Capitolo 27.

3.5K 139 8
                                    

Apro lo sportello e Scendo dalla macchina, subito il freddo mi penetra fino dentro le ossa, mi ero dimenticata quanto freddo facesse qui su in montagna e pensare che l'ultima volta ero meno coperta di adesso, il che mi fa venire ancora più freddo. aspetto che Debora mi raggiunge, nel frattempo ammiro la splendida struttura che abbiamo vicino, sembra una reggia, è immensa. E' su tre piano e aveva ragione Debora quando aveva detto che era grande. Una volta che Debora mi ha raggiunto entriamo, io la seguo, la struttura dentro è ancora più bella di fuori, è tutto arredato con colori oro e rosso, ci sono i faretti sotto al soffitto per dare luce alle stanze, i tavoli non hanno una loro disposizione precisa, ma sono comunque disposti in modo ordinato. Gli enormi finestroni che affacciano sulla via, sono coperte da delle tende rosse grandi con i bordini color oro e sembrano anche molto pesanti, guardando bene da fuori non si riusciva a vedere dentro, ma da dentro si riesce a vedere fuori, così che i passanti non si fermino a guardare chi sta mangiando dentro. Dall'altra parte della stanza c'è un enorme scala che porta ai piani superiori.
Debora: -Ehi ci sei?-
La guardo per vedere a con chi stava parlando, poi noto che stava guardando me. Oddio che imbarazzo, mi ero persa a guardare il tutto senza accorgermi che lei stava andando avanti.
Io: -Dici a me?-
Debora: -A chi altri se no?- Sorride.
Io: -Si si ci sono scusa, è solo che mi ero persa ad ammirare il tutto, è molto ma molto bello.-
Lei mi sorride soddisfatta.
Debora: -Non avevo dubbi che ti sarebbe piaciuto.-
Io: -Sembra uno di quei ristoranti di tanti anni fa, ma allo stesso tempo moderno.-
Debora: -E' proprio questo il modo in cui voleva farlo sembrare la titolare.-
Io: -Ci è riuscita, e anche bene devo dire.-
Tira un sospiro e si avvicina a una ragazza che si trova nella reception, prima eravamo fermi all'entrata. Non appena si avvicina a questa ragazza, esce da dietro il bancone e le salta addosso urlando. Resto per qualche secondo stupita.
Debora: -Ehi Giada, da quanto tempo, come stai?-
Giada: -Bene dai e tu?-
Debora: -Si va avanti.-
Giada: -Come mai da queste parti?-
Si sono proprio dimenticati della mia presenta, che bello.
Debora: -Un amica di mia mamma domenica si sposa, non ha più posto dove andare a fare il ricevimento. Ho pensato, che potremmo venire qui a fare il ricevimento, ovviamente se c'è posto.-
Giada: -Aspetta che controllo subito. - Dice tornando dietro al bancone. -Ho una montagna di cose da raccontarti.- Stridula.
Debora: -Dimmi.-
Giada: -Mi sono sposata.- Inizia a raccontare, avendo gli occhi fissi sul computer.
Per la prima volta vedo Debora sorridere così tanto.
Debora: -Racconta.-
Giada: -Ma sempre con quel ragazzo con cui stavo quando tu lavoravi qui, te lo avevo fatto anche conoscere, ricordi?!-
Debora: -Si si, avevi detto che non sarebbe durata però-
Giada: -Si, così pensavo, poi la cosa è andata avanti e mi ha chiesto di sposarlo e non ho potuto fare a meno di dire di no.-
Debora: -Bhe ovvio. E quando vi siete sposati?-
Giada: -Un mese fa.- Dice sorridendo e mostrando la fede al dito. -In viaggio di notte mi ha portato alle Maldive.- Alzo le sopracciglia, si vede che dalla fede e dal viaggio che hanno fatto che al ragazzo i soldi non mancano.
Debora: -Ti tratta bene.-
Giada: -Si molto anche. Tu invece?-
Debora: -Come sempre.-
Giada: -Cioè?-
Debora: -Cioè ho un carattere di merda lo sai.- Dice guardandomi, io distolgo lo sguardo da lei e torno a guardare la ragazza che continua ad ignorarmi.
Giada: -Devi solo trovare la ragazza giusta.-
Debora: -Stai da una vita con quel computer, hai visto o no se ci sono posti?!-
Giada: -Inutile che cambi argomento, arriverà anche per te. Comunque, per domenica c'è posto sia il mezzogiorno che la sera. A te quando serve?-
Debora: -Si sposa alle 11 in comune.-
Giada: -Contando che più o meno duri un ora su per giù, poi il tempo di fare le foto passa un altra oretta e mezza se non anche due. Io direi per le due.-
Debora: -Si facciamo per le due o due e un quarto.-
Giada: -La sala. Le vuoi vedere o te le ricordi?-
Debora: -Voglio vederle tutte e tre poi scelgo.-
Giada: -Okay poi andiamo che vi faccio scegliere anche per il cibo. Mi servono alcuni dati.-
Debora: -La sposa chiama Laura, metti il suo nome, poi quando arriviamo mi faccio avanti anche io con lei o mia mamma così capisci.-
Giada: -Perfetto. Numero invitati?-
Debora: -Mi hanno detto che sono intorno ai due cento invitati.-
Giada: -Perfetto, ho tutto. andiamo a vedere le sale e poi parliamo per quanto riguarda il cibo. avete già idea in che direzione andare più o meno, se carne o pesce o entrambe?-
Debora mi guarda cercando aiuto.
Io: -Carne, perché la sposa non mangia pesce, preferisce la carne rossa alla bianca.-
Giada esce da dietro al bancone prendendo con le i una cartelletta e una penna dove prende appunti per ogni cosa che diciamo.
Giada: -La torta?-
Io e Debora ci guardiamo, nessuna delle due sa cosa rispondere.
Debora: -Sinceramente non lo so per quello, chiamo un attimo se vuoi e poi ti dico.-
Giada: -si certo, se il cellulare non prende, c'è quello fisso puoi chiamare da li.-
Debora: -Certo grazie.-
Giada resta ferma vicino a uno dei tavoli dove ci eravamo avvicinate. Debora invece torna indietro, per andare al bancone della reception e io la seguo. Sembro il suo cagnolino.
Debora: -Io non so il suo numero.-
Io: -Doveva andare con mamma e tua mamma a comprare i vestiti. Basterà chiamare una di loro.-
Debora: -E' vero me ne ero dimenticata.-
Le sorrido. Lei inizia a digitare il numero e io mi chiudo dentro il giubbino.
Debora: -Già che siamo qui dopo ci fermiamo a mangiare qualcosa.-
Io: -Ho lasciato la borsa a casa.-
Debora: -E quindi?- Si porta il telefono all'orecchio.
Io: -I soldi?!-
Debora: -anche se l'avevi con te non ti lasciavo pagare.-
Io: -Non mi piace quando mi pagano le cose.-
Debora: -Te le fai piacere. Anche perché dopo dobbiamo andare a vedere per il vestito, devi comprarti un vestito!-
Io: -Io avevo detto vedere, no comprare.-
Debora: -Te lo compri.-
Io: -No.-
Debora:-Zitta. Mia mamma non risponde. Prova a chiamare tu la tua.-
Io: -Non mi faccio comprare un vestito da te.-
Debora: -Tanto poi te lo comprerò lo stesso.-
La guardo malissimo, prendo la cornetta del telefono e inizio a fare il numero di mamma, non ci impiega molto a rispondere.
Mamma: "Pronto.."
Io: "Mamma sono io.."
Mamma: "Si amore dimmi.."
Io: " Sei con Laura?"
Mamma: "Si amore perché?"
Io: "Me la puoi passare? Gli devo chiedere per la torta."
Mamma: "Certo amore, aspetta."
Io: " Va bene, grazie."
Laura: " Pronto."
Io: "Ciao Laura, Sono Rita, Mi hanno chiesto per la torta cosa gli dico?"
Laura: "No la torta, me la fa una mia amica, me la porta lei, loro poi la devono mettere solo nel frigo. Mi ero dimenticata di dirlo a Debora"
Io: "Tranquilla. Perfetto era solo questo."
Laura: "Il posto come è?"
Io: "Bello, mi piace tantissimo, a proposito mi hanno chiesto del cibo, ho detto carne va bene?"
Laura: "Bravissima. Se c'è qualcosa da scegliere, fallo tu per favore.. Mi raccomando."
Io: "Non preoccuparti."
Laura: "Va bene grazie."
Io: " Figurati. Ciao"
Laura: "Ciao."
Chiudo la chiamata e guardo Debora.
Io: -Ha detto che la torta la porta la sua amica.-
Debora: -Perfetto. Andiamo a scegliere le sale.-
Raggiungiamo Giada e Debora l'avverte della torta, lei annuisce e prende nota, ci avverte di seguirla e così facendo ci porta nelle sale da ricevimento che poi dobbiamo scegliere. Sono tutto abbastanza isolate, così che se ci sono più feste una non disturba l'altra. E' molto grande per essere un semplice ristorante. Le sale sono tutte al piano superiore.
Giada: -Questa è la prima sala.- Dice aprendo una porta. -Non guardate che è spoglia poi verrà abbellita ovviamente con tutti gli ornamenti necessari.-
La sala non è abbastanza grande, è chiusa, ha solo qualche finestra e un piccolo balconcino. Non mi piace tanto.
Debora: -No questa no.-
Giada sorride come se sapesse cosa lei stia aspettando.
La ragazza esce e io e Debora la seguiamo, poco più in la ce un altra porta, una volta passata ci porta in un altra sala, questa è abbastanza grande ed anche aperta, nel senso che ha molte finestre e balconi, ma è rettangolare e non mi piace tanto, anche perché poi qualcuno farebbe fatica a passare se dovrebbe uscire dalla sala. I tavoli con tutto il resto farebbero da ostacoli.
Giada: -Questa è la seconda.-
Debora: -E' carina dai.- MI guarda, ma io non commento.
Giada: -Vediamo la terza e poi mi direte okay?-
Debora annuisce.
Quando usciamo dalla sala, Debora si avvicina di più a me, io faccio finta di non accorgermene, continuo a camminare e lei sta a due passi da me. La terza sala è quella più vicino alle scale. Da li si riesce a vedere tutto il piano di sotto. E' immenso questo posto. Entriamo nella sala e non appena varchiamo quella porta capisco che è lei la stanza di cui parlava Debora a casa mia. E' grande, c'è molto spazio per i tavoli e per chi vuole ballare poi, faccio un passo avanti ed entro prima di Debora, lei mi segue, la sento anche sorridere. Non appena entro percorro la maggior parte dei vetri che affacciano sulla montagna, da li si vede tutto, le montagnine a anche alcuni dirupi, ma differenza delle altre stanze questa è già ornata in parte, ha le tende come all'entrata e qualche tavolo nel centro. Osservando bene il vetro che affaccia fuori continua fino alla fine della stanza dove poi è chiuso. Dall'altra parte della camera c'è il balconcino di cui parlava Debora. Lo raggiungo ed esco fuori, il freddo mi assale, ma non ci do peso, la vista che c'è è pari alla bellezza di questo posto. C'è una piccola tettoia cosi che se qualcuno vuole uscire può farlo indipendentemente se piove o meno. E' lei.
Debora: -E' questa la sala che scegli vero?- Mi ha spaventa, non sapevo mi stesse seguendo.
Io: -Bhe ovvio, sarebbe strano il contrario. E' bellissima.-
Debora: -Di qui alla sera se c'è bel tempo e se sei fortunata puoi assistere a qualcosa di spettacolare quando il sole tramonta.-
Io: -Ma non ho dubbi sai?!- Dico sorridendo. -Bisogna avvertire Giada che scegliamo questa sempre se tu sei d'accordo.-
Debora: -Già fatto. E' andata a dare l'ordinazione in cucina.-
Io: -Ordinazione?-
Debora: -Piccola, è l'una e mezza passata dobbiamo mangiare.-
Io: -Già vero.- Dico guardandomi le mani. -Non chiamarmi piccola.-
Debora: -Si scusa.-
Dice smettendo di guardarmi e di sorridere. Non le rispondo e continuo a guardare il cielo.
Debora: -Ti va se ci sediamo a uno dei tavoli dentro?-
Io: -Si va bene.-
Tanto lì fuori per quanto il pedaggio potesse essere stupendo stavo diventando un ghiacciolo.
Andiamo dentro, lei si siede a uno dei tavoli che già c'erano e si toglie il giubbino lasciandolo sulla sedia, io faccio lo stesso. Mi tiro le maniche della felpa fino a coprirmi le mani, quando sono nervosa lo faccio spesso, o quando ho semplicemente freddo.
Debora: -Sei gelosa?-
La guardo perplessa, non capisco la domanda.
Io: -Di..?-
Debora: -No così è una domanda in generale. Tanto per parlare e conoscerti.-
Io: -Se ci tieni ad una persona è ovvio che si è gelosi.-
Distolgo lo sguardo da lei e guardo la porta d'entrata, tutto ad un tratto mi è venuta fame.
Debora: -No, io non sono gelosa.-
Io: -Ah no?-
Torno a guardarla.
Debora: -No.-
Io: -Quindi se vedi la tua ragazza nelle braccia di un altra, a te non da fastidio?-
Debora: -Se è solo un abbraccio e so che sono solo amiche no non mi fa nulla. Se so che la ragazza ci prova con la mia ragazza, deve essere la mia ragazza ad allontanarla non io.-
Io: -Per me invece significa che non ci tieni.-
Debora: -In che senso?-
Io: -Per me se non sei gelosa vuol dire che non ci tieni all'altra persona.-
Debora: -La gelosia è dovuta a insicurezze della coppia. Io se ho insicurezze mollo.-
Io: -No, c'è almeno non nel mio caso.- Intreccio le mani alla vita e mi appoggio completamente alla sedia. -Io sono gelosa perché sono insicura di mio, perché so che io per quella persona non sono abbastanza. Insicurezze dovute al fatto che ci sono milioni di persone migliori di me e qualcuno potrebbe portarmela via. se io sto con una persona è perché per me quella persona è importante, Rappresenta davvero qualcosa, quindi anche se qualcuno l'abbraccia e comunque ci è solo amica a me da fastidio, perché anche se è solo per qualche secondo ha fra le sue braccia qualcosa di mio.-
Debora: -questo è essere paranoica e ossessione.-
Io: -Ma io infatti non nego che sono anche paranoica, e il più delle volte ciò che mi blocca è proprio quello. Io sono paranoica perché continuo a pensare che c'è sempre qualcuno migliore di me, o più bella o più magra con cui la persona con cui sto io potrebbe trovarsi meglio.-
Debora: -Io non sono paranoica, o almeno non mi è ancora capitato di esserlo. Penso che se quella persona sta con me è perché ha scelto me, quindi non mi faccio tanti problemi.-
Io: -Bhe in parte hai ragione anche tu, ma io non sono cosi, io sono paranoica e problematica e molto ma molto gelosa. Tutto questo è dovuto alle mie insicurezze.-
Debora: -Non si direbbe che sei così, Sembri tanto forte il più delle volte.-
Io: -Il più delle volte?-
Debora: -Si, si vede che hai passato molti momenti brutti e li stai passando e che sei stata male, si vede da come parli. Da li si possono capire tante cose di te. Si nota che dai peso a ciò che dici e che vorresti lo stesso da chi sta con te, nel senso che vorresti che desse peso alle parole che dice. Si capisce che sei forte, che non ti "rompi" facilmente.-
Io: -Ecco è qui che sbagli.- Faccio un mezzo sorriso. -Io mi rompo molto ma molto facilmente. Mi basta una parola sbagliata, un gesto fatto male, anche uno sguardo o un sorriso di troppo per "rompermi" come dici tu, è solo che io non lo do a vedere, faccio come se nulla fosse, vado avanti e sorrido, sorrido più di prima così da non far capire nulla e nessuno se ne accorge infatti, nessuno capisce quando mi fa male, nessuno capisce quando mi manca la terra sotto i piedi solo perché i molteplici pensieri mi impediscono di andare avanti perché mi portano solo indietro. Io non mi ritengo forte, come dici tu, io sopporto, sopporto il male che mi fanno e che continuano a farmene, sopporto le parole sbagliate, i gesti sbagliati, le parole non dette, sopporto la gelosia o le mie insicurezze, le metto da parte e cerco di reprimerle, il più delle volte la notte questi pensieri non mi fanno dormire la notte, ma va bene. Sopporto me stessa e gli altri.-
Debora: -Dovresti parlare, sfogarti, dire tutto ciò che ti passa per la testa, chiedere ciò che vuoi chiedere.-
Io: -No.-
Debora: -Perché?-
Io: -Semplice, se tengo ad una persona e questa persona fa qualcosa che a me non piace o che mi fa male io non glielo dico per il semplice motivo che a lei fa stare bene. Se fa stare bene a lei o lui io mi lascio perdere, ciò che penso io o le mie paranoie o insicurezze, passano in secondo piano.-
Debora: -Dovresti metterti al primo posto e non mettere gli altri prima di te.-
Io: -Fidati che vedere la persona che ami stare bene, indipendentemente da te, fa sparire tutto. Si è vero ci stai male, è innegabile, ma è molto.-
Non mi risponde più, si vede che sta pensando a ciò che le ho detto. Dopo qualche secondo arriva la ragazza delle reception e ci porta i piatti. Sorriso quando vedo cosa ha ordinato.
Io: -Siamo in un ristorante come questo è tu ordini la pasta con il pomodoro?!-
Scoppia a ridere anche lei.
Debora: -Non siccome ti sarebbe piaciuta.-
Io: -Carbonara.-
Inizia a ridere ancora di più.
Debora: -Ti tieni sul leggero?!-
Io: -Sii molto vedi?!-
Debora: -Si, ora mangia che se no si raffredda.-
Iniziamo a mangiare e nessuna delle due parla.

Perché ogni cosa bella, ti fa sempre stare male. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora