100. Un epilogo, per iniziare

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Il bosco filtrava i suoni allo stesso modo della luce, ovattando tutto con le sua braccia verdi e marroni e impedendo al fermento che animava il campo di arrivare fin lì. Non che i semidei non potessero entrarvi, tutto il contrario erano liberissimi di andarci, ma semplicemente quando vi si addentravano diventava come impossibile correre, urlare e dimenare le armi. Il bosco era un luogo calmo, seppure non così accogliente.

Anche i figli di Demetra avevano l'impressione che quegli alberi non fossero totalmente buoni. Il bosco era un limbo naturale, una terra di mezzo.

Forse era proprio per questo motivo che Jasper aveva scelto quel bosco e quell'ora, le otto di sera, per provare l'unica carta illustrata del suo mazzo. Tra sé e sé si era detto che avendo già provato una volta non avrebbe guastato provare di nuovo. Anzi, la prima volta non era stato nemmeno cosciente di quello che aveva fatto, mentre ora era pronto, dopo aver accettato passo passo il suo essere figlio del dio dei morti.

Il sacchetto di plastica che si era portato gli sbatacchiava frusciando ogni volta contro la gamba, ma non se ne preoccupava. Anche qualche minuto e avrebbe raggiunto quella parte del bosco dove la terra era sufficientemente morbida. Arrivato dove gli sembrava che le suole delle sue scarpe affondassero abbastanza, appoggiò il sacchetto e la pala che aveva fino a quel momento portato sulla spalla. Il sole tentava invano di far arrivare i suoi raggi rossastri in quel punto del posto, ma gli alberi erano troppo fitti e di luce se ne vedeva poca e diffusa.

Scavare un fu difficile. Peggio fu tentare di capire quanto larga e quanto profonda avrebbe dovuto essere la buca. Aveva inizialmente calcolato il tutto in base all'altezza di Brice, per poi pensare che fosse abbastanza inutile data l'attuale natura incorporea dell'amico.

L'avrebbe richiamato dalle profondità della terra e gli avrebbe chiesto scusa. Sì. Quello era il suo piano.

Quando il buco fu abbastanza largo e profondo, Jasper estrasse dalla borsa di plastica il suo mana: caramelle frizzanti e diet coke. Metodicamente aprì e svuotò tutte e sei le lattine nel buco per poi aggiungerci le strisce colorate e zuccherine che sempre avevano fatto impazzire il suo bizzarro compagno d'avventura. Perché era quello che Jasper era stato e nel momento in ci aveva realizzato di avere la possibilità di chiedergli scusa un'ultima volta prima di lasciarlo andare in pace, non aveva saputo resistere. Suo padre gli aveva fatto quel regalo con uno scopo, e se non quello, quale?

La cosa che più lo preoccupava del rituale, però, non era l'idea di essere scoperto, quanto il non sapere cosa avrebbe dovuto dire. Aveva il sospetto di dover dire qualcosa o pensare qualcosa come l'ultima volta. Se non ricordava male, tutto ciò che era bastato a far scattare la nebbia scura allora, era stato un pensiero molto cattivo contro suo padre. Un pensiero d'odio. Ora di simili pensieri non ne aveva. Poteva sempre pensare con il lutto.

Impose le mani sul bordo della tomba aperta e chiuse gli occhi tentando di immaginare che quella terra di mezzo che si era trovato fosse anche il modo di raggiungere la terra di mezzo tra i vivi e il tartaro: l'Ade. Con un sospiro raccolse dentro di sé la sensazione del sangue sulle sue mani e tutte le altre immagini che avevano devastato i suoi incubi e che spesso ancora lo faceva. Poi il funerale e la pira, e le lacrime negli occhi di tutti. Poteva davvero sentire la sua anima disfarsi in tanti fili sottili come ragnatele e defluire dalle sue dite dentro il terreno per andare ad alimentare la sua esca per anime. Pregò suo padre che gli concedesse il privilegio del perdono.

Tenendo gli occhi chiusi non vide arrivare la nebbia ma la sentì solleticargli le braccia e poi il naso e la bocca, ma si stupì quasi di sentirla così tranquilla e quasi docile ai suoi comandi. Fu in quel momento che l'impossibile accade e l'aria iniziò a sentirsi fredda contro la pelle. Improvvisamente riaprì gli occhi e vide che sopra la pozza aleggiava qualcosa. Qualcuno, bianco traslucido ma con un sorriso inconfondibile.

Jasper sorrise di rimando, per poi ridere.

La fine e la morte erano qualcosa di tremendamente sopravvalutato.


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