7. Due allegre direttrici

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Può essere imbarazzante avere quattordici anni ed ammettere di sentire la mancanza della mamma. Tuttavia nessuno avrebbe giudicato in maniera negativa né Jasper né Gabriel se l'avessero detto ad alta voce. Come se ci fosse stata la necessità di dirlo! Anche nella capanna numero undici i gioiosi figli di Ermes erano stati delicati nei loro confronti, guidati dalla loro brutta ma sveglia capocasa. Erano decenni che non avvenivano casi di figli non riconosciuti. Inoltre tutti sembravano avere in mente una chiarissima idea su cosa significasse abbandonare la propria famiglia, la propria casa, i propri pochi ed eventuali amici... Tutti lì lo capivano, e provavano compassione e comprensione per i due nuovi arrivati che non avevano nemmeno un padre. Qualcuno aveva posato una pacca sulla spalla di Gabriel e con un sorriso gli aveva assicurato che il riconoscimento sarebbe arrivato presto. Ma Gabriel non era interessato. Non aveva capito di cosa parlassero. Voleva solo tornare a casa e dormire nel proprio letto, per quanto i ragazzi della undici fossero gentili. Avevano già fornito loro due magliette arancioni da campo estivo, con le lettere CHB in nero stampate sopra. Come tutte le magliette a basso costo erano della Fruit of the Loom, oltre a essere rigide come una cotta di maglia stirata e inamidata. Camminavano dietro il terzetto con le stesse loro magliette ascoltando il monotono blaterare di Marissa, persi nei loro pensieri.

Larissa e Marion non avevano potuto oltrepassare il confine del campo e dopo alcune chiacchiere veloci e un saluto affrettato erano state accompagnate ad un vicino Bed&Breakfast, per riposare mentre lasciavano lì i figli. Per Marion era stato molto difficile: non aveva mai lasciato Gabriel, soprattutto in mano a degli sconosciuti. Ora però c'era in gioco la vita del suo ragazzo, del suo bambino. In nome di questo era stata convinta a lasciarlo in quel posto dove, Larissa l'aveva rassicurata, sarebbe stato al sicuro. Come facesse a esserne così certa? Marion non lo sapeva, ma si fidava di Larissa quasi più che di se stessa. Entrambe avevano sempre saputo, o per lo meno sospettato, la natura non umana dei propri amanti, anche se Marion non si era mai veramente rassegnata all'abbandono dell'unico amore della sua vita. Larissa l'aveva presa meglio, ma Larissa era forte, indipendente... era felice di averla accanto in un momento così difficile. Altrettanto non si poteva dire di Gabriel. Non era felice di avere accanto il muso imbronciato di Jasper.

Scambiando l'amicizia materna per un continuum della loro, li avevano messi vicini. Fortunatamente la stanchezza e la tristezza avevano preso su entrambi il sopravvento prima che potessero rendersi conto di essere abbandonati nelle mani del proprio miglior nemico. Neanche il tempo di chiudere gli occhi che già si erano voltati le spalle a vicenda. Neanche il tempo di ragionare su tutto l'accaduto che già si erano addormentati.

Per fortuna della loro psiche qualcuno, o qualcosa, interruppe quel chiacchiericcio senza fine, anche se sia Jasper sia Gabriel erano così annoiati dalle parole di Marissa, che si accorsero delle tre persone uscite dalla Casa Grande - l'enorme edificio riverniciato di fresco che dominava tutto il Campo e che Memo aveva presentato come 'centro operativo' (nella mente dei due ragazzi era passata la parola presidenza in caratteri infuocati) - solo quando una di quelle non apostrofò tutto il gruppo con un: "Eeeeeccoli, finalmente! Le nostre nuove reclute!"

Jasper cercò di identificare le tre ma ne riconobbe solo una, la cheerleader dai selvaggi ricci scuri del primo giorno. Era abbigliata in modo più sobrio ma non meno sportivo, facendo bella mostra di addominali degni di un rugbista. Accanto a lei torreggiava una donna le cui gambe si avvicinavano molto alla descrizione di infinito. Era lei che aveva parlato, dai suoi due metri d'altezza. Tra le due stava una ragazzina della loro età. Aveva riccissimi capelli neri e avrebbe fatto venire dubbi sulla sua parentela con la cheerleader, se non fosse stata di costituzione palesemente diversa, paffuta com'era. Né Gabriel né Jasper ricordavano di aver visto ragazzi indossanti vestiti che non fossero le magliette arancioni, ma lei portava un abito estivo a fiori, che lasciava scoperta e ben visibile una gigantesca macchia purpurea su braccio e gamba sinistri. Sembrava un tatuaggio arzigogolato.

"Spero Marissa e Robert non vi abbiano spaventato troppo - disse la donna atletica - io sono Sue Peak, coordinatrice delle attività formative del Campo."

"Colei che ha preso il posto del divino Chirone." precisò Marissa con quel suo modo di fare da maestrina.

"Falla breve, Memo: è il capo." la corresse l'altra, aprendosi in un sorriso che aveva qualcosa di strano "Miss Scarlett Cadmy. La vostra nuova insegnante di utilizzo delle armi e difesa dai mostri. Nonché collega di Sue."

Jasper realizzò velocemente cosa aveva di strano la suddetta Scarlett: i suoi canini avevano una lunghezza anomala. Ma questa non era l'unica cosa bizzarra assieme all'altezza. I capelli erano di una sfumatura di rosso scarlatto assolutamente innaturale, gli occhi gialli brillavano di una luce divertita e canzonatoria. Per non parlare dell'orrenda sciarpetta di volpe che aveva arrotolata al collo. Appoggiò una mano sui capelli crespi della ragazzina, che fino a quel momento aveva mantenuto un'espressione assolutamente neutra e aggiunse: "E questa è Shoshanah."

L'altra continuò a non fare una piega e Marissa fece per dire qualcosa, ma Sue la fermò: "Grazie mille, Miss V per Vegan. Ma come dicono in un film fantastico: Alleggerisci, bella. Da qui procediamo noi."

Il bel viso di Marissa si crucciò in una smorfia.

"Non mi chiamare V per Vegan."

"Lo sai che preferisce Memo Go Veg, Sue." corresse Scarlett, rivolgendo nel frattempo tutte le sue inquietanti attenzioni sui due nuovi arrivati "Allora. Voi due. Piaciuto il giretto in compagnia del nostro Gruppo Vacanza Long Island?" Non attese una risposta "Spero di sì, perché è appena terminato."

Robert parve sollevato all'idea di potersene tornare da qualsiasi antro fosse venuto; non altrettanto felice sembrò la ragazza, che incrociò le braccia, salutò con un cenno del capo il duo direttivo e se ne andò con la schiena dritta, seguita dal tranquillo figlio di Afrodite.

"Ottimo lavoro come al solito, ragazzi!" urlò loro dietro la signorina Cadmy "Spero che siano terrorizzati al punto giusto!"

La signorina Peak si avvicinò ai due novellini, che la fissarono più o meno intimoriti. D'altronde era il corrispettivo di un preside, no?

"Penso che le spiegazioni del nostro gruppo d'accoglienza e del video introduttivo siano state chiare. Avete domande?"

I ragazzi tacquero. Non che non ne avessero... ne avevano fin troppe! Vedendo le loro espressioni da pulcini confusi, miss Peak riprese di nuovo la parola, dirigendosi lentamente verso la Casa Grande.

"Quello che vi ha detto Marissa è vero, difficile da credere, ma vero. Gli Dei Olimpici esistono e hanno anche contatti con gli umani. A volta da questi contatti nascete voi, semidei... mezzosangue."

"Quindi la dislessia è un superpotere?" se ne uscì Gabriel, prendendosi un'occhiataccia da Jasper. Sue sorrise.

"Una sorta... Non è dislessia. Semplicemente il vostro cervello non è fatto per l'alfabeto latino. Preferite il greco. Ma prima bisogna chiarire un paio di cose."

"Tipo perché i nostri genitori divini non si siano mai disturbati di palesarsi?"

"Questa è una questione più delicata. Come avete visto siete tanti, senza contare che molti non arrivano nemmeno tutti interi al campo."

"Sue intende chiarire come funziona qui dentro." tagliò corto Scarlett, notando le improvvise espressioni inquiete dei due ragazzini "E per farlo vi converrà andare a colazione. Tra mezz'ora inizierà la prima lezione. Shoshanah vi accompagnerà. È meglio se vi date una mossa, cosini." 

La Seconda IliadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora