Era strano realizzare di avercela fatta. Sentire gli scossoni del treno e la fastidiosa pressione di un bozzo di legno nella natica sinistra. Udire il chiacchiericcio sempre più vivace dei propri fratelli e gli abbozzati piani di una partita a Mythomagic per festeggiare, non appena tornati al Campo. Era strano pensare che tutto quello che avevano appena vissuto dovesse considerato reale. Perché lo era, anche se aveva già iniziato ad assumere le sfumature di un incubo notturno. Lo era, perché Scarlett e Fabrice erano morti... E chissà quanti altri avrebbero fatto la stessa fine, se quel piccolo figlio di Atena non avesse capito la profezia e non l'avesse messa in pratica. C'era da chiedersi se avesse aspettato loro o se ognuno dei gruppi di semidei finiti rinchiusi tra le quattro maledette mura di New Troy avessero avuto la stessa possibilità. Forse a ogni giro c'era stato un Fabrice. Un principino d'Inverno.
Sandra storse la bocca, scuotendo la testa, persa nei suoi pensieri. No, non c'era stato. L'unico principe era stato loro, probabilmente. L'unico, quantomeno, che fosse abbastanza sveglio. E coraggioso. Sì, terribilmente coraggioso. Chissà se lei avrebbe avuto la stessa audacia: morire in nome degli altri. L'esempio più tragico e grandioso di sacrificio. L'apoteosi dell'eroicità. Tutto quello che un semidio avrebbe dovuto e voluto essere.
Nah. Non faceva per lei. Sandra aveva intenzione di vivere un bel po' di anni ancora, di sposarsi e di diventare ricca. Ma non ricca e basta, schifosamente ricca. Dannatamente, orribilmente ricca. Un'infanzia di ristrettezze aveva fatto maturare il suo amore per il denaro e lei non si sarebbe mai azzardata a morire senza prima tentare di accumulare una fortuna.
Per questo era tanto contenta, nonché orgogliosa, che la sua idea avesse funzionato tanto bene. Rob era stata la carta vincente, anche se aveva avuto bisogno dei suoi fratelli per abbattere il Palladio. Ed era stata lei ad arrivarci. Fabrice aveva permesso che la maledizione di quella fottuta statua venisse annullata, ma era stata Sandra a pensare poi a come sfruttare questo vantaggio.
Ne andava orgogliosa, anche se non era il momento adatto per vantarsene. L'avrebbe fatto a tempo debito quando, tornati al Campo, avrebbe avuto l'occasione di ricordare a ingrati, maleducati o bulletti che era lei che aveva salvato, almeno in parte, il culo di tutti.
Si beava di questo pensiero, seduta in un angolo della seconda carrozza in mezzo ai suoi fratelli, lo scudo ancora stretto tra le braccia e la sensazione di non aver mai avuto capelli più unti di quelli che si trovava in testa in quel momento quando, senza alcun preavviso, William si materializzò nel vagone e, prima che i figli di Ermes realizzassero la faccenda, si accomodò accanto a lei, spostando con un movimento fluido lo zaino di Sandra e appoggiandoselo in grembo come un viaggiatore qualunque.
La ragazza per poco non soffocò con la propria saliva, mentre rumorosamente tutti i suoi fratelli trattenevano il fiato e si voltavano a guardare il bellissimo Brody che aveva calamitato l'attenzione di tutti con i suoi occhiali da sole e il biondo incredibile della sua chioma. Era impolverato, sudato e sudicio, ma era pur sempre della progenie di Afrodite e anche in quella situazione sembrava sexy.
"Will. Cosa. Cazzo. Stai. Facendo." Sibilò Sandra, in allarme e preoccupata da come il silenzio fosse appena calato tra tutti i trentacinque presenti. Certo, lei e William avevano avuto pochi minuti per loro stessi durante la notte che avevano trascorso alla ricerca del T.E.T.I. ma lui era sembrato normale, era stato bravo. Lo sapeva che la loro relazione doveva rimanere segreta. Lo sapeva benissimo.
Allora perché le stava mettendo un braccio – quello sano, fortunatamente – attorno alle spalle!?
"William."
Le persone attorno a loro avevano iniziato a bisbigliare e a breve avrebbero iniziato a far domande. O peggio: avrebbero capito.
"William, non è divertente." Disse il più stizzita possibile, cercando di liberarsi dal suo seducente abbraccio. "Guarda che abbiamo combattuto assieme, ma non siamo diventati amici."
Lo sapeva che i suoi fratelli avevano di sicuro cominciato a mangiare la foglia. Sentiva addosso sguardi di improvvisa e orripilata consapevolezza. Il tempo era agli sgoccioli.
"Lasciami!"
"Guardami."
Sandra suo malgrado lo fece e capì subito di aver appena fatto un errore. Notò il bagliore nei suoi occhi azzurri quando era ormai troppo tardi e il fascino da figlio di Afrodite si insinuò nei suoi pensieri, azzerando completamente tutte le sue preoccupazioni. C'era solo il bel viso del suo ragazzo - il suo prezioso ragazzo, il giovane uomo con cui era impegnata ormai da due anni e che aveva visto crescere in altezza, in grazia e bellezza - che le sorrideva, felice di essere lì, vivo e vegeto e stretto a lei.
Anche se il suo potere smise di avere effetto su di lei nel momento in cui abbassava gli occhi, non si ribellò quando lui le avvolse la testa con il braccio, avvicinandola alla sua, per sussurrarle: "Siamo al sicuro."
Sandra rimase immobile con il cuore in gola e un nodo di angoscia ed emozione nella testa, chiedendosi cosa fare. Aveva programmato ogni cosa, accidenti. Ogni cosa da quando si erano messi assieme! Will non avrebbe dovuto apparire interessato a lei, non sarebbe stato sicuro. La gente avrebbe parlato, si sarebbe chiesta perché uno splendido come lui fosse interessato a lei, che di brillanti aveva solo le idee. Un giorno, forse, avrebbe imparato a sfruttare la vicinanza di un uomo così bello e così innamorato per fare un sacco di soldi. L'importante era non far capire alle persone che stavano assieme.
Però. Però.
Erano cambiate non poche cose, con New Troy. Non erano più semplici ragazzini, quelli che ora tornavano a casa esausti, sporchi e feriti. Non erano più semplici adolescenti e sarebbe stato difficile essere di nuovo frivoli, pettegoli e malevoli, dopo tutto quello avevano vissuto assieme.
Sandra fece questo ragionamento in meno di dieci secondi, nonostante le proteste della sua parte razionale, dopodiché decise di fare proprio quello che meno ci si sarebbe aspettato da lei: allungò le mani, prese il viso di Will tra di esse e gli diede un bacio.
Sapeva che si sarebbe pentita perché se c'era una cosa che odiasse più della povertà, quella era di certo la mancata risoluzione dei suoi piani così attentamente studiati, ma lo doveva a Will. Doveva dimostrargli che il suo amore era corrisposto e che lui veniva prima di qualsiasi programmazione o magheggio.
Udì subito i sussurri eccitati dei presenti - più una qualche esclamazione di dolore, proveniente dai vicini di Mark che, come il fedelissimo fratello minore che era, aveva già iniziato a silenziare i commentini con gomitate ben piantate - ma decise che se ne sarebbe curata in un secondo momento.
Tanto, avrebbe potuto sfruttare il fatto di aver salvato il culo a tutti.
STAI LEGGENDO
La Seconda Iliade
FanfictionQuarant'anni sono passati da quando Percy Jackson ha rivoluzionato il mondo. In quarant'anni sono accadute molte cose - piccole e grandi, belle, brutte, bruttissime e 'Trump ha vinto le elezioni' level - eppure il Campo Mezzosangue è sempre qui, pro...