Capitolo 31.

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Questa domanda mi spiazza, non so cosa dirle o come risponderle. Mi prendo qualche secondo prima di decidere cosa dire. Ovvio che lo farei. Farei qualunque cosa pur di non perderla. Lei in qualche modo è importante e non poco, poi dopo ciò che ha detto prima e per come mi sono sentita, ho la conferma che lei è davvero importante..
Io: -Come mai me lo chiedi?- Cerco di prendere tempo rima di risponderle o meglio ancora spero che la conversazione vada su un altro argomento.
Debora: -Prendila come una curiosità.-
Io: -Perché me lo chiedi?- Non ho idea di cosa dire per tirarmi fuori da questa cosa.
Debora: -Perché continui a farmi la stessa domanda?-
Continuo a guardare avanti a me, la bambina con lo zucchero filato è salita in macchina con la mamma. E' così tanto felice per un semplice zucchero filato.. Anche Debora prima rideva così, era così felice quando giravamo insieme per le stradine.
Io: -Si lo farei. Cercherei di non farti andare via.- Così sul generico potrebbe andare, non gli posso dire che smuoverei mari e monti pur di non farla andare via o per riprendermela.
Debora: -Lotteresti per me?-
Inizio a vedere la macchina di Debora in lontananza, e mi inizia a venire una stretta allo stomaco. Non voglio lasciarla, voglio stare ancora con lei, voglio ridere ancora con lei, voglio ancora più tempo con lei. Voglio ancora lei, e quel piccolo noi che ci siamo create.
Io: -Credo proprio di si, ma questo non giustifica che adesso tu voglia prendere e andartene.-
Sento i suoi occhi addosso, ma preferisco non guardarla, prenderei ad imbarazzarmi ancora e a diventare rossa e non mi piace. La sento sorridere. Avevo paura anche di questo, adesso avrebbe una scusa per andarsene e farsi correre dietro.
Debora: -Non me ne andrò.-
Io: -Non lo dire.- Lo dicono sempre tutti e poi vanno sempre via tutti..
Debora: -Perché?-
Io: -Perché lo dicono sempre tutti, ma alla fine se ne vanno, quindi non dirlo.-
Debora: -Ma io non sono gli altri.-
Io: -Dicevano anche così.- Guardo la strada e cerco di salutare mentalmente questo piccolo angolo di paradiso.
Debora: -Come dovrei farti capire che non voglio andarmene?-
Io: -Non devi farmelo capire, devi dimostrarlo.-
Debora: -Come?-
Io: -Non posso dirtelo io, non posso dirti tutto di me così.-
Debora: -In che senso?-
Io: -Nel senso che fin ora ti ho detto davvero troppo di me, ti ho detto e fatto capire tante cose di me.-
Debora: -Giusto, poi io non ti ho detto nulla di me.-
Io: -Hai fatto capire abbastanza però.-
Siamo arrivate alla macchina, le lascio il braccio per avvicinarmi alla portiera ed entrare. Non appena lascio la sua mano sento la freddezza dell'aria prendermi in pieno, mi chiudo nella sciarpa e nel giubbino, guardo indietro e vedo ancora tutti quei passanti così felici passeggiando in quel piccolo paradiso. Quando anche lei sale e accende la macchina, sul quadro della macchina l'ora segna le otto e mezza, non me ne ero nemmeno resa conto di come fosse volato il tempo.
Debora: -E' passato molto tempo.-
Io: -Si, non me ne sono nemmeno resa conto.- La sensazione allo stomaco inizia ancora a mangiarmi dentro, ma credo che questa volta sia dovuto che fra meno di tre quarti d'ora dovrò lasciarla andare perché dovrò andare a casa.. Accende i riscaldamenti e io ci appoggio le mani fredde su così che possono riscaldarsi.
Debora: -Nemmeno io.- Tira un sospiro e accende la macchina. -Cosa ho fatto capire di me?-
Io: -Qualcosa lo hai fatto capire, come per esempio che riesci a capire una persona pur non parlandogli o che ti piace vestirti elegante o non mettere cose a caso come me.- Scoppiamo a ridere. Fa partire la macchina e si mette sulla strada. -Tieni conto del parere delle altre persone, il più delle volte fai la fredda, ma quando stai bene con una persona non lo sei per niente, a volte ti comporti come i bambini, ad esempio prima ho visto una bambina felice perché la mamma le aveva comprato lo zucchero filato e tu quando ridevi a ciò che dicevo io, ridevi come quella bambina, dici di non affezionarti più di tanto a nessuno o di non far entrare nessuno nella tua vita, ma alla fine lo fai.-
Tiene gli occhi fissi sulla strada, io la guardo. Amo guardarla..
Debora: -Ti sbagli.-
Io: -Cosa sbaglio?-
Debora: -Io sono così solo con te.-
Io: -Con me soltanto?-
Debora: -Si, non ho mai permesso a nessuno di venire in camera mia, non ho mai permesso a nessuno di venire in montagna con me, cercavo e cerco di tenere le persone molto lontane da me, cerco di non farle entrare nella mia vita.- Mi prendo qualche secondo per assimilare ciò che mi viene detto. Ancora non posso crederci..
Io: -Cosa ho di diverso io?-
Esita qualche secondo a rispondere.
Debora: -Bhe cosa hai di diverso?! Non lo so nemmeno io sai?! So solo che da quando sei entrata a casa tua, quella mattina, bagnata fradicia la mia vita è cambiata, so che quando sono venuta in camera tua a vederti e tu stavi davanti lo specchio a guardarti ho provato una sensazione allo stomaco, che prima non avevo mai provato, hai stravolto la mia vita prima te l'ho detto.-
Sorrido, mi piace questo suo lato dolce, so che anche lei vorrebbe sentirsi dire qualcosa di dolce, ma io non lo sono, non riesco mai ad esprimere a parole ciò che provo o ciò che penso, sono più brava a tenermi tutto per me. Mi guarda per qualche istante.
Debora: -Perché sorridi?-
Io: -Non lo so. So solo che quando sto con te sto bene.-
Sorride soddisfatta alla mia affermazione, ma io ho detto solo la verità. Tiene ancora gli occhi fissi sulla strada, ma continua a sorridere. Mi butto completamente sulla sedia e mi allaccio la cintura di sicurezza, guardo fuori dal finestrino ed è tutto completamente buio, non si vede nulla, non so nemmeno come faccia lei a guidare. La testa inizia a riempirsi di pensieri su oggi, su prima, su tutto ciò che è successo, su ciò che ha detto lei. Tante persone forse fin troppe mi hanno detto che restavano e poi se ne sono andate. Tante, forse fin troppe persone si sono prese qualcosa di me e poi se ne sono andate per poi far rimanere me con il nulla, solo con un gran vuoto che mi mangiava da dentro. Mi hanno promesso le stelle, la luna, il sole, ma tutte le volte hanno fatto tutte la stessa cosa cioè andarsene. Tutte sono rimaste fin quando non gli faceva comodo o fin quando non trovavano di meglio, o peggio ancora se ne sono andate quando hanno conosciuto la vera me stessa, mi hanno fatto aprire, e poi se ne sono andate. Mi hanno detto che tanto non c'era da preoccuparsi perché io ero speciale, ero diversa dalle altre, per alcuni istanti ci ho anche creduto, ma poi appena se ne presentava occasione se ne andavano, lasciandomi li con le loro mille promesse che io non potevo fare altro che buttare via, non facevano altro che riempire spazi di me con le loro parole. Io le parole non le voglio più, non voglio accumuli di parole, voglio gesti, voglio che se qualcuno ci tenga a me lo dimostri, voglio che se non voglia che io me ne vada me lo dimostri. Voglio essere importante per davvero, voglio davvero essere una persona "speciale" come tutti dicevano, voglio essere diversa, voglio anche io essere la prima scelta di qualcuno, voglio essere la persona che hanno in mente davvero sempre e non solo quando fa comodo a loro. Non voglio essere un opzione o un alternativa. Tiro un sospiro, le paranoie e le insicurezze riguardo lei stanno tornando, ma non posso dare modo a loro di cancellare una giornata bella come questa. Forse lei davvero è diversa dalle altre persone, forse lei davvero non andrà via e resterà con me, forse per lei davvero sono così tanto importante come dice, infondo prima è stata male quando ha detto quelle cose in negozio, ma all'inizio mi ha preso solo in giro.. Basta Rita, smettila di pensare a queste cose, non ha senso riempirsi la testa di mille pensieri per poi non farci nulla. La testa inizia a farmi male, mi massaggio le tempie come le dita della mano, così da alleviare un po' il dolore, in parte va via, ma non sparisce del tutto. Torno ad appoggiare la testa al sedile e chiudo gli occhi per qualche secondo sperando che il dolore se ne vada, ma peggiora solo le cose.
Debora: -Cosa succede?-
Io: -In che senso?- La guardo con la testa appoggiata al sediolino.
Debora: -A cosa pensi? Come mai ti è venuto il mal di testa?- Cosa?! Come fa?! Non credevo di essere così "trasparente".
Io: -Ma non lo so, sarà la mancanza di sonno forse.-
Debora: -Non dormi ancora?- Dico con voce preoccupata, ma con gli occhi fissi ancora sulla strada, credo abbia paura di guardarmi, la strada è pericolosa e c'è buio, non si vede nemmeno ad un palmo dalla macchina.
Io: -No.-
Debora: -Con me dormivi però.-
Preferisco non rispondere, non so cosa dirle, ora come ora penso solo che il mal di testa non passa.
Debora: -Ti va se chiedo a mia mamma se dopo il matrimonio andiamo tutti sulla casa in montagna?-
Io: -Tutti chi?-
Debora: -Io, Mamma, mio papà se vuole venire, tu, tua mamma, Giorgia, la mamma? e se loro non vogliono andiamo solo noi?!- Mi guarda. -Va tutto bene?-
Io: -Si si, è solo mal di testa tranquilla. Si sarebbe bello.-
Debora: -Così dormirai.-
Io: -Lo spero.-
Debora: -Te l'ho detto prima, con me dormivi.- Sorride.
Io: -Si quando stavamo tutte e due nello stesso letto e sotto le stesse coperte.- Lei sorride ancora, non posso afre a meno di guardarla. E 'così bella..
Debora: -Si appunto, dormirai quindi.-
Torno a guardare fuori dall'auto con il sorriso sul viso.

Perché ogni cosa bella, ti fa sempre stare male. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora