Capitolo 26.

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Appena sono pronta andiamo, decido di lasciare il cellulare a casa anche perché in montagna non prende e poi è scarico, stanotte ho dimenticato di caricarlo. Mi sento un po' in colpa per Giorgia, per averla lasciata da sola, spero solo che quando tornerò non sarà tanto arrabbiata. Non appena usciamo la porta di casa e la chiudo alle mie spalle, lei diventa fredda, ancora, non parla è come se qualcosa le avesse dato fastidio o come se fosse stata costretta a chiedermi di andare con lei o che se ne fosse pentita adesso. Io sto in silenzio e cammino dietro di lei, guardandola noto che ha sempre una postura così ordinata e dritta, è anche molto fine nei modi in cui si muove o parla pensandoci, non ci avevo mai fatto caso fin ora, continuo ad osservarla mentre scendiamo le scale, indossa un jeans scolorito e una felpa nera che si intravede il bordo inferiore da sotto la giacca. Non ha freddo?! Io sto vestita molto più pesante di lei e sto congelando, ma poi pensandoci... Io ho sempre freddo. Mi metto le mani in tasca per farle prendere caldo, ma inutilmente, continuano ad essere gelate.
Debora: -Dovresti comprarti i guanti.-
Cosa?!
Io: -Come scusa?-
Debora: -Hai le mani viola tanto che sono fredde, dovresti comprare i guanti.-
Io: -E tu come fai a saperlo?!-
Sorride.
Debora: -Quando siamo usciti di casa che hai chiuso la porta, ho visto che avevi il colorito delle mani, tendente al viola.-
Io: -Ah okay.- Dico al quanto imbarazzata, non mia spettavo che mi guardasse anche lei.
Arrivati giù al portone, lo apre e lo tiene aperto per farmi passare, la sorrido, ringraziandola, e cammino fino alla sua macchina, mi metto dal lato del passeggero vicino la porta e aspetto lei che apre la macchina. Fa davvero molto freddo, non appena sale anche lei in macchine accende i riscaldamenti e ci metto le mani vicino, la sento sorridere, ma non so bene per cosa. È molto lunatica. Faccio finta di nulla, continuo a soffiarmi fra le dita delle mani cercando di riscaldarle, ma nulla. Oggi non piove, ma c'è comunque freddo, il cielo è grigio e ci sono tantissime nuvole. Lei mette in moto la macchina e fa la retromarcia, io nel frattempo mi allaccio la cintura di sicurezza. Perdo qualche secondo a fissarla, ha dei lineamenti così tanto perfetti, marcati al punto giusto. accende la radio, ma alcuni canali non prendono bene per via del tempo e quelli che prendono trasmettono canzoni vecchissime o che non sono così tanto belle, dopo che ha cambiate alcune stazioni, trova un canale dove stanno facendo sentire una canzone che conosco, ma che sul momento non ricordo come si chiama, una volta iniziata la riconosco.. "Take me home." Questa canzone prima l'ascoltavo molto spesso, poi da quando è iniziata la scuola mi sono dedicata completamente allo studio e quindi ho lasciato perdere la maggior parte degli svaghi, a parte le sigarette. Cavolo le sigarette, devo comprarle.
Io: -Dopo quando abbiamo finito, possiamo fermarci in tabaccheria?-
Debora: -Perché?-
Io: -Ho finito le sigarette, dovrei comprarle.-
Debora: -No.-
Io: -Perché?-
Debora: -Shh, voglio ascoltare la canzone che mi pace e anche tanto.-
La guardo perplessa, lei rimane impassibile, e io mi lascio andare sul sedile della macchina alzando gli occhi al cielo. Alza il volume della radio: "Wrapped up, so consumed by, All this hurt. If you ask me, don't. Know where to start." Debora ci parla sopra dicendo: "Avvolta, così consumata da Tutto questo male Se mi chiedi, non So da dove cominciare." Io l'ascolto, non capivo all'inizio cosa stesse dicendo, poi pensandoci, aveva tradotto il pezzo della canzone, non sapevo che sapesse l'inglese, la guardo e lei continua. La radio continua la canzone: "Anger, love, confusion Rolls the gold nowhere I know that somewhere better Cause you always take me there Came to you with a broken faith Gave me more than a hand to hold Caught before I hit the ground, Tell me I'm safe". Lei parla su "Rabbia, amore, confusione L'oro non rotola da nessuna parte So che c'è un posto migliore Perché tu mi ci porti sempre Sono venuta da te con una fede spezzata Mi hai dato più di una mano da stringere Mi hai afferrato prima che cadessi a terra Dimmi che sono al sicuro." Avevo gia sentito la traduzione di questa canzone, ma sentirla da lei così, fa tutto un altro effetto, continuo a guardarla e ad ascoltarla, lei sembra impassibile, la radio canta: "you've got me now, Would you take the wheel If I lose control? If I'm lying here Will you take me home? Could you take care Of a broken soul? Will you hold me now?" e lei canta o meglio parla: "Ci sei tu con me Prenderesti il timone Se io perdessi il controllo? Se fossi sdraiata qui Mi porteresti a casa? Potresti prenderti cura Di un'anima spezzata? Puoi stringermi adesso?" Poi stranamente si ferma, non dice più nulla, io continuo a guardarla, la canzone va avanti, ma lei rimane fissa sulla strada senza dire nulla. la canzone va avanti, dopo riprende dalla mia parte preferita della canzone. "Every minute gets easier The more you talk to me You rationalize my darkest thoughts Yeah you, set them free." Stavolta però, non è come prima, ha la voce spezzata, come se le facesse male continuare, abbiamo tutti un pezzo di ogni canzone che ci appartiene e credo che questo pezzo fosse il suo. Cercando di essere il più apatica possibile con un filo di voce traduce: "Ogni minuto diventa più facile, Più mi parli, Razionalizzi i miei pensieri più oscuri, Si, tu li liberi" . Da li in poi non parla più continua a guidare, la canzone va avanti ma lei non la traduce più, non dice più nulla riguardante la canzone o altro, io continuo a guardarla, si sente i miei occhia addosso, perché si agita un attimino, ma non dice nulla, per qualche secondo mi è sembrato anche di intravedere un po' di rossore sul suo viso, ma non ne sono sicura. Dopo averla osservata ancora un po, cerco di iniziare una conversazione.
Io: -Come mai non viene più Martina al matrimonio?-
Debora: -Abbiamo litigato.-
Io: -Bhe farete pace.-
Debora: -Non credo.-
Io: -Come mai?-
Debora: -Come al solito ho rovinato tutto.-
Io: -Cosa e successo?-
Debora: -Nulla di importante.-
Io: -Dimmelo lo stesso.-
Per qualche secondo mi guarda, cerco di reggere il suo sguardo. Resta qualche secondo in silenzio, come se fosse indecisa se parlare o meno, stringe forte il manubrio della macchina e poi parla, io non smetto di guardarla.
Debora: -Ma nulla di che, dopo che sono venuta a mangiare la pizza a casa tua e tu te ne sei andata in camera dicendo che non stavi bene, gli ho mandato un messaggio chiedendogli se poi potevamo vederci e lei mi ha detto di noi, poi dalle amicizie che abbiamo in comune ho scoperto che quella sera è andata a ballare e non mi ha detto nulla e mi sono incazzata.-
Io: -E perché la colpa sarebbe tua?-
Debora: -Normalmente non mi incazzo per cosi poco.-
Io: -Come mai questa volta si?-
Debora: -Ero già arrabbiata di mio e credo che con la prima scusa me la sono presa su di lei.-
Io: -A parte che è una cavolata e sinceramente penso che tu mi stia mentendo, ma se è solo per quello credo che dovreste fare pace.-
Fa male dirle cosi, fa male fare la parte dell'amica, ma io non gli piaccio non posso costringerla a stare con me se non vuole o se tantomeno ama un altra ragazza, io per lei sono stata solo un gioco, devo comportarmi da amica. Smetto di guardarla e Mi guardo le mani che stanno prendendo il loro colorito naturale e mi stringo nella giacca. Finalmente inizio a prendere caldo.
Debora: -Scusami..-
Io: - Per..?-
Debora: -Per come ti ho detto tutto, ho sbagliato i modi e i tempi.-
Io: -Non hai sbagliato, era stata una scommessa se me lo avresti detto in qualsiasi altro modo avrei reagito nello stesso modo, almeno me lo hai detto, se fossi stata un altra persona avresti anche potuto non dirmi nulla eppure lo hai fatto. Per quanto riguarda i tempi, se me lo avresti detto prima sarebbe stato meglio, ti avrei anche aiutato a vincere quella scommessa, ma ormai è passato non ha più senso nemmeno parlarne.-
Cerca di guardarmi, ma deve tenere gli occhi sulla strada, anche perché ci stiamo avvicinando alla montagna e le vie non sono così tanto lisce e dritte come in città. Quindi mi guarda a intervalli e per qualche secondo.
Debora: -Sei stata male?-
Io: -Hai vinto la tua scommessa?-
Debora: -Rispondimi.-
Io: -La mia risposta e collegata alla domanda che ti ho fatto.-
Debora: -Non capisco..-
Io: -fa lo stesso.-
Non mi risponde più, credo che abbia capito il mio ragionamento, aveva scommesso di farmi innamorare di lei, a quel punto non so bene se ci sia arrivata, ma molto in la ci è arrivata sicuramente. Restiamo in silenzio per qualche minuto, poi lei prende a parlare.
Debora: -Conoscevi la canzone?-
Io: -si la conoscevo prima, l'ascoltavo sempre.-
Debora: -Anche io.-
Io: -Non sapevo sapessi l'inglese.-
Debora: -Esco da un liceo linguistico.-
La guardo perplessa.
Io: -Cosa?! Davvero?!-
Debora: -Si, non lo sapevi?-
Io: -No. So pochissime cose su di te.-
Debora: -Non mi piace parlare di me.-
Io: -Ho notato.-
Debora: -Anche tu parli poco di te stessa.-
Io: -Per il semplice motivo che non c'è nulla da dire.-
Lei sorride e io la guardo.
Io: -Perché sorridi?-
Debora: -Perché secondo me c'è molto da dire su di te, è solo che tu non lo sai.-
Io: -E cosa ci sarebbe da dire?-
Debora: -Se ne incontrano poche di persone come te sai?!-
Io: -Come?! Problematiche e piene di insicurezze?-
Debora: -Si anche quello.-
Alzo gli occhi al cielo, non posso farcela, dovevo stare a casa.
Siamo arrivati in questo piccolo paesino finalmente, dopo qualche metro Debora parcheggia la machina.
Debora: -Siamo arrivate.-
Si slaccia la cintura e io faccio lo stesso, mi chiudo ancora di più nella sciarpa e nel giubbino e scendo dalla macchina.

Perché ogni cosa bella, ti fa sempre stare male. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora