Capitolo 46.

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Debora mi mette la mia ordinazione avanti e io apro la vaschetta dove ce l hamburger, nell angolino del vassoio lei ci mette anche la porzione di patatine e la bottiglia di coca cola.
Io: -So prepararmele da sola le cose per mangiare, lo sai amore?- Le sorride involontariamente credo, è una reazione, io la chiamo amore e lei sorride.
Debora: -Lo so amore, ma voglio prendermi cura di te anche su questo.- Dice cercando di aprirmi la confezione di patatine. -Dipendesse da te mangeresti poco e niente, io prendendomi cura di te mi accerto che mangi tutto..
Io: -Ma riesco anche da sola a prepararmi le cose.- Le dico guardandola. Lei lascia il pacchettino sul vassoio e mi guarda, ha gli occhi fissi sui miei.
Debora: -Ma voglio farlo io.- Dice seria e Le sorrido e la lascio fare con un cenno della testa. Lei riprende ad aprire la confezione di patatine.
Sara: -La tratti come se fosse una bambina.- Dice addentando per la prima volta il suo panino.
Debora la fulmina con lo sguardo: -Non ti riguarda di come la tratto.- Quanta freddezza.. Chissà cosa è successo mentre stavo fuori con Marco.. Spero nulla di grave.
Marco: -Si prende semplicemente cura di lei.- Dice con un filo di voce, mangiando prima la sua porzione di patatine. E' così tenerlo..
Debora ha finito di preparare il mio pranzo e io inizio a mangiare L hamburger ascoltandoli. Stranamente ho molta fame. Molta fame.
Debora: -Ecco.- Dice guardando la sorella.
Sara: -Si ma almeno questo lasciaglielo fare a lei.-
Debora: -Ma se non dà fastidio a lei perché devi intrometterti tu?- Dice guardandola, ancora deve iniziare a mangiare lei.
Sara: -A te non dà fastidio?- Dice guardandomi.
Io: -No.- Dico buttando giù il morso che avevo dato al panino. -E poi è una cosa che fa stare più tranquilla lei, quindi perché dovrebbe darmi fastidio?-
Sara: -Beh ti tratta come se tu fossi incapace di essere indipendente.-
Guardo Marco. Come fa ad amarla?! Io non Lo so. Ha sempre la testa china sul cibo, non dice nulla, si limita ad ascoltare e basta.
Debora: -Ma al posto di preoccuparti di ciò che faccio io, preoccupati dei problemi tuoi.- Dice guardandola dritto negli occhi, la sorella tiene il suo sguardo, hanno la stessa freddezza in viso.
Sara: -Stavo solo dicendo il mio punto di vista, tutto qui.-
Debora: -Tienitelo per te, che è meglio.- E' normale che io la ami anche quando fa cosi?!
Sara non ribatte più e si limita a mangiare, io dopo aver dato l'ultimo morso al mio panino aspetto un po' prima di iniziare a mangiare le patatine.
Marco: -Hai già finito il panino?- Dice guardandomi e scoppiando a ridere.
Io: -Ehm.. si.. Avevo fame..- Dico diventanti rossa.
Debora: -Stamattina non ha finito la sua colazione quindi è normale.- Dice guardandomi, non mi toglie gli occhi di dosso. Mi sento importante, essere all'altezza delle sue attenzioni vuol dire tanto per me.
Sara: -Ma meglio, devi mangiare!- Dice guardandomi anche lei, troppi occhi puntati addosso, mi mettono in soggezione. Debora lo distoglie dopo qualche secondo e inizia a morsicare il panino.
Io: -Marco, per favore, potresti darmi il mio telefono?- È ora di pranzo, mia mamma, non ha ricevuto ancora mie notizio, ed è meglio se le dico che sono ancora viva. Lui senza esitare, posa il panino e prende lo zaino, con molta cautela lo apre e fruga all'interno, dopo qualche secondo prende il cellulare e me lo da, io gli sorrido: -Grazie.- Lui mi risponde con un semplice cenno del sorriso e torna a mangiare partendo dal panino e ogni tanto si concede qualche patatina fritta.
Guardo il cellulare segna le 12.30 e c'è un unico messaggio da mia madre: [Mi ha chiamato la mamma di Debora e mi ha detto che siete andati a Gardaland e che stasera dormi la, non dimenticarti che domani pomeriggio alle due hai l'appuntamento dalla estetista e verso le cinque dalla parrucchiera.] Oddio no! Queste cose sono troppo, okay la parrucchiere, ma L estetista proprio no, è troppo anche per me.
Debora: -Tutto bene? Successo qualcosa?- Chiede guardandomi, Gli faccio vedere il messaggio di mio madre e lei scoppia subito a ridere, coprendosi con la mano la propria bocca.
Io: -È troppo anche per me..- Dico con un filo di voce.
Debora: -Cosa devi andare a fare dal estetista?- La guardo spalancando gli occhi. Non posso credere che me lo abbia chiesto.. Non posso dirgli che devo farmi la ceretta..
Deglutisco e rispondo: -Un paio di cose..- Dico con un filo di voce.
Lei mi guarda aspettando le risponda più chiaramente. Quando vede che non le rispondo continua: -Cioè?- Sorride, avrà capito che sono imbarazzata.
Io: -La pulizia del viso, e le unghie..- Lascio la frase a metà, mi torturo le mani che ho appoggiato sulle gambe e ho gli occhi fissi su di lei, non voglio fargli capire che mi ha imbarazzata, è imbarazzante..
Debora: -E basta?- Chiede, parla come se sapesse.
Io: -La ceretta..- Dico con un filo di voce. Fatemi sparire vi prego..
Debora sorride soddisfatta e dopo l'aver ingoiato il morso che aveva dato al panino si avvicina al mio orecchio: -E la ceretta la fai ovunque o no?- Dice abbassa voce. Sono sconvolta.. io no, c'è no!!. Questo non glielo dico. Resto letteralmente paralizzata, con gli occhi fissi su di lei, non appena si allontana da me si morde il labbro e aspetta una mia risposta, ma io che ho anche smesso di respirare, non riesco a dargliela subito.
Io: -Ehm.. E poi dici che sarei io la perversa, vero?- La guardo dritto negli occhi, cercando di non imbarazzarmi più di tanto, ma credo che sia impossibile dato che ho gli occhi di tutti puntati addosso, perché sento il viso andarmi a fuoco. Lei scoppia a ridere, ma continua a mordermi il labbro, io cerco di fare respiro leggeri e non veloci come mio solito, ma è praticamente impossibile. La guardo aspettando una sua risposta, ma si limita a sorridere e a guardarmi.
Debora: -Non ti piace la mia perversione?- Mi sento gli occhi di tutti puntati addosso e ogni parte del mio del mio corpo sta andando a fuoco per l imbarazzo.
Io: -Non ho detto questo..- Dico con un filo di voce, guardandola, lei continua a mordermi il labbro, il mio battito cardiaco sta aumentando. Chissà cosa gli passerà per la testa.. a cosa starà pensando o cosa prova in questo momento.
Debora: -Rispondi a tua madre, che è meglio.- Dice tornando al suo panino. -E poi mangia le patatine.- Sorride. Il battito cardiaco inizia ad essere più regolare, mi aggiusto sulla panchina e riguardo il messaggio, il rossore lo sento sparire. Aspetta ma mia mamma ha detto che dormirò da lei e io non sapevo di questo, perché non me lo ha detto e oddio che imbarazzo, non ho nemmeno il pigiama.
Io: -Mia mamma ha detto che dormirò da te.- La guardo. -Perché tua mamma gli ha detto così?- Lei continua a mangiare.
Debora: -Si Bhe, torniamo tardi, la sfilata e a mezzanotte e quindi partiremo da qui sempre mezz ora o addirittura un ora dopo, arriveremo a casa tardissimo, e non volevo far svegliare tua madre quindi ho detto alla mia di dirgli così..- Dice dopo aver ingoiato il panino. Non so perché ma mi sa tanto di scusa, insomma, non si è mai preoccupata di venirmi a prendere nel cuore della notte e portarmi via o di riaccompagnarmi tardi, e ora fa così.. non ha molto senso.
Io: -Va benissimo, era solo per dire, forse si era sbagliata a scrivere.- Lei finisce di mangiare il panino e si pulisce le mani, strofinandole. Una volta ingoiato mi guarda e sorride: -Davvero non ti preoccupa di dormire con me?-
Io: -No, abbiamo già dormito insieme, perché dovrebbe?- Beh in effetti un po' mi agita il pensiero di dormire con lei. Ma poi lei quando siamo nel letto mi abbraccia e mi coccola è tutta l agitazione sparisce, mi ci perdo nelle sue braccia.
Debora: -Non lo so..- Sorride guardandomi e prende il pacchetto di patatine e si volta completamente verso di me, mettendo il proprio ginocchio fra di noi, appoggiandosi alla panchina e mangiando una patatina alla volta. -A me agita il pensiero di dormire con qualcuno.- Marco e Sara non dicono nulla, finiscono il proprio pranzo e ci guardano, spostano lo sguardo da me a lei e così viceversa.
Io: -Perché?- Dico guardandola.
Debora: -Non ho mai dormito con nessuno, e da quando ti conosco abbiamo dormito insieme non so quante volte..- Sorride e Guarda il sacchetto di patatine, ne prende più di una e le mangia. Io guardo il cellulare, devo ancora rispondere a mamma.
Debora: -Digli che dormi da me, poi torniamo da lei domani mattina e il pomeriggio ti accompagno io dove devi andare.-
Io: -Sicura?- Dico guardandola.-
Lei fa cenno di si con la testa e quando ha ingoiato dice: -Ah Devo andare a tagliarmi i capelli di mattina però, quindi verrai con me me e poi ti riaccompagno a casa dopo.-
Sara: -La porti con te dalla parrucchiera?- Chiede sbalordita, prendendosi le attenzioni di entrambe. Lei fa cenno di si con la testa guardandola. Io mi appoggio completamente alla panchina, prendendo il pacchetto di patatine da sopra il vassoio e poggiandomelo sulle gambe, le inizio a mangiare una alla volta. Sono buonissime!!
Sara: -Wow..- Dice guardandomi. Lei ha finito di mangia e anche a Marco. Appallottolano tutte le carte e le mettono in un unico sacchetto cosicché da non averle sparse ovunque.
Sara: -Non ha portato mai nessuno con lei a tagliarsi i capelli.- Dice guardandomi. -Non ha mai concesso a nessuno questo onore.- Dice sarcastica sorridendo. Io guardo Debora, in cerca di spiegazioni, che non tardano ad arrivare: -Te l'ho detto il mio mondo è mio, nessuno deve entrarci.- Ha finito di mangiare le patatine e posa il sacchetto sul vassoio. -A parte te.- Mi guarda e io sorrido, non riesco a smettere di farlo quando fa così.
Rispondo a mia mamma: [Si mamma dormo da lei e torno a casa domani prima di mangiare e poi Debora mi accompagniamo dalla parrucchiera e dal estetista..]
La risposta di mia mamma è quasi immediata: [Allora falla mangia con noi..]
Io: -Mia mamma ha detto se vuoi mangiare a casa nostra domani a mezzogiorno.- Dico guardandola mentre si prende le patatine dal mio sacchetto.
Debora: -Certo, se non è un problema per voi, va bene..- Dice continuando a masticare.
Io: [Va bene mamma, a domani allora.]
Mamma: [Va bene, a domani amore mio divertiti.] Sorrido. Metto il telefono in modalità aereo cosicché nessuno possa disturbarmi è così la batteria dura di più. Lo passo a Marco che lo prende e lo rimette nello zaino, abbastanza velocemente.
Marco: -Tua mamma lo sa che sei lesbica?- Mi chiede guardandomi.
Io: -No non lo sa, mi sono ripromessa di dirglielo quando avrò trovato la persona giusta, se mai la troverò.- Lo guardo.
Marco: -E come pensi reagirà?-
Scoppio a sorridere: -Sai non lo so, mia mamma è un tipo abbastanza aperto, nel senso che per lei l'importante è che io sia felice e stia bene, me lo ha sempre detto, ma comunque per lei sarebbe un duro colpo, si ritroverebbe a cambiare tutto ciò che ha sempre immaginato per me, o per un mio futuro.- Dico guardandolo. Debora sta mangiando le mie patatine, si è presa direttamente il sacchetto da sopra le mie gambe e si è appoggiata completamente alla panchina e Sara ascolta.
Marco: -Ma per il tuo bene, lo accetterebbe?- Chiede incuriosito.
Io: -Si, non è selettiva o con la mente chiusa.- Sorrido. -Mia mamma è una donna stupenda. Io L adoro.- Dico guardandolo dritto negli occhi.
Marco: -Non ho mai visto nessuno parlare così della propria mamma.- Sorrido soddisfatta di me.
Io: -Mia mamma è fantastica, è la donna più forte che io abbia mai conosciuto in vita mia, ha affrontato cose che per me sembrano insuperabili.- Prendo aria. -Mi ha aiutato ad affrontare cose grandissime che io nemmeno non sapevo da dove partire, io non saprei proprio cosa fare senza di lei.- mi rattristo e mi guardo le mani appoggiate sulle mie gambe, le torturo sempre. -Quando mio padre si è portato via mio fratello, il dolore la stava uccidendo, eppure pensava a me, a come stavo o altro. Si preoccupava se mangiavo o meno, se dormivo o meno. Quando ha scoperto che fumavo non si è nemmeno arrabbiata, anzi, ha detto solo di non esagerare.- Lo guardo e sorrido.
Marco: -Quindi fumi?- Si vede che Debora lo ha informato della mia vita a casa perché non sembra per nulla perplesso da ciò che gli ho detto.
Debora: -Ora non fuma più.- Dice seria e io sorrido.
Marco: -Come mai?- Sorride anche lui e guarda entrambe.
Debora: -Mi infastidisce.- Ha sempre quel tono serio e distaccato. -Quindi non fuma.-
Marco: -Forse sei davvero diversa da tutte le altre ragazze.- Dice guardandomi e sorridendomi. Io rispondo semplicemente sorridendo, mentre Debora lo risponde diversamente: -Ascoltami, ehm.. lei è diversa, si è capito. Ma lo deve essere solo per me, non per tutti. Non amo il fatto che anche qualcun altro lo pensi.- Dice guardandolo dritto negli occhi.
Marco: -Non ti piacerebbe che tutti gli altri sapessero che lei è diversa?- Chiede sorridendo.
Debora: -No per niente.- Dice non togliendogli gli occhi di dosso. -Non voglio che qualcun altro si innamori di lei. Basto già io.-
Marco: -Tu hai la consapevolezza che basti parlare con lei mezzo secondo per capire che ha qualcosa di speciale?- perché devono tutti parlare come se io non fossi? Che poi dicono cose non vere. Nel senso io non ho nulla di speciale, nulla di diverso, nulla di così tanto importante. Sono una ragazza comune, come tante altre, forse con qualcosa in meno, questo si, ma nulla di più. Non mi piace quando le persone fanno così quando dicono che sono diversa o altro, non lo sono ma non lo capiscono.
Debora: -Pensi che non lo sappia? Io mi sono innamorata di lei dopo che le ho parlato per mezzo secondo..- Ha la voce che va a scendere a ogni singola parola. Credo abbia paura, per questo fa cosi. Continua a guardarsi le mani, si vede che gli è passata anche la fame, perché lascia alcune patatine nel sacchetto e appoggia tutto sul suo vassoio. Non posso continuare a farla stare nella paura o nell'insicurezza.
Io: -Non mi importa di qualcun altro..- Dico guardando Debora, intromettendomi, lei non mi guarda. Appoggia i gomiti al tavolo e si guarda introno, ma non guarda me. -Non mi importa di altre ragazze o di chiunque ci possa provare con me o che sia addirittura innamorata di me.- Guardami, ma non mi guarda, sospiro. -Non mi importa di nessun altra, ma solo di te..- Ti amo, ti è così tanto difficile capirlo.. Vorrei dirglielo, ma quando dico a qualcuno ciò che provo poi va sempre via e ho paura, non voglio che lei se ne vada.. Lei si volta a guardarmi e i nostri occhi si incontrano, mi avvicino a lei, e gli avvolgo con entrambe le braccia un suo braccio. L'espressione del suo viso si rilassa un po'.
Debora: -Davvero?- Faccio cenno di si con la testa e lei resta incredula ancora.
Debora: -Nonostante tutto ciò che io abbia fatto?- Dice con un filo di voce. Io appoggio la testa sul suo braccio e lei si tranquillizza: -Nonostante quello che tu hai fatto, nonostante le tremila ragazze che ti vengono dietro, nonostante tutto. Non mi importa delle altre, ma di te si. Solo di te.- Lei sorride e io non posso fare altre che sorridere a mia volta.. Non voglio che abbia paure su noi, non voglio che sia paranoica o che i mille suoi film mentali possano comunque farle del male, voglio che lei stia bene, voglio che stia bene con me..
Debora: -Come faccio io a non amarti?- Ha una voce così tanto dolce, mentre lo dice. Io sorrido e appoggio la testa sulla sua spalla, chiudo gli occhi e mi lascio avvolgere dalla sua dolcezza. -Ti amo, mia piccola meraviglia.- Anche io ti amo, non immagini tanto. Si appoggia a me e la sento sorridere, dopo qualche secondo si alza un po' e si appoggia con le labbra sui miei capelli e mi da piccoli baci.
Debora: -Andiamo piccola?- Si allontana un po' da me e io alzo la testa, Mi guarda e mi sorride e io mi sciolgo.
Io: -Sii.- Mi stacco da lei e prendo la maglia che avevo addosso, quella pesante, che stava vicino a me, con la sciarpa e mi alzo dalla panchina. Debora mi segue dopo aver preso il gubbino suo. Mi alzo e mi aggiusto la canotta con la felpa e mi metto la maglia addosso e subito dopo la sciarpa. Lei si è messa davanti a me, e mentre si mette il gubbino, fa dei movimenti così tanto delicati che mi è impossibile non guardare. Sara e Marco si alzano e mentre lei si mette il gubbino, Marco va a posare i vassoio e buttare le carte nel cestino, vicino l'uscita.
Debora si accorge che la sto guardando: -Amore, mi sento osservata.- Dice guardandomi, io mi imbarazzo: -Scusami, ma mi è impossibile non guardarti..- Dico con un filo di voce guardandomi le mani mentre, come sempre me le torturo.
Debora: -Mi aiuti?- Dice guardandomi, alzo la testa e vedo che ha difficoltà con il cappuccio, non riesce ad aggiustarlo fuori dal gubbino. Faccio cenno di con la testa, e lei si siede su un puffo vicino a noi, perché essendo troppo alta, non riesco ad arrivarci, neppure mettendomi sulle punte. Quando si siede, prendo il cappuccio della felpa e lo metto fuori al gubbino, alzandoglielo un po' ai lati così non prende freddo.
Una volta finito, lei si gira verso di me per guardarmi, stando sempre seduta, e sorride: -Grazie amore.- Io sorrido, stando seduta lei è alta quanto me quasi. Gli appoggio i gomiti sulle spalle e gli accarezzo il viso con entrambe le mani, arrivando fino alla rasatura dei capelli: -Sono Nana.- Le dico e lei scoppia a ridere, si lascia accarezzare dalle mie mani, appoggiandosi anche su di loro a volte. E' di un infinita dolcezza questa ragazza.
Debora. -Sei la mia nana.- Oddio no, preferisco tremila volte piccola che nana o puffa o qualsiasi altro nomignolo ha in mente. Scoppio a ridere e faccio di no con la testa.
Debora: -Non sei mia?- Chiede sarcasticamente, sorridendo.
Io. -Tua si, ma nana no.- Faccio cenno di no con la testa e continuo: -Preferisco tre mila volta piccola a nana.- Dico sorridendo. Guardo ogni lineamento del suo viso e ed è perfetta in ognuno di essi. Le sue espressioni, quando socchiude gli occhi, che diventa quasi una bambina, sembra così tremendamente fragile, come se io potessi farla male da un momento all'altro, le sue labbra, che sembra così tanto morbide o quelle fossette che si fanno ogni volta che sorride.
Sara: -Piccioncine, andiamo?- Entrambe la guardiamo, Debora si è girata staccandosi dalle mie mani e all'improvviso è diventata seria, lascio cadere le mie braccia, ai lati del gubbino. Non mi ero nemmeno accorta che Marco fosse tornato e fosse messo anche il gubbino. Debora si alza dal puffo e non appena sta in piedi mi prende la mano e la stringe fortissimo e io non posso fare altro che ricambiare. La guardo, e lei ha lo sguardo dritto davanti a lei.
Debora: -Ora possiamo andare.- Dice guardandoli entrambi uno alla volta.
Sara e marco sorridono e si incamminano verso l'uscita e io e lei li seguiamo.
Non appena arriviamo fuori, mi accorgo che il sole ha riscaldato tutto, ci fermiamo tutti poco dopo l'uscita. Non c'è più freddo come prima. Ci guardiamo tutti intorno.
Marco: -Le figure stanno andando verso destra e le attrazioni alte stanno verso sinistra, dove andiamo?-
Io: -Destra.-
Debora: -Sinistra.-
Rispondiamo insieme, guardandoci.
Marco: -Se il vostro rapporto inizia così, andrete che è una meraviglia.- Dice scoppiando a ridere. Io soffro di vertigini non voglio andare sulle giostre alte.
Sara sorride alla battuta di Marco, che in parte ha ragione. Debora mi guarda: -Amore mio, non ti piacciono le giostre dove devi andare in alto?- Faccio cenno di no con la testa e lei sorride.
Debora: -Perché?-
io: -Ho para..- Dico con un filo di voce.
Debora: -Prima sulle montagne russe hai avuto paura?- In effetti ha ragione, prima quando stavano andando che stavamo piuttosto in alto, la paura era solo all'inizio, ma poi è passata e poi avevo lei vicino.
io: -Beh, solo all'inizio, poi è passata.- Dico. -Mi sono anche divertita verso la fine.-
Lei sorride e mi spinge verso sinistra, alla fine riesce sempre a farmi fare tutto ciò che vuole, questa cosa non è giusta. Sto in silenzio, con una mano nella sua mano e con l'altra in tasca torturandomela. Stranamente non ho nemmeno freddo, anzi il sole mi sta riscaldando tantissimo. Io la guardo e lei non fa trasparire alcuna emozione, e quindi torno a dare le mie attenzioni al resto, superiamo tantissimi altri bar e ristoranti. In lontananza vedo anche che ci sono alcune bancarelle dove vendono i peluche. VOGLIO UN PELUCHE ANCHE IO!! Noto che un bambino uscito da quella via ha un peluche in mano, quindi deduco che lo avrà preso da quella bancarella o da qualche altra parte dove ci sono i giochi a premio. Lo seguo con gli occhi, tiene la mano nella mano del papà e cammina saltarellando con un peluche che è più grande di lui a momenti, ma lo ha sotto il braccio. Vorrei essere stata anche io così con mio padre, vorrei aver avuto anche io un punto di riferimento come quel bambino, un padre dovrebbe essere questo.. E' un enorme orso, color verde, il colore non mi piace tanto. Preferisco gli orsi bianchi, quelli sono perfetti o addirittura anche neri. Il bambino con il papà camminano davanti a noi e io vedo solo la gioia nei movimenti di quel bambino.
Debora: -Tutto bene amore?- La guardo, non capendo del perché di quella domanda.
Io: -Si amore mio, perché?- Lei sorride e per qualche secondo si perde, ha gli occhi persi.
Debora: -Così amore chiedevo.- Faccio cenno di si con la testa.
Torniamo a guardare davanti a noi, e il bambino e sparito insieme al papa.
Appena arriviamo davanti le giostre con l'altezza, la paura mi assale, stringo ancora di più la mano a Debora, e lei a sua volta mi stringe ancora di più. Faccio qualche passo avanti intimorita, ma comunque vado avanti.
Marco. -Vi va di fare le gabbie?- Chiede guardando tutti noi, continuando sempre a camminare. Io lo guardo sbalordita, non so nemmeno che ci fossero qui.
Sara: -Per me va bene.- Guarda noi, io guardo Debora.
Debora: -Non lo so..- Dice guardandomi. -E' alto e io non lo so se te la senti..-
Io: -Quale è?- Le chiedo. Lei alza la testa e guarda in alto, io la seguo con lo sguardo e ci sono dei fili e dopo qualche secondo si vedono alcune gabbie passare e dentro ognuno di essi ci sono un massimo di due persone. E' troppo alto, io non so se ci riesco, ho troppa paura.. C'è da lì si vedrebbe il mondo. Deglutisco.
Debora: -No, è troppo alto. Andate voi, poi se è il caso noi vi aspettiamo giù.- Dice guardando sia Sara che Marco. Lo sta facendo solo per me e io non voglio che a causa mia rinunci a divertirsi, voglio che si diverta è che non rinunci a nulla.
Io: -No, andiamo.- Dico guardando tutti uno alla volta. Debora mi guarda perplessa: -sei sicura piccola?- Faccio cenno di si con la testa e cercando di nascondere la paura e non fargli notare nulla. Devo superare le mie paure. Tutti restano immobili nel guardarmi.
Io: -Allora andiamo?- Chiedo e Marco e Sara si incamminano e noi li seguiamo a piccoli passi.
Debora: -amore se non te la senti, non devi sentirti costretta..- Dice guardandomi.
Io: -amore mio, va benissimo.- La guardo, cercando di essere il più convincente possibile. -Tu starai con me, vero amore?- la voce va a scendere, ma tengo comunque il suo sguardo.
Debora: -Ovunque tu voglia, fino a quando tu vorrai.- Io sorrido e lei mi stringe fortissimo la mano e io anche. Torniamo a guardare davanti a noi e seguiamo i due ragazzi davanti a noi.

Perché ogni cosa bella, ti fa sempre stare male. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora