Capitolo 22.

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Non so precisamente quanto tempo sia passato, ma sento lo sportello della macchina aprirsi, entra Giorgia in macchina, mi guarda e capisce che è successo qualcosa.
Giorgia: -Qui è successo qualcosa. Cosa?-
Io: -Nulla che ti riguardi.-
Giorgia: -Parla.-
Io: -Non ti riguarda.-
Mi guarda male, ma almeno smesse di insistere, in quel momento.
Debora: -Come le hai prese le pizze?-
Giorgia resta per un attimo indecisa se continuare ad insistere o risponderle.
Giorgia: -Ho chiamato mia mamma e ho detto di chiedere come vogliono le pizze.- Le risponde, poi rivolgendosi a me dice: -Io e te dobbiamo parlare.-
Sono stanca di parlare..
Debora mette in moto la macchina e torniamo a casa. Durante tutto il percorso, non riesco a fare a meno di pensare a ciò che ha detto.
Non posso credere di essere stata solo un gioco per lei, un passatempo, come se io non avessi importanza, come se io fossi un giocattolo.
Mi chiudo nel gubbino, ho freddo, e guardo fuori dalla finestra, un punto non preciso. In macchina c'è un silenzio che è fin troppo assillante, ma preferisco non dire nulla.
Appena arriviamo a casa, sono la prima a scendere dalla macchina, non appena esco fuori mi accorgo del freddo che c'è, in macchina si stava meglio. Giorgia suona il citofono e qualcuno apre, non hanno chiesto chi fosse si vede che hanno sentito la macchina arrivare.
Saliamo le scale, mi sento al quanto distante dal resto del mondo, credo sia normale dopo oggi.
Appena arrivati a casa, vado in camera, mi tolgo il gubbino e lo poso nell'armadio, prendo il cellulare dalla tasca e torno in cucina. Intreccio le braccia, ho freddo.
Mamma e Giorgia hanno messo la tavola, io mi siedo vicino a mia mamma e Federica.
Stanno ancora parlando di quello stupido matrimonio.
Federica: -Voi sapete già cosa mettere per il matrimonio?-
Mamma: -Io e Rita si, lei ha un vestitino bellissimo, corto, ma bello.-
Giorgia: -Corto?-
Mamma: -Si, lei ha il fisico per mettersi gonne o vestiti corti, ma non lo fa mai.-
Preferisco non rispondere, il pensiero di me con un vestito di quelli addosso mi irrita, non mi sento a mio agio in quei miseri pezzi di stoffa chiamati vestiti.
Mia mamma mi passa la pizza che piace a me "prosciutto e funghi", la fame mi è passata.
Io: -Non la voglio grazie.-
Mamma e Federica mi guardano.
Mamma: -Qualcosa non va?-
Io: -No nulla, è solo che non ho fame.-
Mamma: -Perché?-
Alzo gli occhi Giorgia è seduta difronte a me, mi sta guardando, distolgo lo sguardo da lei, guardo Debora, è impegnata a tagliare la pizza, la guardo e mi vengono le lacrime agli occhi, mi alzo.
Io: -Mamma vado in camera, mi sento poco bene, mi riposo un po'.-
Mi guardano tutti perplessi, vado in camera mia, mi chiudo la porta alle spalle.  Mi butto sul letto, e mi metto sotto le coperte.
Non può avermi presa ingiro, non può essere stato tutto finto, tutto una scommessa. Sono così sbagliata.. Non sono una ragazza giusta.
Stringo Teddy a me, le lacrime scendono una dopo l'altra, il vuoto che avevo prima di lei torna a sovrastarmi, lei che mi ha presa ingiro, Giorgia che non è da meno.
Chiudo gli occhi e cerco di dormire, ma la testa fa male, cerco di spegnere la mente, mi sotterro sotto le coperte. Ho freddo. Sto cercando di dormire e non so precisamente dopo quanto ci riesco.

Mi strofino gli occhi, sono umidi. Tirò un po giù le coperte tanto da riuscire a vedere la camera. Mi giro verso la finestra, vedo che è notte fonda, il cielo è praticamente nero, senza stelle e dalle finestra di casa mia la luna non si vede. Giorgia dorme nella brandina vicino la scrivania, ha un respiro leggerlo e regolare, è sommersa dalle coperte, si vede che ha freddo. Guardo il comodino vicino al letto e c'è il mio cellulare, si vede che Giorgia quando è andata a dormire mi ha portato il telefono, Lo prendo, vedo l'ora che segna le "03:40", non c'è nessun messaggio e nessuna chiamata. Desolazione totale. In casa regna il totale silenzio. Il dolore alla testa è passato in parte. Ho bisogno di una sigaretta. Mi tolgo le coperte di dosso, mi alzo e metto le pantofole. Ho freddo. Mi guardo intorno e vedo che non ho felpe, se apro l'armadio faccio troppo rumore e rischio di svegliare Giorgia. Avevo appoggiato la mia felpa sulla scrivania ieri sera prima di addormentarmi ma si vede che Giorgia l'ha messa a posto prima di addormentarsi. Guardandomi intorno vedo che Giorgia ha lasciato la sua felpa sulla sedia della scrivania, mi avvicino in punta di piedi per non fare rumore, mi allungo di qualche centimetro cercando di fare meno rumore possibile. Prendo la felpa e molto velocemente le sigarette con l'accendino dal cassetto del comodino.Vado in cucina, chiudo la porta che divide la cucina dalle camere, alle mie spalle. Faccio un bel respiro, mi avvicino alla tavola e appoggio tutto lì, prendo la felpa di Giorgia e la indosso, ci vado tre volte in quella felpa. Mi piace indossare vestiti degli altri specialmente se sono se sono maglie immense come questa. Mi porto le maniche della felpa fino ai polsi, prendo il pacchetto di sigarette con l'accendino dalla tavola e vado fuori al balcone. Apro la porta del balcone e una ventata di aria fredda mi prende in pieno viso. Mi porto i capelli tutti in avanti e mi metto il cappuccio in testa. Esco fuori al balcone e mi siedo sulla sedia che c'è poco più in là della Porta, appoggio i piedi sul muro del balcone, mi perdo nella felpa, apro il pacchetto di sigarette e ne prendo una, l'accendo e mi metto ad ammirare il panorama. Nessuna stella a dare luce, è quella poca luce che c'è è dovuta ai pochi lampioni che ci sono ai bordi della strada. Abitando qui, praticamente in compagnia c'è molta tranquillità, il cielo si confonde con le poche case che ci sono davanti casa mia, mi appoggio del tutto all sedia e mi metto al giocare con l'anello di ferro che ho vicino il pollice, tra un tiro e l'altro penso a tutto quello che è successo in quel poco lasso di tempo. Giorgia che sta con me solo per sfizio, Debora mi ha rossa ingiro, e io guarda come mi sono ridotta a stare. Mio fratello non c'è, quello che si reputa mio padre me l'ha portato via.
Dopo un po la testa inizia a farmi male ancora, cerco di non pensare a nulla, e di ammirare il panorama in totale tranquillità.
Quando ho quasi finito di fumare, sento la porta del balcone aprirsi. Una figura robusta, è alta sbuca fuori da dietro al muro.
Io: -Giorgia!-
Giorgia: -Ehi.-
Io: -Come mai sveglia?-
Giorgia: -Potrei farti la stessa domanda.-
Preferisco non risponderle, la guardo meglio e vedo che è in tuta, ha un fisico scolpito, non è per niente esile, fa molta palestra quindi è molto robusta come ragazza.
Io: -Non riesco a dormire.-
Giorgia: -Io nemmeno.-
Prendo la sedia pieghevole in plastica, che c'è vicino al muro, la apro e la metto vicino a me.
Io: -Se vuoi sederti.-
Giorgia: -Grazie.-
Io: -Figurati.-
Riprendo a fumare quel poco di sigaretta che mi era rimasta e continuo a guardare oltre quelle case, quella linea di congiunzione tra il cielo e la terra che sembra quasi invisibile.
Giorgia: -Dobbiamo parlare.-
Io: -Non ho nulla da dire.-
Giorgia: -Io si. Dobbiamo parlare.-
Io: -Di cosa vorresti parlarmi?-
Giorgia: -Di noi, del messaggio e di quello che è successo in macchina prima.-
Io: -Non mi va adesso.-
Giorgia: -A me si!-
Io: -Parla allora.-

[SPAZIO AUTRICE]
Ciao, Allora volevo solo scusarmi con il ritardo della pubblicazione del nuovo capitolo, ho avuto dei "contrattempi". Cercherò di pubblicare un capitolo a settimana.
Fatemi sapere che vi piace.
Ciao 😄

Perché ogni cosa bella, ti fa sempre stare male. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora