lasciato un bigliettino dicendo che gli avrei portato la colazione.-
Lei scoppia a ridere.
Debora: -Staremo via tutta la mattinata fino al pomeriggio, o forse anche stasera. Non credo tu possa portargli la colazione.-
Io: -Sono in pigiama!!-
Debora: -E quindi?-
Io: -Non possiamo andare da nessuna parte, sono in pigiama.-
Debora: -Ma nessuno ti guarderà, anzi secondo me se qualcuno ti vede pensa che sotto quel gubbino non hai nulla.- E scoppia a ridere. Per lei è un continuo ridere, tutto.
Io: -Appunto per quello. Dove vuoi portarmi?-
Debora: -Ci fermeremo in qualche negozio e prenderemo qualcosa se ce ne sarà occasione.-
Io: -No-
Debora: -Zitta.-
Assecondo la sua richiesta, mi sto zitta e mi appoggio del tutto sul sedile, guardò fuori come piove, sta smettendo il che è un bene, mi guardo le gambe e il gubbino, ha ragione quando dice che sembra che non abbia nulla sotto, in realtà è quasi vero contando come dormo. Cerco di tirarmi giù il gubbino, la cosa che odio di più di me stessa sono le gambe.
Debora: -Non vai propio d'accordo con il tuo fisico vero?-
Io: -Perché questa domanda?-
Debora: -L'ho notato a casa tua quando ti guardavi allo specchio, o da come ti vesti sempre con cose larghe, o anche adesso non ti senti a tuo agio e si nota.-
Io: -Da cosa si nota?-
Debora: -Perché prendi l'orlo del gubbino e lo tiri giù, ti vuoi coprire le gambe, ma non ci arriva.-
Io: -Dovresti guardare la strada non me e cosa faccio.-
Lei sorride, io non capisco il perché, preferisco stare zitta e guardare altrove. Noto che prendiamo l'autostrada.
Io: -Dove andiamo? Perché prendiamo l'autostrada?-
Scoppia a ridere.
Debora: -Tranquilla non voglio rapirti e scappare in qualche altro continente, voglio andare solo in montagna.-
Io: -In montagna?-
Debora: -Si ieri quando sono tornata a casa dopo averti accompagnato mamma si è messa a parlare della casa in montagna e avevo voglia di portarti li.-
Che tenera che è..
Io: -Se me lo dicevi almeno, mi vestivo più decentemente e non restavo con il pigiamo.-
Debora: -Staremo solo io e te e li i telefoni non prendono, ho già detto a mia mamma di parlare con la tua quindi dopo la chiama non preoccuparti.-
Io: -Ma in montagna di questi tempi ci sarà la neve e ho il pigiama estivo.- Debora: -Tranquilla li ci saranno alcuni vestiti miei, dopo aver giocato nella neve come i bambini, ti asciugherai e ti farò mettere qualcosa di mio.-
Io sorrido, adoro la neve e soprattutto giocarci.
Io: -Si a proposito, ho ancora la felpa tua.-
Debora: -Si tienila.-
Io: -No e tua più te la rido, e da quello che ho capito da Cristina è importante per te.-
Debora: -Per quanto possa essere importante adesso è tua.-
Io: -Perché?-
Debora: -Cosa perché?-
Io: -Perché se è importante vuoi che la tenga io?-
Debora: -Sta meglio a te, e poi non è che è importante è che non mi piace quando qualcun altro indossa le mie cose.-
È molto seria, ma da quello che dice nemmeno io dovrei indossare le sue cose. Io non riesco a fare a meno di sorridere, lei mi guarda senza capire il perché io rido.
E da un po che qualcuno non mi trattasse in modo diverso dagli altri..
Debora: -Perché sorridi?-
Io: -E una cosa carina quello che hai detto, mi hai fatto capire che non sono come le altre.-
Debora: -Non ho mai chiamato nessuno nel bel mezzo della notte e l'ho portato in montagna. Non ho mai dato le mie felpe a qualcuno. Non ho mai fatto dormire qualcuno nel mio letto, specialmente dormire con me proprio no. Non ho mai preparato da mangiare per qualcuno. Non ho mai rinunciato a una serata fantastica per portare una ragazza in montagna la mattina dopo.-
Queste sue parole mi lasciano senza parole, non so cosa dire o cosa fare, vorrei abbracciarla, ma non lo so. Mi limito a sorriderla, ha detto qualcosa che non mi sarei mai aspettato sentirmi dire, specialmente da lei.
Debora: -Parli poco e sorridi spesso oggi, devi imparare a dire ciò che pensi.-
Io: -Non sono molto brava con le parole, il più delle volte vorrei dire o far capire qualcosa a qualcuno e finisce sempre che questo qualcuno si allontana sempre di più.-
Debora: -Ma io voglio sapere a ciò che pensi.-
Io: -Perché?-
Debora: -Cosa perché?-
Io: -Perché vuoi sapere cosa penso? Perché mi porti in montagna? Perché dormi con me e fai dormire me nel tuo letto? Perché mi tratti in modo diverso da come tratti gli altri? Perché la felpa? Perché tutto questo per me, se nemmeno mi conosci?-
Debora: -Hey piccola, una domanda alla volta.- poi scoppia a ridere, e così prepotente. Poi aggiunge: -Perché tu hai qualcosa di diverso dalle altre, non so dirti bene cosa sia di preciso, ma hai qualcosa di diverso. Quella mattina non volevo nemmeno venire a casa tua, poi mia mamma mi convince ed entri tu tutto bagnata, e non so cosa sia successo ma qualcosa è cambiato, in me dico chiariamoci. Non ho mai rincorso qualcuno. Ma con te voglio farlo. È come se tu mi facessi stare bene, senza fare nulla. Le altre ragazze con cui sono stata ci hanno provato più volte, compresa Cristina, e non ci sono mai riuscite. A te basta guardarmi male per mezzo secondo e per me già è tutto a posto.-
Mi lascia nuovamente senza parole, non so cosa dire o pensare. Un secondo prima fa l'antipatica e il secondo dopo la ragazza tutta dolce.
Io: -Questa cosa ti fa paura?-
Debora: -Non sai quanto, ieri mentre dormivi sul divano che ti ho presa in braccio e ti ho portato in camera volevo solo stare lì e coccolarti, stringerti, sono pensieri che non mi sono mai venuti in mente, di solito penso a tutt altro quando guardò una ragazza, ma con te tutto è diverso. Poi una volta che sono tornata giù, ci ho pensato e mi serviva la certezza di ritrovarti ancora di conseguenza ho preso il tuo cellulare, non ho guardato i messaggi tranquilla, e mi sono mandata un messaggio da sola, così da avere il tuo numero.-
Io: -Guarda che se me lo chiedevi te lo avrei dato stesso io.- E le sorrido.
Nel frattempo inizia a fare freddo ancora, quindi alzo le gambe sul sedile e ci chiudo a guscio. Debora nota questi miei gesti allora alza il clima.
Io: -Ma no tranquilla, andava bene come stava prima.-
Debora: -Non voglio che mi muori congelata.- E ride, è così dolce quando si preoccupa per me. Poi aggiunge: -Tranquilla siamo quasi arrivati, poi a casa c'è il camino, appena arriviamo lo accendo così starai al caldo, anche perché da quello che ho visto sei freddolosa.-
Io: -Siiii, io ho perennemente freddo, anche ad agosto la sera io giro con la felpa perché ho freddo.-
Lei mi guarda malissimo quasi ma scoppia a ridere poi.
Debora: -Ma come?! Io ho sempre caldo invece.-
Io: -Io sono la solita sfortunata.-
Debora: -No e una cosa dolce. Così poi ti fai riscaldare da qualcuno.-
Io: -Ad averlo quel qualcuno che mi riscaldi.-
Lei ride ma non dice nulla, guardo il cellulare e la linea inizia ad andarsene, di conseguenza lo posò. Ormai è quasi un ora che siamo in macchina, sono le quattro ed è ancora buio, mi appoggio del tutto al sedile e la guardo, ripenso a tutto ciò che mi ha detto, non so davvero come risponderle o come reagire. Di solito quando mi affeziono a qualcuno, poi vanno sempre via, quindi davvero non so cosa fare, mi giro e guardo fuori dal finestrino, siamo arrivati alla fine del autostrada, stiamo uscendo.
Debora: -Siamo quasi arrivate, la casa è proprio qui vicino.-
Io: -Che bello.-
Entriamo in un piccolo paesino, ci sono pochi negozi e ho visto anche qualche tavola calda, a quest ora però sono tutti chiusi anche perché è ancora presto, per me tutto questo è una cosa nuova, non sono mai andata in montagna e non so se questo sia un bene o un male il fatto che sia venuta propio qui, per la prima volta con lei. Continuo a guardare fuori, è tutto bianco, si vede che ha smesso di nevicare da poco, sembrano quelle scene da cartolina o ancora meglio paesaggi che si vedono solo nei film.
Dopo qualche casa e qualche negozio, Debora entra in una via al quanto pericolosa, è fatta tutta in curve, ed è abbastanza stretta, non credo ci possano passare due macchine.
Debora: -Tranquilla che non succederà nulla, l'ultima volta che sono venuta qui stava nevicando e non poco e ne sono uscita sana e salva.-
Io: -Ma non ho paura..-
Pensandoci è vero non ho paura, forse perché è lei a guidare o perché lei e con me, non so precisamente il motivo ma non ho paura.
Lei mi guarda per un secondo e mi sorride io ricambio il sorriso.
Poco dopo dieci minuti di curve la strada inizia ad "aggiustarsi" un po', ci sono alcune buche di conseguenza la macchina si muove in continuazione, prendo il cellulare dalla tasca del gubbino e vedo che la linea è andata via del tutto.
Debora: -Qui i cellulari non prendono di conseguenza alle tue amiche dovevi avvertirle prima, quando eravamo in autostrada.-
Ecco che torna la ragazza irritata.
Io: -No, non era per quello, e poi non ho nessuna amica da avvisare. Più che altro è per mamma non voglio che si preoccupi.-
Debora: -Te l'ho detto prima tranquilla che poi l'avvisa mia mamma che siamo qui e sopratutto che sei con me.-
È meglio che per tutto il tempo che stia con lei non usi il cellulare. Ai bordi della strada ci sono in infinita di alberi, da quello che ho capito la casa dovrebbe essere in mezzo al bosco proprio.
Io: -Dove è casa tua?-
Debora: -Non molto lontano, fra un po saremmo arrivate, praticamente mio nonno l'ha comprata dopo la pensione, diceva che voleva riposarsi dopo tanti anni di lavoro.- mi dice, io l'ascolto. Vedendo che non commento va avanti: -Insieme alla casa ha comprato un bel pezzo di terrà tutto intorno, ci venivo da piccola, con mamma e papà, poi ho preso strade poco belle e per un periodo non stavo mai a casa, adesso avevo voglia di tornarci e avevo voglia di andarci con te.-
Io: -E adesso siamo qui, insieme.-
Lei mi sorride e mi guarda e poco dopo distoglie lo sguardo da me e guarda davanti e il sorriso diventa ancora più grande.
Debora: -Siamo arrivate bimba.-

Perché ogni cosa bella, ti fa sempre stare male. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora