Capitolo 17.

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Il rumore del citofono mi sveglia all'improvviso e mi ritrovo nel letto con la coperta di lana addosso e con la porta chiusa, la coperta me la avrà messa mia mamma quando si è alzata.
Sarà Debora che è venuta a farsi perdonare.
Prendo il cellulare e vedo che non mi ha scritto e Giorgia nemmeno, ma lei l'avrei avvertita io quando mi sarei svegliata, l'ora segna le 16.30, è presto di conseguenza Torno a dormire, ma dopo qualche secondo arriva mamma in camera.
Apre la porta in modo calmo, come se non mi volesse svegliare, ma non appena si affaccia da dietro la porta nota che sono sveglia mi guarda e mi sorride.
Mamma: -Ti vogliono.-
Tiro un sospiro, non ho voglia di vedere Debora e tantomeno di affrontarla.
Io: -Chiunque sia, non ho voglia di vedere nessuno, puoi mandare via chiunque esso sia.-
Mi giro dall'altra parte del letto e mi sommergo dalla coperta, voglio ancora dormire.
Lei sorride.
Mamma: -Non se ne può andare, amore.-
Sbuffo.
Io: -Si, tanto non è che abita così lontano.-
Do per scontando che sia lei, altri non può essere.
Mamma: -Alzati piccola su.-
Uffa, per una volta che mi sono addormentata senza problemi, dopo tutto quello che è successo stamattina mi merito di dormire per qualche ora in più.
Io: -Spero per te che ne valga la pena.-
Mi giro verso di lei e l'avverto.
Mamma: -Si piccola.- E mi sorride.
Mi tolgo la coperta di dosso, e all'improvviso il freddo mi assale, mi ero dimenticata che non avevo altro che una canotta leggera addosso, riprendo la coperta e mi ci avvolgo, mi alzo dal letto con tutta la tranquillità possibile, tanto può aspettare, mi metto le pantofole che praticamente sono due leoni con delle rose in bocca, sono le tipiche pantofole infernali, comode e morbide, un po da bambina, ma poco importa. Stavolta non la passerà liscia Debora, se ne è andata quando avevo più bisogno di lei e ci metterei la mano sul fuoco che doveva andare da Martina, quindi non appena la vedrò gli dirò che come è venuta così può andarsene.
Mi guardo per qualche secondo allo specchio, mi aggiusto i capelli, per quanto mi è possibile, apro uno dei cassettoni di mamma e mi prendo una delle sue felpe, ne ha una che è bellissima, è viola, ed non è corta, mi arriva poco sotto la vita, ed è a maniche lunghe, ogni volta che posso me la prendo, a lei all'inizio gli dava fastidio poi ci ha fatto l'abitudine e adesso non mi dice più nulla. La indosso e mi guardo allo specchio, mi fa male la testa, decido di mettermi gli occhiali, li prendo dal cassetto del comodino di mamma, li tengo li perché se fossero in camera mia, li perderei, non sono così ordinata negli armadi, di solito li metto solo quando studio a volte o quando guardo la TV, li porto per la stanchezza, hanno una montatura semplice, tutta nera, sono abbastanza grandi. Mi fa male la testa e dover affrontare Debora non è buona cosa al momento, ma devo, quindi meglio se vado di là. Prendo il cellulare dal comodino e nel frattempo mando un messaggio a Giorgia.
Io:
[Oii, eccomi, scusa. Mamma mi ha appena svegliato. Hanno suonato s credo sia Debora. 😭 Non voglio affrontarla.]
Non mi risponde, si vede che è impegnata con la ragazza o con la mamma.
Metto in ordine la coperta sul letto e il letto e vado in cucina, non appena ci arrivo mi strofino gli occhi, per il sonno, incrocio le braccia intorno al petto, ho freddo. Voglio tornare nel letto, sotto le coperte a dormire.
Non appena arrivo in cucina vedo tre valige abbastanza grandi vicino la porta d'entrata. Guardo mia mamma meravigliata.
Io: -Ma di chi sono?-
Lei mi sorride, è il primo sorriso che fa oggi, questa cosa mi rallegra, almeno una delle due è felice.
Mamma: -Vedrai.-
Resto lì immobile, perplessa da tutto.
Mamma: -Ma quella felpa non è mia?-
Io: -Shhh tanto nessuno lo sa apparte te.-
E Giorgia, una volta quando eravamo al telefono, glielo avevo detto che mi piaceva una felpa di mamma, e lei ha voluto la foto.
Scoppia a ridere, e io le sorrido, controllo il telefono, Giorgia non mi ha risposto e di Debora non c'è traccia, nemmeno un messaggio per chiedermi come sto.
Sta iniziando a fregarmene poco e niente di lei.
Mamma: -Non scordarti che domenica prossima abbiamo il matrimonio.-
Mi sta iniziando a venire ancora sonno, mi distendo un po sul divano, chiudo gli occhi, e mi faccio piccola. Ho freddo.
Io: -Si Mamma.-
Dopo qualche istante sento la porta d'entrata aprirsi, apro gli occhi, li strofino, mi tiro su e mi siedo, ad un certo punto entra Federica la mamma di Giorgia. Cosa?! Cose ci fa lei qui?! È un sogno, non può esserci altra spiegazione, dovevano salire domani. C'È ANCHE LEI.
Resto lì a fissarla, cercando di capire se è realmente lei o è solo uno dei miei tanti sogni, lei mi guarda come se si aspettasse che io facessi o dicessi qualcosa. Mia mamma scoppia a ridere. Mi alzo e mi avvicino a lei, molto lentamente, le tocco un braccio, poi l'altro.
Io: -Sei tu vero? Non sto sognando. Sono sveglia vero?-
Lei scoppia a ridere, io resto lì immobile seria.
Federica: -Sono io, la mamma di Giorgia.-
Non ci posso credere..
Mi mordo le labbra, troppo forte forse, tanto da farmi male.
Io: -C'è anche Giorgia?-
Mi squilla il cellulare, vedo chi è ed è lei: Giorgia.
Io: *Dove sei?*
Scoppia a ridere.
Giorgia: *Molto vicino a te piccola.*
Federica mi guarda e a bassa voce dice: -È giù.-
Senza pensarci due volte corro giù, le sento ridere.
Io: *Dove precisamente?*
Arrivata alla scale, inizio a scendere, non sento caldo, né freddo, non mi interessa di nulla, voglio solo vederla. Mi manca.
Giorgia: *Piccola mia, quanto tempo..*
Quei dannati scalini non mi sono mai sembrati così tanti.
Io: *Dove sei?*
La sento sorridere.
Giorgia: *Stai scendendo le scale.*
Mi immobilizzo. Mi ha vista dalle finestre grandi che ci sono in mezzo le scale, non c'è altra spiegazione, partono dal pavimento e arrivano al soffitto, mi fermo al primo piano e guardo fuori, perlustro ogni millimetro di quella via, per quanto mi è possibile, ma non la vedo.
Giorgia: *Sei così bella lo sai?*
Voglio vederla..
Io: *Voglio vederti anche io..*
Giorgia: *Piccola devo dirti una cosa però..*
Io: *Dimmi..*
Ho la voce tremante, non riesco a muovermi, continuo a cercala fuori, ma non riesco a trovarla.
Giorgia: *Scendi giù.*
Non riesco a muovermi.
Io: *Non riesco a muovermi..*
Giorgia: *Perché?*
io: *È da troppo tempo che aspettavo questo momento è adesso che sei qui a pochi passi da me, non riesco a crederci..*
La voglia di abbracciarla, stringerla, guardarla negli occhi, perfino ascoltarla parlare da vicino e non attraverso un telefono, è troppa. Pensavo di aver superato tutto con lei, ma non è passato proprio nulla. Lei è quel tutto che dura, lei è qualcosa di unico. Lei è il mio primo "ti amo", i miei primi sorrisi veri, i miei "mi manchi" più sentiti, lei è tutto e poterla avere qui, adesso, dopo così tanto tempo, mi sembra quasi un sogno.
Dopo qualche secondo riprendo pieno possesso delle mie gambe e ricomincio a correre giù, lei non parla, io nemmeno, il più delle volte tante parole non servono.
Dopo una infinità di tempo, fin troppo credo, arrivo giù.
Giorgia: *Sei ancora più bella di quanto mi ricordassi.*
Esco fuori al portone e vado in via così da guardare meglio, ma non la vedo.
Io: *Voglio abbracciarti. Dove sei?*
Giorgia: *Amore ti ricordi la nostra canzone?*
Io: *Come potrei scordarmela?!*
Giorgia: *Cantiamola.*
Io: *Scema io voglio vederti non cantare.*
Giorgia: *Io ti amo.*
Dopo quello che ho passato con Debora, ho iniziato a mettere in dubbio ciò che provo per lei, ma devo ammettere che lei è lei, ciò che mi fa provare lei non riesce nessuno, ciò che mi dà lei non riesce a darmelo nessuno. Sentirmi dire queste cose, è qualcosa di indescrivibile. Le farfalle nello stomaco non sono niente in confronto.
Io: *E la tua ragazza?*
Giorgia: *Bimba l'ho mollata.*
Dice sorridendo.
Io: *Perché?*
Giorgia: *Perche non faceva per me.*
faccio qualche passo avanti, così da guardare meglio, proprio non riesco a vederla, mi avvicino alle macchine che ci sono nel parcheggio per vedere dove è.
Io: *In che senso?*
Giorgia: *Bimba dovresti saperlo, non sono cose di cui si può parlare al telefono.*
Si vede un lampo nel cielo e subito poco dopo un tuono.
Io: *Sta per iniziare a piovere. Dove sei? Andiamo su.*
Giorgia: *Ma se proprio ci tieni a saperlo, l'ho mollata perché non riuscivo a non pensare a te, ai tuoi sorrisi, ai tuoi occhi, così belli, io ti amo ancora.*
Resto senza parole, mi fa quest'effetto lei.
Io: *Le la pagherai Sappilo.*
La sento sorridere, e io non posso fare altro che ricambiare.
Io: *Andiamo su dai..*
Giorgia: *Posso coccolarti dopo?*
Continuo a guardarmi intorno ma non vedo e non sento nulla.
Io: *Si ma ti prego dimmi dove sei o vieni qui e fatti vedere.*
Giorgia: *Perché?* Sorride. Ama mettermi in difficoltà, sa che non sono la tipica ragazza "dolce", non riesco il più delle volte a dire ciò che provo o che penso, con lei no ce n'è mai stato bisogno, riesce a capirmi meglio di chiunque altra, mi conosce perfino meglio di me stessa.
Io: *Voglio abbracciarti..*
Giorgia: *Solo?*
Io: *Mi sto innervosendo. Dove sei?*
La sento ridere e non solo attraverso il telefono. Mi agito ancora più di prima, Non sto andando nella direzione giusta Perché il suono proveniva da dietro di me, quindi torno indietro il più velocemente possibile, ma non riesco proprio a capire dove sia.
Giorgia: *Sei bellissima lo sai?!*
Io: *Stai zitta.*
I complimenti specialmente da lei, mi mettono in suggestione.
Giorgia: *Sei bellissima con quegli occhiali, sei bellissima con i capelli così, sei bellissima con il maglioncino di tua mamma, anche se è troppo bello addosso a te e sembri più bimba del solito e di conseguenza anche più dolce, ma sei bellissima ugualmente, sei bellissima con quelle pantofole. Sei bellissima in ogni istante.*
Mi viene da sorridere, istintivamente mi copro il viso con la mano, lo faccio spesso quando sono imbarazzata, lei lo sa, la sento sorridere attraverso quel telefono.
Vorrei tanto vederla..
Giorgia: -Ma sopratutto sei bellissima quando ti copri il volto con le mani perché sei imbarazzata.-
Sbuca dal nulla, è dietro di me e parla. Appena la sento, mi giro, è lì, davanti a me, e immediatamente tutto quello che c'è intorno sparisce, spariscono le auto, le case, spariscono i tuoni e i lampi, sparisce tutto ciò he ci circonda e io riesco a vedere solo lei, dopo un infinita di tempo lei è qui, davanti a me e mi sorride. Lei chiude la chiamata e io non posso fare altro che buttargli le braccia in vita è molto più alta di me, non arrivando alle spalle abbraccio il petto, ha lo stesso profumo, quello che mi ricordavo, la stringo fortissimo e lei non riesce a fare altro che stringermi a sua volta.
Io: -Non è un sogno vero?-
Dico appoggiando la fronte al suo addome. Lei mi sorride e mi accarezza i capelli.
Giorgia: -No piccola, sono qui, davanti a te.-
Mollo la presa, per guardarla meglio e lei si abbassa alla mia altezza, tanto da avere il suo viso a due millimetri dal mio.
Giorgia: -Ora puoi abbracciarmi.-
Gli sorrido e l'abbraccio bene. Gli butto le braccia al collo Lei mi stringe e poi mi solleva, facendomi staccare i piedi da terra.
Giorgia: -Mettimi Le gambe in vita.-
Faccio come mi dice e lei mi mette le mani sotto il sedere.
Tendo un po le braccia tanto da riuscire A guardarla ed è così bella.
Io: -Eii attenta a dove metti le mani.-
Dico guardandola, faccio la faccia un po da finta arrabbiata.
Scoppia a ridere.
Giorgia: -Io posso.-
Dice chiudendo gli occhi e alzando le sopracciglia.
Stavolta solo io a ridere.
Io: -E perché tu puoi?-
Giorgia: -Perché qui è tutto mio.-
Dice indicandomi da capo a piede con gli occhi, sa che a me piace quando fa cosi. Ho sempre adorato la sua gelosia e la sua possessione. Gli sorrido.
Giorgia: -Sei così bella quando ridi.-
Gli tolgo le mani dal collo e mi copro il viso. Inizia a camminare, solo che mi sbilancio quindi torno a tenermi al suo collo, se no cado. Mi palpa il sedere con una mano.
Io: -Eii smettila.-
Dico sorridendo, lei scoppia a ridere.
Giorgia: -Se questa è la faccia di una a cui dà fastidio allora lo rifaccio.-
Scoppio a ridere anche io, mi fa così bene.
Sta camminando verso il palazzo dove abito io, riprendo coscienza di ciò che ci circonda.
Io: -Scema.-
Giorgia: -Idiota.-
Io: -Antipatica.-
Giorgia: -Ti amo.-
L'adoro. Troppo.
Gli sorrido e torno ad abbracciarla, lei mi stringe ancora di più, appoggia la sua testa sulla mia e ogni tanto mi da piccoli baci sui capelli.
Io: -Hai intenzione di portarmi fino su, in braccio?-
Giorgia: -Non ho intenzione di lasciarti nemmeno per un secondo.-
Dice serie.
Io: -Lo prendo come un si allora.-
Lei sorride, e io torno a stringerla. Non mi sembra ancora vero.
Poi mi viene il dubbio, non voglio essere pesante, se non riesco può benissimo mettermi giù.
Io: -Non sono pesante vero? Se no puoi mettermi giù, cammineremo lo stesso vicine.-
Dico guardandola.
Giorgia: -Stai zitta e torna ad abbracciarmi.-
Io le sorrido e Torno ad abbracciarla e lei appoggia la sua testa vicino alla mia.

Perché ogni cosa bella, ti fa sempre stare male. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora