4. Sulla via per Non-Si-Sa-Dove

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Generalmente quando uno sconosciuto ti invita improvvisamente a salire in macchina in una situazione di immenso e imminente pericolo - nella realtà non cinematografica, si intende - questo consiglio non va seguito. Ma se è tua madre a invitarti a salire in auto per salvarti la vita allora, a meno che tu non sia un figlio degenere, hai alla mano una lunghissima lista di buoni motivi per seguire il consiglio. Chiunque con un minimo di sale in zucca lo farebbe, suvvia.

Per i sopraelencati motivi Gabriel saltò istintivamente sul sedile posteriore della macchina dove albergava un inquietante odore di benzina e di bruciato... oltre che un Jasper spaventato e con lo sguardo più disperato che avesse mai visto. Ancor prima che si fosse completamente infilato in auto, Jasper lo prese di forza per un braccio e lo tirò all'interno, mentre la macchina sgommava via facendo sbattere la portiera per la brusca partenza.

"Cosa... cosa è successo? Perché..."

"Siamo pieni di benzina? Il gentile piromane che ti stava inseguendo ha tentato di dare fuoco anche a noi prima."

"Ma non dovrebbe essere pericoloso avere la macchina intrisa di benzina?"

"Dovrebbe essere pericoloso tanto quando farsi inseguire da un folle piromane."

La risposta non faceva una piega, quindi Gabriel si ritirò subito in un confuso silenzio, cercando di analizzare la situazione che si stava lentamente dipanando davanti ai suoi occhi. Qualcuno aveva tentato di dare fuoco alla macchina di Larissa per poi, qualche ora dopo, cercare di dare fuoco a lui nel cortile della scuola. Preso da solo questo fatto non sembrava avere alcun senso, ma la presenza di una doppietta appoggiata tra i due sedili davanti e di due vecchi zaini da campeggio rendeva il tutto ancor più confuso.

"Dove stiamo andando?"

"A Long Island - Larissa aprì finalmente la bocca - in un posto sicuro."

"Sicuro da cosa?!"

Marion Willow si girò verso il figlio. Aveva i capelli disordinati come mai li lasciava e un sacchetto pieno di cibo in braccio, assieme ad un cuscino e delle coperte. Le guance erano solcate da due righe più chiare dove la lacrime isteriche avevano lavato via il fondotinta. I begli occhi azzurri erano rossi di pianto, ma Gabriel giurò di non aver mai visto un'espressione più determinata in viso a sua madre. Era abituato a vederla frivola, affettuosa, ben truccata. Ora capiva che non era sempre stata così... che quello che aveva sempre visto non era stato che un fantasma di ciò che suo padre si era lasciato alle spalle: una giovanissima ragazza madre impegnata a fare i conti con una realtà cittadina ben poco disposta nei suoi confronti e con un bambino di cui a breve avrebbe dovuto occuparsi da sola. Il senso di rabbia che provò dentro di sé nei minuti successivi sarebbe esploso con violenza inaudita se Larissa non avesse iniziato con voce tremante a descrivere quello che era successo la notte prima. Jasper fissava attonito il sedile davanti al proprio come se, pur avendo vissuto in prima persona tutto l'accaduto della mattinata, non volesse crederci. Serrava gli occhi ogni tanto per ricacciare indietro le lacrime ma stringeva i pugni con una rabbia che Gabriel capì essere poco diversa dalla sua. La strada scorreva a una velocità troppo alta perché il concentrarvisi riuscisse a calmarlo, quindi focalizzò la sua attenzione su Larissa.

Prima che se ne rendesse conto il racconto della signorina Smith prese una piega inaspettata a cui anche Jasper reagì con un balzo.

"Mentre stavo guardando un film sul divano mi sono addormentata... e in sogno mi è apparso quest'uomo seduto su una poltrona, concentrato, con gli occhi chiusi, che si è messo a parlarmi... - Larissa evitò una vecchietta kamikaze che aveva deciso di attraversare la strada appena il semaforo pedonale era diventato rosso - SANTI NUMI! Vecchiette! Comunque..."

La Seconda IliadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora