Capitolo 57.

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Giorgia: -Rita, dove hai messo la tua valigia?- La sento urlare dalla cucina.
Io: -È vicino la porta di entrata.- Le rispondo urlando dalla mia camera. Mi sto preparando lo zaino piccolo da mettere davanti con me con dentro il caricatore del cellulare, le cuffie, un pacco di fazzoletti, una bottiglia d'acqua e alcune brioche da mangiare durante il viaggio nel caso ci venisse fame dato che il viaggio è piuttosto lungo. Finito di preparare lo zaino prendo il gubbino dalla sedia e allontanandomi guardo la mia camera per l'ultima volta prima di partire. Ieri mentre preparavo la valigia ho trovato alcuni vestiti che Debora mi aveva prestato quando eravamo andati in montagna da lei e quando ero andata a casa sua, ho lasciato detto a mia mamma di ridarglieli quando la vede.
Oggi sarei dovuta andare al matrimonio, ma devo partire. Ieri sera Giorgia era troppo stanca e quindi abbiamo deciso di partire stamattina, lo stesso giorno del matrimonio, sono le tre di mattina ed è ancora buio. La mia mamma e la mamma di Giorgia stanno ancora dormendo ci siamo salutate ieri sera, mia mamma ha insistito per alzarsi anche lei stamattina, ma sarebbe stato inutile è troppo doloroso, ieri ci siamo salutate con un abbraccio e la promessa di prendermi cura di me.
Esco completamente dalla camera, dopo aver preso il cellulare e averlo messo nella tasca dei jeans, spengo la luce e raggiungo Giorgia in cucina. Lei è più pronta di me, non appena mi vede mi sorride e io non posso fare altro che ricambiare. Noto con mio grande stupore che ha preparato tutte le valigie nell angolo vicino la porta. Sono quattro tre mie e una sua, pensando a questo mi viene da ridere lei mi guarda stupita.
Giorgia: -Come mai ridi?- Mi guarda ridendo.
Io: -Io ho tre valigie e tu una.- Dico indicandole. La più grande dove ci sono i vestiti, la media dove ci ho messo le scarpe e le pantofole e la piccola per metterci creme, spazzolino, piastre, trucco e tutte cose così, le altre sue le avevo già qui, mia mamma le teneva nell'armadio, nel caso servissero è dato che ora servono le ho prese io.
Giorgia: -Se tu che viaggi con una casa fatta non io.- Dice scoppiando a ridere e guardandomi, portandosi un braccio alla pancia dal troppo ridere. Lei è già pronta, con gubbino e sciarpa e quel buffo cappello con la pallina su.
Io: -Mi porto tutto ciò che potrebbe servirmi.- La informo alzando le sopracciglia.
Lei smette di ridere e sorride, è così tanto contenta che io voglia andare via con lei che questa cosa mi entusiasma ancora di più.
Giorgia: -Dai mettiti il gubbino e la sciarpa che c'è freddissimo giu.- Faccio cenno di si con la testa. E coprendomi con il gubbino e la sciarpa tenendomi scoperto solo gli occhi coperti in parte dagli occhiali. Una volta coperta bene mi metto lo zaino piccolo dietro le spalle e vado per prendere le mie valigie quando Giorgia mi blocca con un braccio e guardandomi seria mi dice: -Non ti permettere proprio.- Mi guarda fisso negli occhi e poi continua. -Le valigie le prendo io.- Non posso farle portare tutto a lei, sono pensanti le mie valigie..
Io: -Ma no.. voglio aiutarti..- Dico con un filo di voce.
Giorgia: -Amore della mia vita, sono abbastanza forte da riuscire a portare queste valigie e anche altre.- oddio mi ha chiamato amore della mia vita, io mi sciolgo quando fa così e lei lo sa. Mi sento il viso andare a fuoco e mi copro ancora di più nella sciarpa, mi metto le mani in tasca e aspetto che lei si carichi le braccia e le spalle con le valigie e gli zaini, mette il suo borsone sul trolley, lo zaino dietro le spalle e nella mano libera prende l'altra mia borsa, io nel frattempo mi avvicino alla porta e la apro lasciandola passare lei per prima e poi la chiudo alle mie spalle spingendola un po' dato che non ho le chiavi, non ha senso che io me le porti dietro, comunque non mi servirebbero. Guardo la ragazza davanti a me, poco più alta di me trascinarsi tutte quelle valigie dietro, pesanti, ma lei non lo da a vedere, fa come se nulla fosse, solo per farmi credere che non fa fatica così che io non insisto con l'aiutarla. Iniziamo a scendere le scale, dalla finestra davanti a me noto che fuori è ancora buio, e c'è ancora qualche stella in cielo. Mi soffermo qualche istante nel guardare fuori e ammirare per qualche secondo quel panorama che sono sicura non mi mancherà per niente, ma che è di una grande meraviglia. Giorgia abita praticamente in montagna quindi la vista da casa sua sarà decisamente diversa dalla mia. Casa sua non è tanto grande, ma è bellissima, è molto isolata ma ci vuole poco per arrivare in città e al primo piano è tutto aperto, c'è un unica parete fatta in mattoni dove c'è la cucina per il resto sono finestre immense che partono dal pavimento e arrivano al soffitto, che d'estate se si aprono si sente il profumo dei fiori e degli alberi, almeno lei così mi ha detto, io a casa sua ci sono andata un unica volta con mia mamma è mio papà ed era pieno inverno, un po come ora, ma non c'era la neve. Per quello che mi ricordo poi il piano di sopra è un po' come quelle case di un tempo, fatte in legno con l'arredamento comunque moderno, che si adatta allo stile della casa. Mi ricordo che non appena l'ho vista me ne sono innamorata.
Giorgia: -Rita, ci sei?- La sua voce mi riporta alla realtà, mi ero persa nel guardare fuori e nel ricordare la casa di Giorgia quando l'ho vista l'ultima volta. Mi giro di scatto e la guardo.
Io: -Si si, scusami.- Lei mi sorride dolcemente e io ricambio il sorriso e riprendo a scendere le scale velocemente, lei nel frattempo che io ero persa nei miei pensieri è scesa di una tesa di scale e io la raggiungo, una volta che arrivo vicino a lei, riprende a scendere. E' molto veloce e io faccio fatica a stare al suo passo, ma ci sto ugualmente. Non appena arriviamo giù al portone, alzo un po' il passo tanto da superarla e aprirle il portone cosi che lei possa passare senza fatica. Non appena usciamo il freddo mi travolge.
Giorgia: -Copriti che c'è freddo, chiuditi nel gubbino.- Sorrido anche se lei non mi vede, mi piace quando si preoccupa per me.
Io: -Si si tranquilla.- Il cancello era gia aperto e lei senza molta fatica esce e si avvicina alla macchina, si ferma davanti la macchina e non appena la raggiungo mi dice cosa fare.
Giorgia: -Ho le chiavi in tasca, quella destra, puoi prenderle per favore e apri lo sportello dalla parte del guidatore e vedi che in basso vicino lo sterzo c'è un pulsante con su il disegno del baule della macchina, premilo cosi si apre.- Io molto velocemente faccio tutto ciò che mi ha detto e non appena il baule si apre lei posa le valigie in terra e in modo molto composto e ordinato le mette dentro chiudendolo poi. Non appena ha finito gli ridò le chiavi e lei sorridendomi di dice: -Inizia il nostro viaggio insieme.- Quando parlavamo molto tempo fa fantasticavamo sempre su ciò che avremmo potuto fare un giorno quando saremmo state insieme e in cima alla lista c'era viaggiare, dovevamo andare a visitare l'America, io mi accontentavo di Londra, lei di tutto il resto. Mi ricordo ancora quando lei dolcemente mi ha detto "Non appena possiamo prenderemo il primo volo e ti porterò via da tutto, da tutto questo e staremo solo noi. Andremo a dormire insieme tutte le sere e io la mattina ti vizierò portandoti la colazione a letto e tu con un sorriso dolce, uno dei tuoi, mi dirai che non dovevo e che non serve che ti porti la colazione a letto e io ti risponderò che lo farò perché ti amo e voglio renderti felice." Poi continuava sempre a fantasticare "Ci ameremo ogni giorno sempre di più, arriveremo al punto di non riuscire più a separarci perché dipenderemo completamente una dall'altra." Poi con un sorrisetto dolce, uno dei suoi finiva dicendo "Io già dipendo completamente da te, ma tu no, quindi devo fare in modo che tu ti innamori di me, perché io per nessuna ragione al mondo ti lascerei andare via." Sorrido involontariamente.
Giorgia: -A che stai pensando?- Mi chiede guardandomi perplessa, è in piedi davanti a me con le mani sul baule e gli occhi puntati su di me. La sua voce fa andare via tutte le sue belle parole, quelle parole che non sento più da molto tempo da lei, prima gli credevo quando me le diceva, in realtà credevo a tutto, era il mio punto di riferimento, senza di lei dopo è tutto cambiato.
Io: -A nulla perché?- Chiedo cercando di nascondere tutto ciò che mi passa per la testa, con lei mi risulta molto difficile, ma ci provo comunque.
Giorgia: -Sei assente e poi ora sorridi, quindi deduco stessi pensando a qualcosa di bello.- Sorrido nuovamente e superandola avvicinandomi allo sportello del passeggero per salire le rispondo: -Non pensavo a nulla di che tranquilla.- Apro lo sportello e in modo molto veloce salgo e chiudo la macchina, qualche secondo dopo lei mi raggiunge, mette le chiavi nel cruscotto e mette in moto la macchina e con retromarcia si mette sulla strada e partiamo, mi appoggio completamente al sedile e il sonno inizia a farsi sentire.
Giorgia: -Mettiti la cintura per favore.. sennò se troviamo i vigili mi fanno la multa.- Cavolo e vero mi ero dimenticata.
Io: -Si è vero scusami.. me ne ero dimenticata.- Dico con un filo di voce è velocemente mi allaccio la cintura di sicurezza, stanotte ho dormito poco. Ieri sera io sono andata a dormire verso l'una mentre Giorgia alle dieci già dormiva. Appoggio la testa alla sedia e mi metto a guardare fuori al finestrino e man mano che la strada passa il sonno si fa sentire sempre di più tanto da chiudere gli occhi e cadere in un lungo sonno.

Perché ogni cosa bella, ti fa sempre stare male. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora