19. My Little Pony a Metano

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Aveva fissato le torce verdi per svariati minuti pensando a come fosse possibile avere del fuoco verde, poi, come tutti i ragazzini con disturbo dell'attenzione, aveva ispezionato l'altare che stava sul fondo della camerata. C'erano letti che nessuno aveva mai usato e probabilmente nessuno avrebbe usato mai. Un velo di tristezza si mescolò con le gioie della giornata che, in fondo, era stata positiva. Gli facevano male le braccia dalla lezione di tiro con l'arco e le gambe da quella di arrampicata... ma non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi ai pegasi più di un paio di passi. Gli nitrivano contro impazziti, quindi aveva preferito mantenere le distanze.

Con lo stomaco pieno di una cena piacevole assieme alla casa di Ares si era ritirato soddisfatto della giornata, accolto dalle fiaccole verdi e dalle pareti scure. In fondo ci si sarebbe abituato... e le pareti scure non lo disturbavano più di tanto. Così stanco dalle attività non era passata mezz'ora che si era accucciato sul letto ad approfittare del fresco delle lenzuola morbide. Prima che se ne rendesse conto si era addormentato.

Come tutti al campo. Più o meno. Okay no, non proprio tutti.

Shoshanah non era l'unica persona a soffrire di insonnia estiva tra i molti semidei presenti. Anche se la maggior parte di loro vedevano la propria iperattività vinta dalla stanchezza, c'era sempre qualcuno che semplicemente non riusciva a smorzare il cervello e trovare la pace nell'obnubilamento dei sensi.

Mentre la figlia di Dioniso passeggiava con le braccia dietro la schiena nei campi di fragole, con le piantine che allungavano germogli nella sua direzione, una figurina nera scivolò come un'ombra, non vista, tra le ombre della notte. Si mosse leggiadra tra le cabine dalle luci spente, si appiattì contro la parete di una casa quando l'enorme sagoma di Scarlett nella sua forma animale le passò accanto, diretta verso il bosco, ed infine riuscì a raggiungere la nera casa numero Tredici. La figurina si lanciò un ultimo sguardo alle spalle e poi, con un singolo, guizzante movimento, vi si infilò. Al sentire la porta aprirsi e chiudersi alle spalle dell'ombra sconosciuta, Jasper mugolò nel sonno come un cane che sogna. Due piccole mani si infilarono tra le sue lenzuola e dita caldissime gli sfiorarono il viso. Dire che qualcuno si prese un infarto sarebbe riduttivo. Non appena Jasper sentì qualcosa sfiorargli il viso, si spaventò tirandosi improvvisamente a sedere. Era già la seconda volta che succedeva, per le brache di Ade (scusa, papà)!

Era già pronto a fare una ramanzina di un certo livello a Shoshanah - non puoi pretendere di andare a trovare la gente di notte e aspettarti di essere attesa! - ma non poté esimersi dal lasciar uscire un singolo oh! quando si rese conto che la persona che aveva dinnanzi non era la cocca di Scarlett e Sue, bensì lo strano e filiforme ragazzino che gli aveva insegnato a giocare a carte.

Fabrice, seduto sulla sponda del suo letto, sorrise e si alzò un metaforico cappello composto dai suoi occhiali da vista sulla testa. "Buondì. Serena notte, vero?"

Anche provando a trovare una rispostaccia, tutto ciò che gli uscì di bocca fu un "a-ha" poco convinto e ancora spaventato. Riprendendo fiato le idee però si schiarirono: "Che cosa ci fai qui?"

"È una domanda interessante. Che cosa ci faccio qui? Vediamo di darci qualche risposta. Tu cosa proponi? Prima di tutto: ho buone o cattive intenzioni?" Brice si prese il viso con una mano e si mise in una strana posa da pensatore "E poi: siamo sicuri che io non sia una tua figura onirica? Insomma, siamo nel pieno della notte, che diamine. Forse ti stai sognando tutto."

Jasper in risposta gli diede un forte pizzicotto sul braccio. Il faccino pulito del figlio di Atena si accartocciò per il dolore, ma solo un ahi. deciso uscì dalla sua bocca, subito seguito da un: "Beh, segui il metodo scientifico, vedo. Cosa ne hai dedotto?"

La Seconda IliadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora