5. Attenti all'ottantenne

1.2K 126 71
                                    

La sveglia era stata particolarmente brusca quella mattina. Marion stava guidando quando Larissa aveva aperto gli occhi, ritrovandosi anchilosata e rannicchiata in modo poco signorile sul sedile del copilota. Avevano ceduto i cuscini ai due ragazzi sui sedili posteriori, che ora stavano ancora dormendo, esausti dalle troppe novità e dalla paura. Anche lei e Marion erano nelle stesse condizioni, ma le mamme hanno il potere speciale di avere forza a sufficienza per spostare una montagna quando ad essere in pericolo ci sono i propri figli. La donna alla guida si era fatta uno chignon di fortuna e guidava come una forsennata pilota di Formula 1, inseguita alle calcagna da un'ottantenne in moto.

Sì, sì. Avete letto benissimo: una donna ottantenne in moto. Vi ricordate i due ignari pensionati che la madre di Jasper aveva quasi spiaccicato sull'asfalto? Esattamente loro. Gli stessi che avevano trapassato l'anima di Gabriel e del suo vicino di posto, facendoli sudare freddo per tutto il viaggio.

Entrambi avevano dormito raggomitolati sui sedili posteriori della Mazda, o meglio...avevano cercato di dormire. Solamente quando la spossatezza aveva preso il sopravvento sulla paura, erano riusciti a chiudere gli occhi. Ma gli occhi della mente non avevano trovato riposo. Prima visioni di orrore con piromani che davano fuoco a cose e persone (come d'altronde era quasi successo), poi mostri con troppi occhi e troppi denti...e infine quegli sguardi persi e disincarnati. Quegli occhi vacui eppure così consci della loro presenza sui sedili posteriori della macchina avevano infestato il poco sonno dei due ragazzi, rendendolo non solo breve ma anche di pessima qualità.

Jasper li vedeva, sorridenti come folli marionette, ben stabili sulle gambe... come non dovrebbe essere una tenera nonnina di ritorno dal mercato. Non aveva dubbi sul fatto che entrambi gli adorabili vecchietti avrebbero compiuto a cuor leggero il più efferato degli omicidi. Tuttavia il peggio era che i loro incubi si stavano realizzando.

Mancavano pochi chilometri ad entrare nella zona di Long Island, ma i due mostri rugosi alle loro calcagna erano più che decisi a bruciare la distanza che li separava dalla Mazda in poco tempo. La moto sportiva, rubata a chissà quale motociclista sprovveduto contro i rischi del dare retta a due vecchi posseduti, procedeva a tutto gas come guidata dal miglior pilota competitivo. Marion pigiò sull'acceleratore con così tanto impeto che i due occupanti dei sedili posteriori furono sbalzati nel sonno, facendoli svegliare da un incubo per viverne uno ben più reale e peggiore. La strada si stendeva dritta davanti a loro, occupata da poche macchine sporadiche guidate da automobilisti sonnolenti. Il sole sorgeva illuminando il cielo ma gli occhi dei nostri eroi non avevano il tempo di godersi lo spettacolo come turisti qualsiasi.

"Marion! Accelera!"

"Più di così ci esploderà il motore!"

La breve ma intensa conversazione fu interrotta da un sonore Splat. Un pomodoro ben oltre il punto di maturazione andò a spiaccicarsi contro il lunotto posteriore imbrattandolo di polpa rossa e semini. Nonostante fosse un semplice ortaggio, tutti gli occupanti della macchina sobbalzarono. Altri prodotti seguirono il pomodoro, ma la loro natura non fu identificabile a causa del succo del suddetto pomodoro che impediva la visuale.

"Non riesco più a vederli!" strillò Marion, guardando dallo specchietto retrovisore di sinistra. Non fece in tempo a dire altro che una patata dolce rimbalzò contro il finestrino del copilota causando un colpo non indifferente a Larissa, che non sapendo come rispondere al fuoco nemico, si limitò a gettarsi sul volante per spostarsi dai due vecchi.

Gabriel ora li vedeva chiaramente. Erano due persone normalissime a prima vista, ma ora che erano vicini... anche Jasper capì. Non sarebbero più riusciti a guardare il mondo nello stesso modo. I corpi dei due individui avevano solo l'aspetto della normalità: la loro pelle sembrava fatta di carta grigia, impalpabile, come se fossero stati creati da brutti ricordi e rancore. Per di più gli ortaggi potenzialmente pericolosi nella borsa della vecchia sul sedile posteriore sembravano aumentare ogni volta che questa cacciava la mano nella sua borsa della spesa, mentre il vecchio alla guida accelerava in continuazione. Il motore della moto doveva essere molto più potente di quello della Mazda a giudicare dalla fatica che faceva questa in confronto alla moto di grossa cilindrata.

"Apri la portiera, Mamma!"

"NO! Così potranno entrare!"

"Stiamo andando a 120 km orari, signora Smith! Non potrebbero entrare!"

"Apri quella dannatissima portiera, Larissa!"

Come consigliato, Larissa tolse la sicura e, mentre l'utilitaria si avvicinava alla moto, aprì la portiera sperando di spedire i due aggressori lontano da loro... o per lo meno di disarcionarli. Ciò non avvenne.

La moto scartò, aiutata dagli ottimi riflessi del suo arcano pilota, evitando accuratamente la portiera che si aprì. Larissa avrebbe voluto chiuderla immediatamente ma la vecchietta degli ortaggi estrasse, come un cavaliere avrebbe fatto con la spada, il suo bastone da passeggio, ancorandolo alla maniglia, obbligando la portiera a rimanere aperta.

"Ve l'avevo detto io!" urlò la signorina Smith tirando invano lo sportello per cercare di richiuderlo.

Subito Gabriel e Jasper si tesero verso i sedili anteriori per aiutare la madre. Tirarono assieme contrastando la forza della vecchia spiritata per richiudere la portiera per quelli che sembrarono non secondi ma interminabili minuti, mentre la lancetta del contagiri della povera macchina saliva in continuazione. Tiravano, ma per quanto tirassero non sembravano riuscire a impedire che la vecchietta entrasse in macchina; la sua forza non era di questo mondo. O non del mondo che tutti loro avevano sempre sconosciuto.

Stavano per arrendersi quando il prato verde davanti a loro si alzò, in lontananza, in dolci colline su cui svettava un alto pino di dimensioni maestose, sotto il quale era riunita una piccola folla di persone. Le colline boscose si avvicinavano sempre più a causa della velocità vertiginosa a cui la Mazda con vecchietti diabolici inclusi sfrecciava. Urla, spintoni, e il terrore nelle voci di tutti. E le colline si avvicinavano ancora e ancora, finché gli occhi non permisero di vedere le figure più chiaramente, compresa una che si staccò dal gruppo, in sella a quello che sembrava un cavallo con una gobba strana. Il cavallo e il suo occupante partirono al galoppo verso di loro per poi spiccare il volo.

Gabriel, nonostante la situazione assolutamente surreale in cui si trovava, non poté fare a meno di seguire con lo sguardo il decollo del cavallo non gobbuto ma bensì alato, e del suo fantino, un corpulento ragazzo dalla maglia arancione. Il pegaso li raggiunse e prima che qualcuno potesse dire qualsiasi cosa, una punta di lancia spuntò dalla fronte del vecchietto alla guida che prima spalancò gli occhi e poi esplose in una pioggia di detriti dorati, lasciando la moto allo sbando assieme alla sua altra occupante, falciata anch'essa da una sciabolata di lancia pochi secondi prima dell'impatto della moto. La macchina sussultò, un calore fortissimo investì tutti dalla portiera aperta... ma erano vivi. Vivi e arrivati dove dovevano arrivare.

Marion frenò ma rimase comunque con le mani attaccate al volante per parecchi secondi, ansante e terrorizzata, così come tutti gli altri, mentre la piccola folla che si era radunata sotto il pino li raggiungeva di corsa. Per ultimo atterrò di nuovo il cavallo alato con il suo occupante, subito raggiunto da una ragazza piccola e robusta che non gli somigliava per niente. Tra loro si fece avanti una donna alta con una massa di arroganti ricci nerissimi a cavatappi e una postura drittissima.

"Meno male, siete arrivati. Iniziavamo a tenere che Clovis si fosse sbagliato."

Mani sconosciute aiutarono Larissa, Jasper e Gabriel a liberarsi dall'ormai rottame della fu-Mazda, mentre altri aiutavano Marion a riprendersi dallo shock offrendole una borraccia di acqua fresca. Erano tutti serissimi, giovani delle età più disparate. Biondi, mori, asiatici, europei, qualcuno di sembianze inuit, abbronzati o pallidissimi, tutti con la stessa maglia arancio e tutti con lo stesso sguardo di determinazione negli occhi. Per ultima comparve davanti agli sbigottiti Gabriel e Jasper una ragazza dalla pelle ambrata e degli occhi splendenti. Quando aprì la bocca per parlare, un aroma di piante selvatiche e fiori di campo parve investire tutto.

"Siete vivi, grazie agli dei. - disse, stringendo loro le mani - benvenuti al Campo Mezzosangue."

Né l'uno né l'altro sapevano chi quella gente fosse né perché li avessero aiutati, ma in cuor loro, entrambi sapevano di essere arrivati nel luogo giusto. 

La Seconda IliadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora