67. Macarena a sei zampe

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Marissa ci aveva provato. Davvero, ci aveva provato in tutti i modi a convincerli. Aveva tirato fuori la sua scorta segreta di barrette ipocaloriche segale, miele e prugne e le aveva agitate davanti a Iris e Gabriel. 

"Le formiche le adoreranno, non c'è bisogno di uccidere nessun animale." Aveva affermato sicura. I suoi compagni avevano tentato di ribattere, ma poi avevano deciso di chiudere la bocca: sarebbe stato comunque un caso perso. Così Memo, fiduciosamente, si era messa a sbriciolare gli snack creando una specie di stradina di Pollicino, poi si era seduta e tutti si erano messi ad attendere. Iris e Gabriel le avevano concesso un quarto d'ora e quei quindici minuti si erano consumati in fretta, proprio come le veg barrette, scomparse nelle minuscole bocche di uno sciame di moscerini avventatosi quasi immediatamente sull'invitante e facile pasto. Era andata proprio così e Marissa aveva appena terminato le carte da giocare. 

"Interessante." Commentò sardonica Iris. "Neanche loro hanno apprezzato quelle deiezioni di coniglio che chiamano prugne secche." 

"Ora possiamo ammazzare qualche animale e farla finita?" Domandò Gabriel, al limite della pazienza. "Sarà rapido e indolore. Vi prego." 

Marissa avrebbe voluto fare un nuovo tentativo, ma sembrava tutto inutile. Dentro di lei qualcosa di vivace e aggressivo, una vena che pulsava nel fondo della grotta della sua mente, mandava bagliori minacciosi: go vegan, go vegan, go vegan... sembrava dire. Go vegan! Accidenti, quello era il suo motto da quasi otto anni, come poteva venire meno al suo giuramento proprio in quel momento? Perché dovevano uccidere un animale per attirarne un altro? 

Ripensò alle lunghe discussioni avute con Scarlett riguardo questo argomento - quanto poteva essere cocciuta e sarcastica una volpe! - e sentì un brivido attraversarla da capo a piedi. Il loro rapporto era sempre stato di odio e amore, pieno di bisticci e incomprensioni, ma Marissa aveva imparato a volerle bene alla sua maniera. Anche se le mancavano casa e i suoi genitori, anche se non sopportava l'idea di essere figlia di qualcuno che mai si era curato di lei, circondata da fratellastri non meno soli, aveva trovato in Scarlett e Sue due validi sostituti come figure genitoriali. Memo si disse con tristezza che avrebbe preferito litigare con la signorina Cadmy per settimane, ininterrottamente, ascoltando tutte le due orazioni su quanto la carne fosse buona e facesse bene, piuttosto che ritrovarsi in quella situazione. Osservò Iris e Gabriel sfoderare le spade, setacciando i dintorni alla ricerca di un animale. 

Perché dovevano uccidere un animale per attirarne un altro? Perché non avevano scelta. Un animale sacrificato per salvare tutti loro. Forse anche Scarlett aveva fatto lo stesso. In fondo anche lei era stata un animale. 

"Andrà bene un agouti." Disse a bassa voce. I due si voltarono a guardarla. 

"Che?" Domandò Gabriel. 

"Un agouti. Una specie di grosso topo. Sono abbastanza semplici da avvicinare." Mormorò, alzando l'ultima barretta. "Tenete lontani i moscerini e l'avrete."


Mezz'ora dopo Gabriel si ritrovò tra le mani, finito da un secco colpo di bastone ben assestato in testa, un incrocio tra un coniglio con le orecchie corte e un ratto. Rabbrividì mentre uno dei suoi lucidi occhietti neri, non ancora annebbiato dalla morte, continuava a fissarlo. Fu grato a Iris quando lei si avvicinò, dicendo: "Bel colpo, Memo.  Un Dasyprocta punctata. Fa proprio al caso nostro." 

"Sì, beh." Disse la ragazza riccia, dietro di lei. "Non fatemi presente che vi ho portato io a questo." 

"Te ne siamo grati lo stesso." Puntualizzò Gabriel, sperando che la ragazza, che era parsa estremamente turbata da quando si era decisa a dare una mano, capisse che era stato necessario e non piacevole far fuori quella bestiola. "Ora cosa si fa?" 

La Seconda IliadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora