Capitolo 68.

4.4K 136 71
                                    

È passata poco più di un mese da quando siamo qui, le giornate passano velocemente e devo dire che mi inizia a piacere questo piccolo "noi" che Giorgia piano piano ha creato, ma lei continua ad occupare la maggior parte dei miei pensieri. Le giornate trascorrono quasi monotone, la mattina ci svegliamo, ci prepariamo e poi mi porta a fare colazione al bar che si trova lungo la strada principale per andare in paese, o altre volte, nei giorni in cui ha piovuto e nessuna delle due aveva voglia di uscire lei mi preparava la colazione e me la portava in camera, mentre io continuavo a coccolarmi fra le lenzuola. Mi vizia con piccoli gesti, ma che hanno una grande importanza per me. Poi a seconda dei giorni trascorriamo le giornate come meglio crediamo, guardando film, preparando dolci, giocando all Xbox o altre volte usciamo e andiamo a mangiare fuori e fare un giro in quel piccolo paese che c'è qui vicino, quando sto con lei tutto trascorre normalmente, senza maggiore preoccupazione, ma il problema è quando resto da sola, quei piccoli attimi in cui durante la giornata o in camera, la sera sotto le coperte, lei torna ad occupare più insistentemente il tutto. Dormiamo in camere separate, ma a volte capita raramente che non mi va proprio di dormire da sola, che sia a causa dei troppi pensieri o per la paura di un temporale troppo forte, allora vado da lei, in camera sua e mi metto nel letto, sotto le coperte, con lei che mi stringe e così torniamo a dormire. Ora sto nel letto della mia camera e mi sto crogiolando nelle coperte, non ho nessuna voglia di uscire o tantomeno di alzarmi, guardo la finestra che ho di fianco al letto, sta piovendo e non poco, credo proprio che siamo nel pieno di un diluvio. Alzo gli occhi e guardo il soffitto: -Uff.- Dico sbuffando. Mi porto le coperte fino sopra il viso, e mi rannicchio in me stessa, girandomi di lato verso la porta, sommersa completamente dalle coperte. Chissà Debora cosa starà facendo..? Io sono qui a divertirmi e di lei non so nulla, dopo il giorno del matrimonio mia mamma non mi ha detto più nulla di lei e io non gli ho chiesto nulla nonostante io e la mia mamma ci sentiamo tutti i giorni. Di lei non so nulla, da quando me ne sono andata da lei non ho ricevuto n'è un messaggio o tantomeno una chiamata. E poi Non mi sembrava giusto chiederle in continuazione di lei, anche perché me ne sono andata per allontanarmi da lei, ma continuando a pensarla, mi sembra del tutto inutile essermene andata. Sento bussare alla porta, e abbasso un po le coperte tanto da scoprire solo il viso e dico: -Avanti.- Guardo la porta, aspettando che la mia "Coinquilina" si faccia avanti. Poco dopo la porta si apre poco alla volta e subito dopo intravedo Giorgia che cammina un passo alla volta verso di me, non appena la vedo sorrido involontariamente. Averla vicino o comunque saperla qui con me mi rende felice e fa in modo di farmi dimenticare quasi tutto la maggior parte delle volte, anche i pensieri su di lei diminuiscono, ma questo non succede sempre però, anche perché capita in certi giorni che la mancanza che provo è davvero forte, proprio come oggi, tanto da voler prendere tutto e tornare da lei, per urlargli in faccia quanto mi manca e quanto tutto sia diverso senza di lei. Per quanto lei possa farmi stare bene, non è nulla paragonato a quanto stavo con Debora.
Giorgia non appena mi vede dopo aver aperto la porta con il piede mi guarda e fa un sorriso immenso restando ferma davanti la porta appoggiata allo stante con le braccia incrociate al petto.
Giorgia: -Buongiorno mia piccola bambina.- A quelle parole la mia pelle inizia ad arrossirsi un po' tanto che arrivo a coprirmi di nuovo con le coperte. Che imbarazzo.
La sento sorridere e questo mi fa sorridere a sua volta. La sento avvicinarsi a me, con passi grandi e decisi, e subito dopo sento un grande peso mettersi sul letto, proprio vicino a me, sento un braccio che mi avvolge poco più su della vita e sento un peso appoggiarsi sulla mia testa, credo sia il suo mento, lei è lì, propio davanti a me, è l'unica cosa che ci separa sono le coperte. Si è appoggiata completamente a me. Restando sotto le coperte, mi avvicino ancora di più a lei, tanto da sentirne il calore nonostante la coperta di mezzo. Chiudo gli occhi, restando rannicchiata in me stessa e Mi lascio coccolare da quel momento e da tutta la dolcezza che emana. I pensieri si azzerano e il resto sparisce quasi completamente. Restiamo così non so per quanto tempo, ma troppo poco a parer mio. Questi sono gli unici momenti in cui riesco a stare bene un po' di più rispetto al solito, ma all'improvviso un suono irrompe per tutta la casa, non riesco a capire bene da dove provenga o a cosa sia associato, anche perché non l'ho mai sentito prima. Il nostro momento "dolce" è finito purtroppo. Apro gli occhi, e nello stesso istante sento Giorgia scendere dal letto e allontanarsi.
Io: -Cosa è questo rumore?- Chiedo uscendo da sotto le coperte. Lei si è alzata e si sta avvicinando verso la porta della camera, ma quando sente la mia voce si gira e mi fa un sorriso, come suo solito.
Giorgia: -Il citofono.- Dice scoppiando a ridere e uscendo dalla stanza, socchiudendo la porta alle sue spalle, io resto li, nel letto a fissare quella porta ormai quasi chiusa dove prima poco più in là c'era Giorgia. Cosa?! E chi mai potrebbe essere?! Prendo il cellulare che si trova sul comodino vicino al letto, sono le 8.30 di mattina. Chi persona sana di mente si sveglierebbe così presto di mattina, e soprattutto verrebbe qui, in mezzo al nulla, e per di più con questo tempo?! Resto di lato, e dopo aver posato il telefono, mi perdo a guardare nel vuoto, un punto non preciso della camera, proprio vicino alla porta. Resto li, completamente immobile, ad ascoltare i miei pensieri. A volte viene una signora, che fa i mestieri in casa, ma quando viene non suona mai anche perché ha le chiavi e avverte, e poi Giorgia me l'avrebbe detto se fosse lei, non viene mai senza prima avvisare. Sarà qualche amica di Giorgia, ma non credo, anche perché fin ora non è venuto ancora nessuno dei suoi amici, e quando una volta gli chiedi il motivo lei mi aveva risposto che quelli più vicini a lei ora sono tutti via e oltre loro non ha mai fatto venire nessuno a casa sua. Un attimo! Spalanco gli occhi. No. No. Non può essere! Che sia lei.. Che sia venuta fin qui a posta per me. Solo il pensiero di questo mi fa sorridere e per qualche istante mi lascio vedere all'illusione che davvero sia lei. Lei non saprebbe mai come arrivare fin qui, e senza qualcuno che conosca il posto si perderebbe di certo. Non essere ingenua Rita, chi mai farebbe una cosa del genere?! Poi per te.. Mi giro verso la finestra, chiudendomi ancora di più nelle coperte. Mi manca.. Non ho mai pianto per la sua mancanza, anche perché c'era una piccola parte di me che si illude ancora di avere un posto speciale dentro di lei, ma ora come ora sento che potrei anche arrivare a farlo, potrei piangere, ma ho paura che poi non riesca più a fermarmi, il vuoto che lascia è un qualcosa di incolmabile, è un qualcosa che solo lei può colmare. Inutile pensarci rita, non può essere lei, non pensarci più, sarà stata qualche sua amica a venirla a trovare, inutile che ti fai paranoie. Mi rilasso e prendo a guardare fuori oltre la finestra, la pioggia continua incessante, seguita da lampi che illuminano quel poco che basta alla camera per vedere il resto e tuoni che assordano il silenzio di questo posto. Guardare fuori mentre piove, il rumore dell'acqua che irrompe sul terreno e il suono, completamente diverso, delle goccia contro il vetro mi rilassano. Il cielo è completamente grigio, pieno di nuvole da cui scende la pioggia. Il tempo oggi raffigura perfettamente il mio stato d'animo. Io completamente distrutta è poco a poco mi sgretolo, cadendo in terra burrascosamente.
Da quando sono qui, Una voragine mi ha completamente scavato nel petto, ma continuo a sorridere, nonostante tutto, e a fare finta di nulla con Giorgia, annullando il mio dolore e le mie mancanze, annullando tutto ciò che provo, da allora, mi annullo io, completamente. Sto morendo lentamente, infondo è stata colpa mia, tutto quel male che mi è stato fatto, mi è stato fatto a causa mia, tutti i miei pezzi rotti sono stati rotti a causa mia, le mie lacrime, le mie crisi notturne, i mie mille pensieri e le paranoie e le insicurezze e i problemi.. sono stato causati tutto per colpa mia. Non dovevo permettere a nessuno di entrare nella mia vita, non dovevo permettere a nessuno di diventare la mia più grande dipendenza, non dovevo permettere a nessuno di vedere ciò che realmente io sono, ma l'ho fatto e queste sono le conseguenze, un continuo sopportare dolore, che mi colma, mi mangia fino a non far rimanere più nulla di me, fino a quando tutto quello che c'era di buono prima, seppur poco, ora non ce più. Io ho permesso a me stessa di provare questo dolore e la causa sono stata solo e unicamente io. Ma io continuo a ridere, parlo e continuo a parlare con altre persone, ma dentro di me sto morendo lentamente, uno di quei dolori atroci, che all'apparenza sembrano insuperabili, indissolubili, ma li puoi superare, solo non da solo. Puoi superarli con l'aiuto di qualcuno, è uno di quei dolori che va affrontato in due mano nella mano, con l'altra persona, ma io non lo posso permettere, almeno non più. Non permetto e non permetterò più a nessuno di avvicinarsi a me in quel modo, io ho affrontato quel dolore e ho imparato a conviverci. Convivo con le mie più grandi paure, e solo io posso sapere quanto questo possa fare male. Ma non è stata una passeggiata, questo ha comportato molte cose, ma oltre a questo dovevo convivere con altre cose tra le quali la peggiore erano le crisi, quelle notturne, che ho avuto all'inizio, ora sono diminuita, raramente mi succedono, dove i pensieri si affollano e non mi fanno dormire, dove quella mancanza ha lasciato un vuoto che fa male, quell amore che mi ha fatto mancare l'aria, quel amore che si è preso tutto di me e quando è andata via o meglio, sono andata via, ha lasciato solo questo, io ho combattuto un qualcosa più grande di me. Io ho combattuto contro me stessa, per far accettare a me che quello che provo, non posso più provarlo, che quello che voglio, non posso più volerlo. Ho combattuto contro me stessa per cercare di stare bene, ma non mi è più possibile.
Mi volto bruscamente a pancia in su, fissando il soffitto e alzando le braccia, togliendomi le coperte da dosso, mi porto le mani sul viso. Basta pensarci rita, stai solo peggio così. Mi alzo di scatto, sedendomi sul letto, guardo davanti a me, la scrivania vuota davanti a me. Debora, dove sei?! Ho bisogno di abbracciarti. Abbasso lo sguardo fino a alle mie mani appoggiate sulle mie cosce, un brivido freddo mi percorre per tutta la schiena, dormendo solo in canotta e in pantaloncini è normale credo, Giorgia durante la notte accende i riscaldamenti e li mette al massimo, poi quando ti metti sotto le coperte e inizi a prendere caldo, vestita così si sta benissimo, ma quando la mattina ti svegli e ti scopri inizi a congelarti. Sorrido tra me e me. Butto le mie gambe verso il bordo del letto, una volta giù, mi metto le pantofole e facendo un po' di forza sulle gambe mi alzo, mi avvicino all'armadio che si trova vicino la scrivania, apro la porta e prendo il primo maglione che mi capita. Nemmeno a farlo di proposito, ho preso il maglione che avevo la prima volta che ho visto Debora a casa mia, quando aveva quell'espressione cosi fredda e distaccata, che poi si è rivelata quasi l'esatto contrario. I lampi e i tuoi continuano a susseguirsi, la stanza continua ad illuminarsi per poi tornare buia. Una volta indossato sopra la canotta mi copro le maniche con il maglione, e me le porti vicino al viso, lasciandomi avvolgere completamente da quella maglia, abbandonandomi ai ricordi di quel giorni. Se non avessi lasciato a casa il biglietto, non sarei mai tornata a casa, non l'avrei mai vista e cosi facendo non l'avrei mai conosciuta, a volte mi chiedo se non sarebbe stato meglio così..
-Non avevi quel maglione quando ci siamo viste la prima volta?- Spalanco gli occhi a sentire quelle parole e dette in quel modo, irrompono nella mia testa, mettendo fine allo miei pensieri. La voce è sua. No deve essere la mia immaginazione. Non può. Resto pietrificata. Non può essere qui. Non ho la forza di girarmi o anche solo muovermi. Ma Si è decisamente questo, non potrò mai dimenticarla. -Quando quella volta sei entrata a casa tua, fradicia ed eri così tanto infreddolita che mi ero spaventata, avevi i vestiti che gocciolavano e i capelli che non si muovevano di un millimetro tanto che erano bagnati.- Ancora la sua voce, no non può. I brividi mi percorrono per tutto il corpo, è una sensazione che solo lei riesce a farmi provare. Ho avuto il desiderio di sentirla per tutto questo tempo, e ora la sto sentendo, la sto ascoltando. Mi giro lentamente, verso il punto da dove proviene, ho quasi paura a voltarmi, mi giro un millimetro alla volta, con gli occhi spalancati e le mani appoggiate vicino alla bocca. Non posso crederci è qui. Una volta che mi sono voltata, la vedo. Lei è lì, in piedi, poco dopo la porta, con lo zaino in spalla, e gli occhi puntati verso di me. Le braccia gli scendono lungo i fianchi, ha le mani chiuse a pugno, è agitata, la guardo attentamente, dal basso verso l'altro, cercando di capire se è frutto della mia fantasia o meno. Ha il suo solito fisico esile, ancora più di prima, è dimagrita, molto anche, rispetto a quando l'ho vista l'ultima volta ha le braccia e le gambe la metà dell'ultima volta che ci siamo viste, i vestiti che ha addosso gli vanno larghi, specialmente la maglia che ha indosso. Il viso è piccolo, sciupato quasi, con gli occhi rossi e spenti, non ha più il suo solito sorriso, anzi non ha quasi espressione ora, quasi.. come se.. fosse.. vuota. Lei mi guarda, senza dire più nulla, mi guarda fisso, dritto negli occhi, senza smuoversi, aspettando una mia reazione o una mia risposta, ma in questo momento resto del tutto spiazzata, sono incapace di muovermi o pararle, sinceramente non so nemmeno più cosa fare, se allontanarla o meno, l'unica cosa certa però, è che ho bisogno di perdermi fra me sue braccia.
Io: -Cosa ci fai qui?- Dico in un fiato, con tutta la forza che ho in corpo quasi. La distanza che ci divide è poca, ma per come eravamo abituate a stare è fin troppa, prima stavamo sempre una ad un passo dall'altra, è una cosa che ho notato quando sono venuta a stare qui, sentendola e averla distante.
Debora: -È passato un mese.- Dice dopo qualche secondo. Deglutisce e poi riprende a parlare: -Pensavo di potercela fare.- Abbassa la testa e inizia a guardarsi i piedi. -Pensavo di riuscire a starti lontana. Pensavo che facesse così male solo all'inizio, ma mi sbagliavo, ha continuato a fare male, ha continuato ad essere tutto vuoto e tutto nero senza di te.- Sembra sul punto di piangere. -Pensavo che, forse, mangiando un po' meno, uscendo un po' meno, e non entrando nella mia camera, avrei sentito meno la tua mancanza. Pensavo che non frequentare quei posti che prima frequentavamo insieme avrebbe fatto meno male.- alza la testa, torna a guardarmi dritto negli occhi e riprende a parlare. -Pensavo che l'avrei superato, come ho fatto con tutto. Pensavo di poterlo affrontare da sola, ma non posso, non posso affrontare tutto da sola, senza di te.- Riprende fiato. -Ho bisogno di te.-
Il mio cuore perde battiti, credo che io abbia smesso di respirare nell esatto momento in cui lei abbia iniziato a parlare. Tutte quelle cose che pensavo io fino a poco tempo fa, credo che le abbia pensate anche lei, con l'unica differenza che io avevo Giorgia che alleviava tutto, mentre lei no.
Io: -Non stavi con Sara o con qualche altra tua amica?- Le chiedo in modo molto brusco, ma non lo faccio di proposito, infatti appena finita la domanda me ne pento subito.
Debora: -Lascio tutti, lascio tutto, ma ti prego vieni via con me.- Ha le lacrime che gli girano negli occhi. Non posso crederci.
Io: -Sono qui con Giorgia.- Lei alza gli occhi al cielo.
Debora: -Quando sono arrivata, lei è andata via, ha detto che al suo ritorno se ti avrebbe trovato qui, ti avrebbe completamente portato via da me.- Distoglie lo sguardo da me e guarda le sue mani chiuse ancora a pugno. -Io non posso permetterglielo.-
Io: -Come sei arrivata qui? Come sapevo che ero qui?-
Debora: -Tua mamma me lo ha detto..- Spalanco gli occhi. Perché?! Perché glielo ha detto?! E soprattutto perché non mi ha detto nulla se lei sapeva che stava arrivando?! -Mia mamma per farmi uscire di casa, mi ha portato a casa tua, non lo trovi ironico?!- Sorride quasi. -Io cerco di dimenticarti e andare avanti e mia mamma mi porta a casa tua. Quando siamo arrivati lì, io sono andati in camera tua, mi sono buttata sul letto, mi mancavi, mi mancava il tuo profumo, mi mancava averti vicino, mi mancava il suono della tua risata o della tua voce, o tu appena sveglia che ti giri e rigiri nel letto perché non vuoi alzarti. Quando sono arrivata lì era ancora tutto come lo avevi lasciato, mi sono presa il tuo peluche fra le braccia, non mi odiare per questo per favore, so quanto tieni ai tuoi peluche.- Sorride ancora. -Mi sono buttata sul letto, distendendomi, sprofondando con il viso nel cuscino e stringendo Teddy a me..- Inizia a parlare più piano. -Sono scoppiata a piangere, non ne potevo più di trattenermi, non ce la facevo più a resistere..- Parla quasi sottovoce. -Tua mamma è entrata e si è seduta vicino a me, ha iniziato ad accarezzarmi la schiena, dato che ero a pancia in giù, aveva quel modo dolce, quasi come lo facevi tu, quando la sera prima di addormentarti stavi fra le mie braccia e mi accarezzavi, mi ricordava te..- Si prende una piccola pausa. Poi riprende: -In quel momento l'ho abbracciata.- Abbassa ancora di più lo sguardo. -Sono scoppiata a piangere ancora di più e siamo rimaste così per un tempo lunghissimo.- Mia mamma non mi ha detto nulla di questo, quando doveva assolutamente dirmelo.. -Gli ho detto quanto tu fossi importante per me, quanto io ci tenga a te, gli ho detto quanta testa di cazzo sono, e lei mi ha detto che eri qui e come fare per arrivarci.- torna a guardarmi, ho gli occhi lucidi, non mi piace l'idea di lei che piange o che sta male, specialmente se a causa mia, non credevo di fargli questo effetto. Quando io sono andata via, pensavo solo di fargli un favore e togliergli un peso.. Mi avvicino a lei un passo alla volta, ma poco prima che mi avvicino del tutto riprende a parlare. -Salvami.- Scivola interra, appoggiando le mani sulle ginocchia chiuse a pugno, il viso si invase di lacrime come mai prima d'ora. -Ti prego, salvami.- Dice con un filo di voce. -Salvami da questo oblio in cui mi sto perdendo senza di te. Salvati da questa disperazione che mi avvolge. Salvami da me stessa. Salvami perché da sola io non riesco a farlo. Salvami perché sei l'unica che può farlo. L'unica a cui posso chiederlo. Tu con i suoi sorrisi, la tua voce, così dolce, tu con i tuoi modi di fare e i tuoi atteggiamenti e quegli occhi, in cui io mi ci perdo. Salvami da tutto questo perché io con te ho provato qualcosa, ho provato cosa vuol dire la parola amore, ne ho capito il significato, dipendere completamente, totalmente, da qualcun altra.. mettergli la propria vita in mano. Tu lo hai fatto, ti sei affidata completamente a me e io ti ho distrutta, più e più volte, mentre tu continuavi a salvarmi, ogni volta. Mi dispiace per quello che ho fatto, io ho paura e questa è una cosa che tende ad allontanarmi e a fare cavolate è difficile sapermi gestire, lo so, perdonami, ma ti prego Salvami.. Salvami da me, salvami da tutto, ti prego..- Io la guardo e lei resta immobile. Mi inginocchio davanti a lei e lei mi si butta addosso, vorrei abbracciarla, ma le mani mi restano ferme sulle gambe, si copre il viso con le mani e si appoggia alla mia spalla, restano sempre lì in ginocchio, appoggiata a me, inizia a singhiozzare e io la avvolgo con le braccia, completamente, stringendola a me e lei finisce con il tirarmi a se, facendomi perdere quasi l'aria da tanto che mi tira a se. -Perdonami, perdona i miei disastri, perdona i miei sbagli. Io sono sbagliata lo so, ma tu con la sua sola presenza mi fai sentire meno sbagliata, cose se davvero potesse avere un senso la mia vita, come se davvero potessi fare qualcosa di giusto in questa mia vita così sbagliata. Tu sei il miglior regalo che la vita potesse farmi e non ho saputo apprezzarlo, non riesco ad apprezzarlo, per la mia semplice paura ho rovinato tutto. Ti prego.. Salvami.- senza nemmeno accorgermene le lacrime hanno invaso il mio viso, scavandosi il percorso fra le mie guance e finendo sulla sua spalla, appoggio la testa vicino al suo collo, sentendo il suo profumo, che tanto mi mancava, sentendo quel calore che fino a qualche attimo prima non ricordavo nemmeno quanto riuscisse ad avvolgermi. Non voglio più lasciarla, non voglio più stare senza di lei..
Io: -Andiamo a casa okay?- Dico con un filo di voce restando ancora in quella posizione, lei fa cenno di si con la testa, e a me fa sorridere. Mi è mancata talmente tanto..
Si stacca da me poco alla volta, tanto da appoggiare la sua fronte vicino alla mia, mi prende il viso fra le mani dopo avermi lasciato andare i fianchi da cui prima mi stava stringendo, quella sensazione mai provata fin ora, il calore che trasmette.. Ha smesso di piangere, per fortuna. Con le dita mi asciuga le lacrime che scendono dai miei occhi, dolcemente, lei sorride finalmente. Piano piano avvicina le sue labbra alle mie, io continuo ad avvolgerla, non voglio più lasciarla andare. Le nostre labbra si incontrano, socchiude gli occhi e io faccio lo stesso, le sue sono umide, ma sanno di buono quasi, mi avvicino ancora di più a lei, baciandola ancora di più. Dopo qualche secondo si stacca, per mia sfortuna, quel contatto con lei mi è mancato. Mi guarda sorridendo e sotto voce dice: -Torniamo a casa.-

Perché ogni cosa bella, ti fa sempre stare male. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora