59. Una carezza e uno schiaffo

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Essere un capocabina aveva i suoi vantaggi e i suoi onori. Di questo Sandra non aveva mai dubitato: ricordava ancora i privilegi derivati dalla sua posizione, anche se sembravano passati anni dall'ultima volta che aveva partecipato a un'assemblea di capicasa o aveva dato il suo beneplacito per uno scherzo ben ideato. Cosa avrebbe dato in quel momento per un po' di cacca di pegaso nel letto! Oppure un incantesimo brufoloso della casa di Afrodite! Qualsiasi cosa, qualsiasi cosa piuttosto che... quello.

Avere il doveroso privilegio di curare i suoi fratelli e sorelle, rimasti feriti nel corpo e dell'anima dalla prima giornata di combattimento. In quell'istante stava valutando una bruciatura sul braccio di Mark, derivata dalla frizione con uno scudo troppo caldo. Gli aveva già legato attorno alla testa una larga benda, per coprire un taglio che si era procurato tirando una testata al soldato sbagliato.

"Pensi che morirò?" Domandò il ragazzo, con il labbro inferiore tremolante.

"Starai bene." Rispose Sandra, facendogli una carezza. "È solo un graffio."

Suo fratello annuì, poco convinto. A lei si strinse il cuore notando quanta paura ci fosse nel suo sguardo. Mark era una specie di cartina al tornasole: manteneva il suo solito burlesco modo di fare fino a quando la situazione non si faceva davvero critica. E a giudicare da quanto sembrasse abbattuto e spaventato, sussultante per qualsiasi scricchiolio di legno e cinguettio di uccello, la situazione doveva aver toccato un grado ben oltre il critico. Ah! Davvero erano stati belli i tempi in cui la sua unica preoccupazione si riduceva a impedire che i suoi fratelli andassero in spedizione punitiva per ogni affronto della casa di Nike o di Ecate. Tutto, piuttosto che vedere la paura negli occhi del suo fratello minore preferito.

"Sandra." La voce di sua sorella Heather la richiamò dai suoi pensieri. Si voltò verso l'ingresso della tenda e vide la ragazzina lì, con la sua espressione guardinga negli occhi affilati dei figli di Ermes. Le fece un cenno piegando la testa e continuò: "Ti vogliono."

Sandra si voltò verso Mark a controllare che lui fosse nelle condizioni di rimanere un attimo solo e il ragazzotto annuì di nuovo per dirle che stava bene, più o meno. Solo a quel punto Heather si fece da parte per lasciarla passare. Non fu con particolare stupore che incontrò un paio di occhi azzurri e limpidissimi, appena fuori dalla sua canadese.

"Ciao." Disse, accennando un sorriso. Non l'aveva cercato perché era certa che stesse bene e doveva prima occuparsi dei suoi fratelli in quanto capocasa. Will non lo era e aveva anche un paio di anni meno di lei. Per questo la sua espressione tradiva paura e forse anche un pizzico di delusione. Non capiva cosa significasse dover mettere i doveri e gli obblighi di un capo al primo posto.

"Possiamo parlare?" Le chiese, con la voce arrocchita a causa di un palese nodo alla gola.

"Certo." Rispose Sandra, chiudendo il lembo della tenda alle sue spalle. Gli fece cenno di seguirla per trovare un angolino in cui parlare, ma Will la prese per mano e la bloccò nel posto in cui era.

"Ero preoccupato per te."

"Anche io lo ero per te."

"Ma tu non sei venuta a cercarmi."

Erano stati belli e dolci i tempi in cui la causa più seria di bisticcio tra William e lei era stata la tinta di una maglietta di Sandra. Troppo slavata, diceva lui, costruendoci sopra una filippica. Troppo poco arancione, perché non te ne fai dare una nuova, Sandra? Perché ti ostini a mettere quella vecchia maglietta?

"Dovevo badare ai miei fratelli, Will."

"E a me no?"

"Tu stai bene. Alcuni dei miei sono stati feriti."

La Seconda IliadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora