Quando Argo e Sue arrivarono al campo, il delirio si apriva davanti ai loro occhi. Prima ancora di entrare nella zona delle cabine, li sorpassarono due ragazzi con la maglietta bruciacchiata. Era andata a New York per tentare di recuperare più informazioni sul pericolo imminente, di cui non aveva ancora parlato ai ragazzi, ma improvvisamente la questione passò in secondo piano. Con un gesto brusco lasciò a Argo la borsa e gli occhiali da sole, dicendo "Vai a vedere dove cavolo è finita Scarlett in mezzo a questo casino." Mentre il guardiano correva a cercare la sovraintendente alle attività sportive, lei si gettò a capofitto nel delirio di ragazzini che correvano, di cui due ne portavano anche una su una barella priva di sensi. Si mise a correre sperando che fosse stata solo una rissa tra semidei e non un attacco nemico a causare tutto ciò. Per sua fortuna aveva quasi ragione. QUASI. Il responsabile aveva fatto tutto da solo senza bisogno di essere aizzato da nessuno. Gabriel stava semplicemente passeggiando con Memo e Winton, quando, parlando di genitori divini, aveva ricevuto più di un inaspettato ragguaglio sulle genealogie divine. Si era accorto che i nomi non gli suonavano nuovi, come se li avesse già sentiti da qualche parte... poi aveva avuto la malaugurata idea di commentare le abitudini genitoriali del re degli Dei. Sue era di certo arrivata troppo tardi, ma Jasper, appena sentito un tuono provenire brontolante dal cielo, era corso fuori perché le perturbazioni atmosferiche di solito aggiravano il campo. Uscito aveva incrociato non pochi altri semidei stupiti o preoccupati. Jack Utoma aveva anche già infilato mezza armatura, pronto a fronteggiare chissà quale attacco nemico, da bravo figlio di Ares, fiancheggiato da una Jazlynn in tenuta sportiva e armata di un pallone da beachvolley.
"Che succede?"
"Non ne ho idea!" aveva risposto Jack, correndo verso lo spiazzo del fuoco di Hestia, dove accorrevano tutti. Jasper aveva imprecato a mezza voce cercando con lo sguardo Scarlett nella folla, dato che Miss Peak aveva deciso di fare shopping a New York quella mattina. Accanto al focolare Jasper aveva intravisto le figure di Marissa e uno dei suoi fratelli che scappavano da un Gabriel... abbagliante, illuminato da un simbolo dorato comparso sulla sua testa come un'aureola. Sarebbe stata un'immagine estremamente poetica se quel simbolo non si fosse immediatamente trasformato in un bersaglio per un fulmine, calato direttamente dalle nuvole nere che si erano temporaneamente condensate nel cielo azzurro. La saetta, un fascio bianchissimo di luce, aveva reso l'aria elettrica per qualche secondo, spedendo i poveretti che erano accanto a qualche metro di distanza con i capelli in piedi e le magliette bruciacchiate. Subito Jack e Jazlynn erano corsi verso Gabriel che però era parso illeso dalla potentissima scarica elettrica che lo aveva appena attraversato come un cavo di rame. Aveva il fiato corto e si era guardato le mani come per capire, mentre delle memorie chiaramente gli tornavano alla mente... quelle volte in cui aveva fatto saltare la corrente semplicemente avvicinandosi a una presa, quando sua madre l'aveva quasi folgorato con un microonde e lui se ne era accorto solamente guardandosi allo specchio. L'elettricità statica gli aveva fatto bruciare la pelle e rizzare i capelli ma era così familiare avere le piccole scosse che gli correvano addosso. Solo quando aveva sentito le persone accorrere urlando si era reso conto di ciò che era appena successo e che Marissa e Win erano stati sbalzati via dalla scarica assieme con una figlia di Apollo che si era malauguratamente trovata a transitare troppo vicino. Iris era arrivata correndo dalla parete di arrampicata ma non aveva fissato Winton, aveva fissato sopra la sua testa. Gabriel aveva guardato in alto e visto ciò che in fondo tutti stavano fissando, un simbolo come quello che era comparso sulla testa di Jasper, solo più dorato e più luminoso del marcio nerastro apparso sulla testa del suo miglior nemico. Con le parole mozzate in bocca era corso anche lui verso i tre feriti, mentre Julia Gufford veniva portata via in barella e i due figli di Ares sorreggevano il peso dei fratelli Marissa e Winton per accompagnarli alla casa di Apollo.
"Non ho fatto apposta..."
Iris era spuntata alle sue spalle.
"Non penso tu li abbia fulminati volontariamente."
"Se fossi stato zitto non lo sarebbero stati... ho solo detto che Zeus..."
"Qualsiasi cosa tu abbia detto non ripeterla. Soprattutto se era in proposito alle capacità di amministrazione genitoriale del Re degli dei. Ora hanno solo bisogno di un po' di assistenza in infermeria, mentre tu hai bisogno di trovare una delle responsabili e dirle cosa è successo."
Fu a questo punto che Miss Peak comparve correndo per vedere i risultati del disastro appena avvenuto. I suoi occhi scuri brillavano di malcelata preoccupazione e frustrazione per essere arrivata troppo tardi nel momento del bisogno, ma Jasper avrebbe potuto giurare che c'era di più in quelle iridi brune oltre lo spavento. Vi era qualcosa che assomigliava molto ad angoscia e sentore di catastrofe. Collins si fece avanti spiegando immediatamente l'accaduto alla responsabile che ascoltò tutto come spiritata fissando il povero Gabriel come un condannato a morte.
Non un altro.
Non ancora.
Non di nuovo!
"Signorina Peak... si sente bene?"
Lei annuì e poi rispose con voce cupa. "Mi sto solo chiedendo quando Zeus la smetterà di mettere al mondo degli agnelli sacrificali per le battaglie degli Dei... Willow! - chiamò Gabriel tentando di dare un tono più contenuto alla sua voce - congratulazioni hai un genitore divino."
"Dovrebbe essere una buona notizia, giusto?"
Chiese il ragazzo biondo, con un sorriso aleggiante sul viso. Un sorriso incerto e velato come quello della sua insegnante. Aveva capito anche lui nella sua totale ignoranza in materia che non tutto andava bene. Il sorriso dei condannati a morte.
"Hai ragione: dovrebbe."
"Vado a prendere le mie cose in cabina."
"Passa prima dai ragazzi della Dieci e fatti dare una maglietta nuova."
"Certo, Miss Peak."
"...cerca di evitare di friggere qualcun altro!" aggiunse Jasper, poco lontano.
Gabriel lo guardò ma al posto di arrabbiarsi si lasciò sfuggire un sorriso più divertito, ringraziandolo mentalmente per aver alleggerito la tensione.
Mentre Sue si guardava in giro per valutare i danni rimasti, Scarlett comparve al suo fianco con la faccia di una che si è appena risvegliata dopo un cocktail di sonniferi.
"Ma che cosa è successo?! Vado a fare una chiamata con l'iPhone e succede il finimondo?!" domandò incredula.
Gli occhi di miss Peak brillarono furenti. "Sono arrivati dei fulmini olimpici mentre chiamavi e TU NON HAI SENTITO NIENTE?!"
"Il Padrone mi ha chiamato, okay? Era una chiamata importante!" esclamò isterica Scarlett, senza riuscire a smettere di guardarsi attorno incredula mentre l'altra donna avanzava a grandi passi verso di lei.
"Mentre tu chiacchieravi con LUI, QUI è avvenuto il casino. Questi ragazzi sono anche sotto la TUA responsabilità, Cadmy."
Scarlett aprì la bocca per ribattere, ma subito dopo la richiuse e non aggiunse più nulla. Ma non fu importante: Sue si voltò e a passo di guerra se ne tornò alla Casa Grande, arrabbiata ed impotente di fronte al compiersi del Destino.
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La Seconda Iliade
FanficQuarant'anni sono passati da quando Percy Jackson ha rivoluzionato il mondo. In quarant'anni sono accadute molte cose - piccole e grandi, belle, brutte, bruttissime e 'Trump ha vinto le elezioni' level - eppure il Campo Mezzosangue è sempre qui, pro...