66. La formica nel pagliaio

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Corri, sorella. Corri.
Muovi le antenne, cerca la traccia.
Corri sul tronco, corri sulla foglia.
Cercami, toccami, assicurati che sia io.
Riparti.
Veloce, veloce, il tempo corre. 
C
orre con noi. Il mondo è buio, ma tu senti. 

Corri, sorella. Corri.
Cerca la traccia, cerca la preda. 
Capta il suo odore, lei è da qualche parte. 
Trovala, pungila, mordila.  
Non lasciarla scappare. 
Catturala, smembrala, portala qui. 
Nutri tua sorella, nutri tua madre. 

Corri, sorella. Corri.
La marcia è lunga, possediamo la notte.
Sali sull'albero, stringiti a me. 
Costruisci il bivacco, per la regina. 
Fermati, sorella. Il sole sorge.
P
osa le uova, nutri le larve. 
La famiglia è con te.
Tu sei la famiglia. 

Corri, sorella. Corri.


"Eeeeh, macarena!" 

"Guarda che sto tentando di rendermi utile." 

"Beh, il nome scientifico di queste piante non mi salverà la vita." 

"Che ne sai - aggiunse Memo, sostenendo la figlia di Atena - potrebbe davvero farlo." 

Gabriel sbuffò. Erano ore che camminavano in quella foreste impenetrabile senza sapere precisamente dove stavano andando. Lui aveva diretto la spedizione per il primo tratto, lasciando le due ragazze a battibeccare alle sue spalle mentre a colpi di spada si liberava della vegetazione in alcuni punti troppo fitta per permettere il passaggio. Il ronzio proveniva da ogni dove: dagli insetti, dagli animali che ogni tanto apparivano come ombre attorno a loro e soprattutto dalle due semidee bercianti senza soste in uno sfoggio di conoscenze assolutamente non richieste sulla fauna e la flora circostanti. Era proprio per questo motivo che era intervenuto citando il famoso brano spagnolo. 

"Se non ti va di sentirci potresti anche ignorarci." 

"Potrei, ma è praticamente impossibile!" sbottò finalmente girandosi a guardarle entrambe. "Sarò buono, sarò gentile e tutto quello che volete ma se sento un altro ba litigioso vi mollo qui da sole." 

Iris incrociò le braccia, scettica. "Sai benissimo che avremmo comunque più possibilità di sopravvivenza di te." 

"Questo forse era vero due mesi fa. Ora non ci scommetterei, Iris. Per favore! Non rendiamo questa missione più pesante di quanto già non sia. Stiamo andando alla cieca, Sue non sa niente e pensa che abbiamo disertato probabilmente così come tutti gli altri al campo e tutto questo perché ho voluto dar credito a una tua idea." 

"Un'idea che potrebbe salvare il didietro a tutti!" 

"E spero bene che lo faccia, se no ci stiamo facendo tutti questi chilometri a vuoto." 

"Trovare l'esercito che ci serve non è girare a vuoto." 

Memo dal canto suo sbuffò. "Ora avete iniziato anche voi due a litigare." 

Tutti e tre si guardarono, si stavano comportando come dei bambini. 

"Credo che abbiamo bisogno di una pausa per mangiare qualcosa." 

Gli altri due annuirono alla proposta di Memo e trovarono delle radici dove sedersi e riprendere un attimo possesso di se stessi. L'aria era immobile e sembrava pesante come una coperta di lana stesa sul mondo. La pelle era satura di umidità e tutto ciò che vi si appiccicava, lì rimaneva. Una sensazione a dir poco disgustosa. Sua mamma avrebbe commentato dicendo "Mi sento come un chupa-chupa" ma il ragazzo ebbe la creanza di non condividere questo ricordo con le sue due amiche. Gli zaini vennero aperti e iniziò lo scambio di qualche snack. Iris avrebbe voluto rubare uno dei vassoi magici per la comparsa del cibo ma all'ultimo si erano resi conto che questo non avrebbe fatto altro che incentivare le teorie sulla loro diserzione. 

La Seconda IliadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora