Capitolo 28.

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Passeggiamo per le stradine di questa piccola città. Dopo quella piccola conversazione al ristorante, poco prima di mangiare, abbiamo parlato poco e niente, non so precisamente cosa gli stia passando per la testa, ma la cosa un po' mi preoccupa. Non voglio che pensi cose brutte su di me o sul mio modo di pensare. Quando abbiamo finito di mangiare, ha salutato la sua amica della reception e ce ne siamo andate, ora vaghiamo in giro per questo piccolo paesino in cerca di non so precisamente cosa. Mi piace tantissimo come posto, sembra uno di quei paesaggi da cartolina, con la neve, il cielo grigio e le case in legno. E' bellissimo stare qui. Lei cammina e io la seguo continuando ad ammirare i passanti e le poche vetrine e case che ci sono in questa zona.
Debora: -Eccoci arrivate.-
La guardo e vedo che si è fermata davanti ad un negozio di vestiario, in vetrina ci sono i manichini vestiti in giacca e cravatta. E' un negozio che vende abiti eleganti puramente maschili.
Io: -Vuoi vestirti cosi?-
Debora: -Si perché?-
Io: -Non pensi sia troppo?-
Debora: -In che senso troppo?-
Io: -Troppo maschile ecco.-
Debora: -No, anzi.-
Io: -Secondo me si.-
Diventa ancora più seria e senza esitare entra, io la seguo.
Debora: -Non sono il tipo da vestitini e gonne e tacchi alti.-
Io: -Lo so, ma io non dico questo infatti.-
Debora: -Ma è quello che lasci intendere.-
Io: -Ti chiedo scusa allora, non volevo che fraintendessi, ma io dico che forse arrivare in giacca e cravatta ad un matrimonio che non è il tuo non mi sembrava il caso, comunque sia tu ti devi vestire come ti senti, quindi ti darò la mia opinione se vuoi, se no fa lo stesso.-
Dico accarezzando e ammirando uno degli abiti sui manichini. E' morbidissimo. E' bianco puro, senza stampe o altro. E' bellissimo.
Debora: -Acida.-
Io: -La maggior parte delle volte si.- Dico sorridendo.
Debora: -Un altra cosa che mi piace di te.-
La guardo perplessa.
Io: -Ti piace il fatto che io sia acida?-
Debora: -Si, è una specie di scudo per te l'acidità- Lei continua a guardare gli abiti indossati dai manichini, mentre io continuo a guardare lei. Mi ero dimenticata quanto bella fosse quando rideva.
Io: -Può essere.-
Debora: -E' così.-
Io: -Cosa ti da tanta sicurezza?-
Debora: -Concedi piccole parti di te a chiunque te lo chieda, poi quando capisci che hai sbagliato torni a fare l'acida.-
Io: -Non è vero.-
Debora: -Ah no?-
Io: -Io faccio l'acida quando vedo che di me a quell'altra persona non interessa minimamente.-
Debora: -Stai facendo l'acida con me.-
Io: -Lo so.-
Debora: -Continui a fare l'acida e non mi dici cosa ti passa per la testa.-
Io: -Perché dovrei dirtelo?-
Debora: -Perché con te io non riesco a capirlo.- Mi guarda per qualche secondo, distogliendo lo sguardo dai vestiti. -Di solito con altre persone capisco più o meno cosa vogliono o cosa pensano con te non riesco a capirlo.- Riprende a camminare per il negozio e guardare vestiti, io la seguo.
Faccio un mezzo sorriso.
Io: -In che modo riesci a capirlo?-
Debora: -si possono capire tante cose anche senza parlare con quell'altra persona.-
Io: -E come?- Chiedo perplessa.
Debora: -Gli occhi, la voce, i respiri, le mani, i movimenti del corpo.-
io: -E tu da li riesci a capire cosa più o meno vogliono o cosa più o meno pensano?-
Sorrido, non so se è più per il nervoso o perché continuo a non capire ciò che dice.
Debora: -Proprio non capisci vero?!.- Dice guardandomi e sorridendomi. -Dagli occhi si capisci se una persona è triste o meno, si capisce se è sul punto di crollare, tu puoi ridere e scherzare quanto vuoi, ma dagli occhi si capisce se sei davvero felice o meno. Per quanto riguarda la voce, non devi ascoltare ciò che si dice, ma più che altro come lo si dice.- Mi spaventa questa cosa, non voglio che capisca che io non sono felice, è vero non rido e tantomeno scherzo, ma non voglio che lo capisca comunque.
Io: -Per le mani o i movimenti del corpo?-
Debora: -Varia da persona a persona.-
Io: -In che senso?-
Debora: -Nel senso che per esempio tu quando sei nervosa ti tartassi le mani, come sei agitata il minimo muovi in continuazione le gambe, quando sei agitata più del dovuto o pensi tanto ti mordi il labbro, ma quello credo che sia una cosa che fai molto frequentemente, ma non te ne rendi nemmeno conto.-
Pensandoci, anche Giorgia me lo aveva detto, quando facevamo le videochiamate o quando stavo giù mi diceva sempre che mi mordevo il labbro, infatti, per colpa di questa cosa ho sempre il labbro pieno di taglietti. La guardo per qualche secondo, lei non smuove gli occhi dagli abiti, che poi pensandoci ce ne sono davvero tanti. Guardandomi intorno vedo un abito grigio chiaro, quasi tendente al bianco che è bellissimo. Mi ci avvicino e sento Debora venirmi dietro. E' semplice, senza stampe, liscio.
Io: -Si la cosa delle labbra non sei la prima persona che me lo dice.- Dico fissando l'abito. -Ti piace?-
Debora mi guarda. -sei seria, un abito grigio ad un matrimonio?-
Io: -Come vorresti metterlo scusa?! Nero?!-
Scoppia a ridere: -In realtà io pensavo ad un blu notte.-
Io: -E' un matrimonio non un funerale.- Le dico guardandola e ridendo.
Debora: -Ascoltami, non posso mettermi un vestito grigio quasi bianco per un matrimonio non mio.-
Scoppio a ridere: -Perché tu vorresti vestirti di Bianco quando andrai a sposarti?-
Debora: -Oddio, no, c'è credo di no, non saprei ecco insomma non ci ho mai pensato. Forse si perché no!? Non ci si veste di bianco ad un matrimonio?-
Resto stupita di me per la prima volta da quando la conosco, sono riuscita a metterla in serie difficoltà. Complimenti Rita ottimo lavoro.
Io: -Mi meraviglio di me stessa, per la prima volta ti ho messo in serie difficoltà.-
Debora: -Non è che mi hai messo in difficoltà. E' solo che io non ci penso a queste cose, non sono nemmeno fidanzata figuriamoci se vado a pensare a quando mi sposerò e se mai mi sposero.-
Io: -Ma tu lo vuoi?-
Debora: -Cosa?-
Io: -sposarti?-
Debora: -Ah, si lo voglio, c'è almeno credo.-
Io: -Non hai le idee chiare su questa cosa.-
Debora: -E' già da un po' di tempo che non ho le idee chiare su qualcosa.-
Io: -Come mai?- Resta per qualche secondo in silenzio, cercando di pensare se parlare o meno.
Debora: -Difficile da spiegare. Comunque il vestito lo provo, andiamo a chiamare una commessa.-
Io: -Dopo riprenderemo a parlare di questa cosa.- Le dico seguendola, mentre andiamo vicino il bancone.-
Debora: -No, non mi piace parlare di me lo sai.-
Io: -Io prima ti ho parlato di me, ho fatto uno sforzo, lo farai anche tu dopo.-
Debora: -E poi non c'è nulla da dire.-
Io: -C'è sempre qualcosa da dire.-
Debora: -Sei molto testarda sai?!.-
Io: -E' una delle tante cose che ho preso da mia mamma, e ne vado fiera.-
Sorride, e non dice più nulla. Arriviamo al bancone dove dietro c'è la commessa.
Commessa: -Salve, come posso aiutarvi?- Non appena vede Debora diventa paonazza e si agita e non poco. E' magra, alta, brutta per i miei gusti. Ha capelli lunghi fino a meta schiena rossi e lisci con occhi marroni, e gli occhiali come i miei più o meno che gli coprono metà viso.
Debora: -Abbiamo visto un vestito elegante color grigio semplice poco dopo l'entrata, mi chiedevo se potevo provarlo per favore?-
Commessa: -Ma certo, mi segua pure che lo andiamo a togliere dal manichino.-
Debora: -Va bene grazie, ma che taglia è?-
Commessa: -E' una 44.-
Debora: -Perfetto la mia taglia.-
La guardo stupita. -Sei così magra?-
Debora: -Non sono magra sono giusta.-
La guardo malissimo, ma lei non capisce il perché. Arrivati davanti all'abito, la commessa ci mette pochissimi secondi a togliere l'abito da dosso il manichino.
Commessa: -Sa come indossarlo o ha bisogno di un aiuto?-
Resto scioccata davanti a questa domanda. Non può averlo detto seriamente..
Debora fa un mezzo sorriso di soddisfazione.
Debora: -No grazie, sono già pratica di queste cose, riesco anche da sola. Grazie.-
La commessa per mezzo secondo diventa rossa, peggio di un peperone, non so per l'imbarazzo o per ciò che le ha detto Debora. Io la guardo malissimo, ma lei non toglie gli occhi di dosso a Debora.
Io: -I camerini dove sono? Deve provare il vestito.-
Commessa: -Ah si, scusatemi, ehm, seguitemi, ve li mostro.-
Debora: -Mi sa tanto di gelosia.- Mi dice sottovoce avvicinandosi al mio orecchio.
Non la guardo nemmeno, tantomeno le rispondo, lei sorride soddisfatta. In parte è si gelosia, ma non glielo dirò mai.
Arriviamo davanti ai camerini e resta ancora li imbambolata davanti a Debora come se niente fosse.
Io: -Sono questi i camerini?-
Commessa: -Ehm, si, sono tutte e tre liberi, potete scegliere voi in quale andare.-
Io: -Va bene grazie, non appena abbiamo fatto, la verremo ad informare.-
Debora mi guarda malissimo, ma allo stesso tempo sorride.
Commessa: -Si, ehm.. Okay.. Come volete.. Vi aspetto alla cassa allora. Ah.. ci sono anche altri colori se volete.-
Debora: -Che colori ci sono?- Chiede sorridendo, come se lo facesse apposta, per farmi innervosire ancora di più.
Commessa: -Blu notte, bianco, nero e avorio.-
Debora: -Dobbiamo andare ad un matrimonio domenica, quindi va bene così, poi deciderò se prenderlo blu notte o grigio.-
E' diventata tutta rossa la commessa, peggio di prima, si agita e si sta torturando le mani.
Commessa: -Va bene, se vuoi ti faccio provare anche quello blu notte, come almeno li vedi come ti stanno e scegli.-
Debora: -Si certo, grazie.- Le sorride e credo che la ragazza stava sul punto di svenire.
Faccio un sospiro e mi siedo su una delle poltrone difronte ai camerini, mi tiro le maniche fino a coprirmi tutte le mani che sono diventate viola per il freddo e non me ne ero nemmeno accorta. Mi sento i suoi occhi addosso e io faccio finta di non guardarla, continuo a guardare i molteplici vestiti che abbiamo intorno pur di non guardare lei.
Debora: -Ammetti che sei gelosa.- Ha un sorriso che gli copre gran parte del viso. Mi sento un idiota! Non dovevo. Non dovevo venire qui con lei, non dovevo reagire in quel modo, dovevo stare zitta e invece no! Idiota che sei Rita!! Ti ha presa in giro e tu ci stai ancora male, se ne è andata e tu stai ancora male, e da idiota che sei gli fai capire che sei ancora gelosa e che una piccola parte di te ci spera ancora. Ho gli occhi che mi vanno a fuoco, mi giro dall'altra parte, ma lei resta li davanti a me, con il sorriso sulla faccia, il che mi fa innervosire ancora di più. Gli ho dato modo di capirmi, ma non vuole capirmi, gli ho fatto capire come comportarsi, ma nulla. Sono solo un idiota, testa di cazzo che crede in un qualcosa che non ci è mai stato. Per lei era il nulla quello che 'è stato fra di noi. Mi faccio forza, la guardo e sorrido.
Io: -No non sono gelosa. E' solo che voglio andare a casa.-
Il sorriso dal suo volto sparisce.
Debora: -Come mai? Non stai bene con me?-
Io: -Non è che non sto bene. E' solo che non capisco perché tu voglia stare con me.-
Debora: -Bhe giusto.. Allora mi provo il vestito e ti riaccompagno a casa.-
Il nervoso che ho dentro inizia a farsi sentire. Dà delle risposte alla cazzo.
Io: -Vedi?! Non rispondi!.-
Debora: -Cosa dovrei dirti?!-
Io: -Io non ti ho detto che non voglio stare con te, ho solo detto che non capisco perché tu voglia stare con me!-
Debora: -Ho i miei buoni motivi!-
Si gira dall'altra parte, verso il camerino per non guardarmi.-
Io: -Quali sarebbero?-
Debora: -Non mi crederesti mai!-
Io: -Dimmeli.-
Debora: -No!-
Io: -Perché?-
Debora: -Non ti do la soddisfazione di sentirtelo dire?!-
All'improvviso non ci vedo più dalla rabbia.
Io: -Soddisfazioni?! Credi che io voglia soddisfazioni?! Ma seriamente?! Sei entrata nella vita come un tornado, ti sei presa tutto.- Mi alzo dalla sedia e vado e vado verso di lei. -Dopo qualche giorno scopro che mi avevi preso in giro, che per te era tutto falso, che per te è stato solo un gioco. Scopro che ero solo affare di una scommessa fatta mesi prima. Scopro che tutte quelle promesse erano il nulla per te, avevi promesso di non andartene e quante volte sbucavi a casa mia così da nulla e poi te ne andavi?! Quante volte se venuta da me e quando io più ne avevo bisogno te le sei andata?! Mi hai visto, piangere, ridere, sclerare per cazzate, mi hai visto stare male, ho concesso a me stessa di stare male davanti a te, ho concesso a me stessa di aprirmi con te, farti entrare nella mia vita, e tu cosa hai fatto?! E'?! Rispondimi?! Non rispondi più vero?! Te ne sei andata, come tutti, hai scelto un altra persona a me, hai scelto una stupida scommessa fatta con una tua amica. E adesso te ne vieni, sbuchi dal nulla, il giorno dopo che mi hai rivelato tutto, il giorno dopo che mi hai mandato in mille pezzi e hai anche la forza di dirmi che quella che vuole soddisfazioni sia io?!-
Lei non si gira e resta impassibile. Non riesco proprio a capirla.
Io: -Rispondimi adesso!-
Debora: -Io non so cosa dirti..-
Ha la voce spezzata, sembra che sia sul punto di piangere, vado un attimino in panico, non voglio che lei stia male, ma devo essere sicura di me stessa o almeno sembrare di essere sicura.
Io: -Dimmi cosa ti passa per la testa, sarebbe un buon inizio.-
Debora: -No, sarebbe troppo.-
Io: -Sarebbe troppo per te o per me?-
Debora: -Entrambe.-
Io: -Cosa vorresti dire?-
Si gira, la guardo, ha gli occhi rossi, pieni di lacrime, le mani chiuse a pugno. Si avvicina e io resto ferma, impassibile, reggo il suo sguardo.
Debora: -Vuoi sapere cosa penso?! Penso che sei una testa di cazzo, che sei una bambina, ti affezioni così tanto velocemente che daresti l'anima anche a un estraneo a momenti, penso che il più delle volte ti prenderei schiaffi, ma che allo stesso tempo inizierei a baciarti e non smetterei più. Penso che mi sei entrata dentro, molto dentro, dove mai nessuno ci era arrivato, mai nessuno aveva preso così tanto coraggio, eppure tu lo hai fatto, mi sei entrata dentro, riducendomi al nulla, riducendomi una merda per quello che facevo e per quello che dicevo. Quando stavo con te mi annullavo e mi annullo tutt'ora, non esiste nient'altro che te. E l'idea di farti stare male, l'idea di averti fatto stare male, mi distrugge ogni giorno, notte. In qualsiasi momento della giornata. Il pensiero di te mi fa sparire il resto, nella mia testa ora come ora non ci sei altro che tu, i tuoi sorrisi, il tuo profumo, la sensazione di averti appoggiato a me o di coccolarti magari mentre dormi, che è la cosa più bella di questo mondo, io dovevo proteggerti e invece ti ho solo fatto stare peggio e non mi capacito ancora di questa cosa. Non riesco a stare con nessun altra, non riesco a stare tra le braccia di nessun altra, non riesco ad abbracciare nessun altra, non riesco a sorridere a nessun altra o far sorridere nessun altra. Mi hai fatto conoscere la gelosia, le insicurezze, le paranoie in così poco tempo, ti allontano è vero, l'ho fatto più volte, fin dall'inizio, me ne andavo, ma ogni volte che me ne andavo e pensavo a quanto potessi stare male, e che ti avrei perso, e sai una cosa?! Non potevo accettare di perderti, non potevo accettare di vivere una vita senza di te e i tuoi sorrisi, i tuoi modi da bimba. Me ne andavo solo perché avevo paura di farti stare male, ma poi ti ho fatto stare male lo stesso. Non accettavo che tu eri diversa e facevi sentire diversa anche me. Me ne andavo perché non riuscivo a sopportare il modo in cui mi eri entrata dentro in così poco tempo, con dei semplici sorrisi, non sopportavo il modo in cui mi sentivo quando stavo con te, così insicura, così debole, saresti stata capace di uccidermi con una semplice parola e io questo non potevo accettarlo, non potevo accettare di essere così tanto vulnerabile davanti a te, non me lo sono mai concessa con nessuno, mi risultava facile tenere tutti a debita distanza, mi risultava facile non far avvicinare nessuno più del dovuto a me, ma con te mi risultava difficile il contrario. Mi risultava difficile tenerti lontano. Mi risultava difficile stare senza te e tutto ciò che comporti.- Tira un sospiro di sollievo, continua a tenere gli occhi sui miei, sono cosi tanto rossi. -Non potevo accettare il fatto di essermi innamorata di te.-

Perché ogni cosa bella, ti fa sempre stare male. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora