La casa di Demetra che era stata ricostruita dopo il piccolo incidente con l'ignuda statua di un imperatore leggermente egocentrico era più bella e più spaziosa della precedente. Ora i letti non erano più semplici cuccette ma veri e propri nidi decorati con fiori e erbe. Ogni lettino aveva la sua particolare caratteristica in profumo e colori.
Quello di Marissa si trovava subito sotto la finestra sul retro ed era adornato da verbena e menta. Era un letto molto accogliente, con lenzuola fini rosa chiaro e un cuscino decorato a non-ti-scordar-di-me. Ma l'ambiente era grazioso tanto quanto la sua proprietaria appariva spenta. Marissa Beata Clarissa Alvarez sedeva a gambe incrociate tra le coltri ordinate, un piccolo diario e penna tra le mani, un collare morbido al collo e lo sguardo perso oltre il vetro, oltre la foresta, oltre l'oceano. Mai come allora le era mancata casa. Avrebbe tanto voluto trovarsi nella cameretta che condivideva con i suoi due indolenti gatti, pronta a sentire la gentile voce della sua matrigna chiamarla per la cena e il canticchiare stonato di suo padre al ritorno dal laboratorio di botanica dove lavorava. Non essere costretta a stare relegata in casa della madre che non aveva mai visto né conosciuto per paura degli insensibili che non vedevano l'ora di prendersela con lei. Helen, i suoi fratelli, Iris, i figli di Ermes e di Nike... non sopportava nessuno. Doveva convivere con Win e gli altri che non erano poi male, ma nemmeno interessati in modo speciale a lei. Winton quantomeno era premuroso, ma Marissa non si abbandonava facilmente a illusioni: Iris sarebbe sempre valsa più di lei ai suoi occhi.
Erano quasi tre giorni che non usciva. Aveva già perso la sua adorata lezione settimanale di ecologia, ma le veniva la nausea al pensiero di vedere i sorrisi divertiti di tutti i suoi nemici a causa di quello stupido incidente che le aveva lasciato un collarino canino addosso. La cosa che forse la infastidiva di più - e le mostrava in modo chiaro quanto poco valesse per gli altri - era che Gabriel, il putativo colpevole del suo colpo di frusta, non si era nemmeno curato di sapere come stesse. Sul suo diario, dove Memo segnava la maggior parte dei suoi dolori, aveva già scritto: se fosse stata Iris, sarebbe accorso. Ma io non sono Iris.
Stava sottolineando con rabbia quella frase quando bussarono delicatamente alla porta della cabina. Dopo essersi rimesso a posto finalmente Gabriel si era deciso ad andare a chiedere scusa a Marissa sperando che non decidesse di trasformarlo in una pannocchia o in una melanzana. Senza badare ai due fratelli di Memo seduti fuori dalla cabina aveva bussato, speranzoso.
"Chi cerchi?" gli domandò una dei due, una ragazza pallida e biondissima di nome Abigail.
"Ehm, Marissa. C'è?"
"Sì. Ma non ti risponderà. Non vuole vedere nessuno."
Proprio in quel momento un flebile "Avanti" smentì Abigail, che si limitò a stringersi nelle spalle e ad invitare con un cenno il ragazzino nella cabina. Entrò nella cabina e venne investito da un forte odore di piante selvatiche e fiori di campo. La vide subito nell'ultimo letto in fondo, imbronciata e con un imbarazzante collare bianco attorno al collo. Le aveva fatto del male, che stupido.
"Ciao, Memo..."
Marissa non nascose la sorpresa nel veder comparire la persona di cui aveva parlato con acrimonia nel suo diario. Chiuse di scatto il libretto che teneva tra le mani e con voce lievemente turbata rispose: "Ciao, Gabriel." Per poi aggiungere subito dopo, riprendendosi dalla confusione iniziale "Cosa ci fai qui?"
"Mi dispiace per quello che ti ho fatto. Non volevo."
La ragazza non si scompose. "Hai parlato con Win?"
Gabriel sospirò ma dopo essersi comportato come un perfetto idiota non se la sentì di mentire di nuovo. "Potrei negarlo e dirti di no... ma sì, ho parlato con Winton. E mi sono sentito un perfetto idiota, davvero scusami."
STAI LEGGENDO
La Seconda Iliade
FanficQuarant'anni sono passati da quando Percy Jackson ha rivoluzionato il mondo. In quarant'anni sono accadute molte cose - piccole e grandi, belle, brutte, bruttissime e 'Trump ha vinto le elezioni' level - eppure il Campo Mezzosangue è sempre qui, pro...