Capitolo 63.

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Debora.

Non posso crederci che se ne sia andata con quella, aveva detto che non provava più nulla per lei. Non posso crederci che lo abbia fatto seriamente. Non posso crederci che mi abbia fatto una cosa del genere. Fermo la macchina nel vialetto di casa mia. Esco sbattendo la portiera della macchina, non curandomi nemmeno della pioggia incessante che mi sta ricoprendo tutto il corpo, bagnandomi completamente anche i vestiti. Proprio quel vestito che ero tornata indietro a comprarlo, per vederla felice, proprio quel vestito che mi ero provata quando gli ho detto che l'amavo. Volevo farla felice, pensavo che quando mi avrebbe vista avrebbe sorriso al ricordo di quel giorno. Al ricordo di noi due insieme. Lei ora starà in macchina con quella a fare chissà cosa o a dirsi chissà quali parole. Arrivo davanti la porta di casa mia, faccio per entrare ma non ce la faccio. Non posso entrare, tutto qui dentro mi ricorda di lei, poi in camera mia c'è ancora quel peluche, quello che gli avevo preso a Gardaland, non riesco a toglierlo o a portarlo via di li. Non pensandoci nemmeno, istintivamente, Tiro un pugno al muro con tutta la forza che ho, ma dopo averlo fatto capisco la sciocchezza del mio gesto. Immediatamente un dolore allucinante mi parte dalle nocche spargendosi per tutto il resto del braccio, fino al gomito quasi, l'impatto è stato talmente forte che le nocche mi sanguinano, ma ne avevo bisogno. Tutta la rabbia che avevo dentro, o almeno in parte è andata via o si e trasformata in dolore, non riesco a capirlo, non ho mai provato questi sentimenti prima d'ora. Tiro un sospiro abbastanza rumoroso, poi mi lascio cadere il braccio con la mano insanguinante lungo il mio lato e cercando tutta la mia forza interiore entro in casa, aprendo quella porta e poi lasciandola chiudere alle mie spalle mi dirigo verso camera mia. E' un dolore che non avevo mai provato prima, e questa cosa mi spaventa, non avevo mai provato una cosa del genere. Di solito sono io che faccio male alle altre persone, ed è questo ciò che provano?! ed è questo ciò che io causo loro?! Non posso crederci.. Non posso crederci che una persona possa provare così tanto dolore senza morire. Apro la porta di camera mia, e non appena finisce di aprirsi, io alzo gli occhi e vedo il peluche, tutto sorridente su quel letto perfettamente fatto, in ordine, con i cuscini al proprio posto e le lenzuola perfettamente stirate. L'ultima volta lo ha fatto lei, da allora non riesco più a starci, non riesco nemmeno più a distendermi per più di due minuti che poco a poco mi sento risucchiare dai ricordi. Resto lì, immobilizzata davanti a quella porta, il mio corpo non riesce nemmeno a fare un passo in avanti o indietro, è del tutto immobilizzato, scollegato dalla mia mente. Io vorrei dirgli di andare avanti e prendere quel peluche abbracciarlo e scoppiare a piangere, ma lui non lo fa, lui resta qui, immobile a fissarlo senza dire o fare nulla, infliggendomi altro dolore. Io vorrei urlare, gridare, dire tutto ciò che mi passa per la testa, ma lui resta in silenzio, è come se io fossi scollegata dal mio corpo, come se io non fossi più con lui, è come se io me ne fossi andata con lei.
Riprendo la maniglia della porta in mano e la richiudo davanti a me. Finalmente il mio corpo ha smesso di infierire nel mio dolore, non c'è la faccio ancora ad entrare in quella camera. Faccio qualche passo più avanti e vado verso il bagno, non appena ci entro mi guardo nell'enorme specchio davanti a me, messo sopra il lavandino, accendo la luce che si trova sopra lo specchio per vedere come mi sono ridotta per una ragazza, come mi sono ridotta per amore. Non appena accendo la luce la mia immagine viene riflessa al meglio e quello che vedo non è molto di mio gusto, quella che vedo non sono io. Vedo una ragazza alta, con i capelli tutti spettinati e inzuppati d'acqua, senza più difese o muri con cui proteggersi. Vedo una ragazza con un vestito color avorio sporco di sangue dovuto alle ferite della mano. Vedo una ragazza dal viso pallido con gli occhi piccoli, che stanno sul punto di piangere, ma non piangono per puro orgoglio. Vedo degli occhi persi, vuoti, senza un minimo di sentimento. Vedo un viso un pieno di dolore e di rabbia, con i lineamenti marcati e tanto dolore. Faccio un sospiro profondo e apro l'armadietto vicino lo specchio prendo alcune garze e delle fasce di stoffa. Sciacquo la mano sotto l'acqua calda, e il dolore che provo in quel momento è nulla in confronto al dolore che sto provando dentro di me. Asciugo la mia mano vicino all'asciugamano che c'è vicino al lavandino sporcandola di sangue, ma non curandomene poi più di tanto, poi prendo le garze e piano piano inizio ad avvolgerle intorno alle nocche delle mani, in modo piano perché fa male. Una volta finito con i giri delle garze prendo i pezzi di stoffa e li attorciglio su, come ho fatto con le garze, le avvolgo intorno alla mano. Sono sicura che se lei fosse qui ora mi darebbe dell'idiota o della pazza, e sarebbe molto preoccupata, conoscendola mi direbbe perfino di andare in ospedale, per dei semplici graffi. Sorrido al pensiero di lei qui con me. Quel pensiero che fino a poco tempo fa poteva diventare reale e invece ora non più, ora è solo un illusione, una fantasia nella mia testa che non può più realizzarsi, una fantasia che la mia mente elabora solo per farmi ancora più male. Finito di curarmi rimetto il rimanente della stoffa e delle garze nel mobiletto, poi mi allontano in modo molto piano dallo specchio dopo aver spento la luce e aver visto quel riflesso in cui non sembro nemmeno io. Vado nella stanza di fronte dove c'è la lavanderia, di solito mia mamma mette li i vestiti quando li ha appena lavanti e asciugati nella asciugatrice, prima di metterli a posto. Non appena entro come immaginavo ci sono i vestiti miei e di mia sorella, di solito li lascia qui, poi quando dobbiamo metterli in ordine dobbiamo venire noi qui e prenderli. Ora come ora non ho nessuna voglia di metterli a posto quindi mi limito a prendere un jeans con una felpa e un asciugamano grande. Li appoggio su alcuni flaconi di detersivo che ho li vicino, mi tolgo la giacca e la butto in terra, dopo che me ne sono andata dal ristorante non ho nemmeno preso il gubbino, l'ho lasciato la. Poi mi sbottono anche la camicia ormai piena d'acqua e la lascio cadere lungo le mie braccia facendola andare in terra vicino la giacca. Mi piego e mi tolgo le scarpe, slacciando i pochi lacci che ci sono e togliendole insieme ai calzini, poi mi rimetto in piedi e mi sbottono i pantaloni che essendo un po' larghi, se ne scendono da soli, io sfilo delicatamente i piedi dall'interno e mi ci appoggio su, mi volto verso i miei vestiti, prendo l'asciugamano e mi inizio ad asciugare. Per colpa dell'acqua, mi sono bagnata ovunque, ma fortunatamente alcune cose si sono salvate. Sento il morbido dell'asciugamano vicino la pelle ed è così caldo, sorrido, quando lei mi abbracciava o si appoggiava a me, emanava molto più calore. Un altra volta, no ti prego, non pensarla. Lascio cadere l'asciugamano in terra dopo essermela passata un po' fra i capelli, e voltandomi verso i miei vestiti prendo il jeans e lo metto, non appena la stoffa entra a contatto con la mia pelle, il freddo mi invade per tutto il corpo, molto velocemente lo abbottono e subito dopo mi metto la felpa, mi stringo fra le mie braccia, ma il freddo non passa, aumenta, mi avvolge sempre di più, tanto da diventare insopportabile, mi rannicchio in me stessa. Passa ti prego, non voglio che resti qui. Ma non passa, anzi va ad aumentare. Vai via.. Ma nulla, lui resta li ad avvolgermi completamente, perché non vai via?!. Allora mi faccio forza e torno giù in sala, lascio cadere le braccia lungo i miei fianchi e inizio a camminare, continuo ad avere lo sguardo basso con gli occhi persi. Quando passo davanti camera mia, mi fermo un attimo e guardo la porta chiusa. Vorrei entrare, ma i ricordi mi invaderebbero, il suono del suo sorriso, quei capelli che andavano sempre ovunque e quando glielo dicevo lei sorrideva e diventava tutta rossa in viso continuandosi a scusare, lei che parlava sempre e che con il tono della sua voce riempiva di dolcezza quella stanza indipendentemente da ciò che diceva, il suo respiro che era così tranquillo quando dormiva, poi si rannicchiava vicino a me come se dovesse scacciare i mostri ed era come se vicino a me non avesse paura. Non posso crederci che lo abbia fatto e se ne sia andata. Non posso crederci che mi abbia lasciata qui, così in questo stato. Debora fatti forza vai avanti a camminare vai giù. Come al solito il mio corpo non risponde, resta immobile lì davanti la porta a fissare un punto non preciso e a ricordare tutti quegli attimi in cui lei era qui. E tu Debora stavi bene con lei, eri davvero felice. Stringo i denti e i pungi, ma il corpo non riesce ad andare avanti, non riesce a liberarsi di questo dolore, non riesce a fregarsene come prima. Come Quando siamo tornate da Gardaland che stava sempre con quel peluche in mano e non voleva più lasciarlo, in macchina ci si è aggrappata come un Panda si aggrappa al proprio ramo poi ci ha dormito una notte intera e poi io dovevo coccolarla perché il peluche non poteva, era così felice, e a vederla così lo ero anche io, non riuscivo a non esserlo con lei, con lei stavo bene. Con lei sentivo che avrei potuto conquistare il mondo se solo me en avessero dato occasione, per lei io avrei affrontato qualsiasi cosa. Con lei avevo finalmente imparato ad amare qualcun altra e amare me stessa, i miei comportamenti dicevano il contrario, questo è vero, ma potevo migliorare, potevo cambiare ancora..
Dopo una quantità di tempo che mi sembrava infinita finalmente il mio corpo si muove e riesce ad andare avanti, ma torna con lo sguardo basso e gli occhi persi, quando prima, mentre il mio corpo stava fermo a guardare la porta di quella camera aveva la testa alta e gli occhi pieni di lei. I passi vanno via uno dopo l'altro così come gli scalini per andare giù, non appena arrivo giù, mi butto sul divano a peso morto quasi come me in questo momento, prendo il telecomando che si trova vicino a me sul divano e accendo la tv premendo un pulsante e immediatamente l'enorme schermo davanti a me prende colore. Vorrei essere anche io così, premere un pulsante e ritornare a prendere colore, ma sembra così impossibile ora, era lei che mi faceva prendere colore con i suoi sorrisi e i suoi sguardi o semplicemente con la sua presenza. Faccio un sospiro e inizio a cambiare canale, uno dopo l'altro i canali passano, nemmeno guardo quali programmi ci sono, non mi importa. Mi fermo mettendo su un canale qualsiasi dove stanno trasmettendo un film qualsiasi, non è il mio genere ma non mi importa, lascio cadere il telecomando vicino a me sul divano, poi mi appoggio completamente sui cuscini che immediatamente mi avvolgono, il freddo continua a farsi sentire sempre di più, nonostante io abbia la felpa pesante, e i riscaldamenti siano accesi io continuo a sentire un freddo che mi trafigge. Mi tiro le gambe a me, piegandole una in giù e una normalmente, mi lascio scivolare verso il basso e per tenermi su metto il gomito sul divano, mi torno le mani in tasca cosi da cercare di farle riscaldare un po', ma sembra tutto inutile. Stanotte non ho chiuso occhio, dopo la conversazione che ho avuto con lei ieri a casa sua non sono riuscita a pensare ad altro. Io stavo sul punto di piangere e lei se ne è andata, io stavo per dirle che la amo e che volevo stare con lei e lei se ne va con quella. Non posso crederci ancora che se ne sia andata.. Più che la televisione sento il rumore della pioggia che cade sul cemento, dal suono che sento si piò capire che sta piovendo molto più di prima. Almeno il cielo piange al posto mio, risparmiando a me le lacrime e prendendosele lui, facendole cadere una dopo l'altra, alternandoli ai fulmini e ai lampi, così da dargli più forza. Almeno lui mi fa compagnia in questo giorno così triste. Chiudo gli occhi per qualche secondo e subito cado in un sonno profondo.

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