73. ... O forse no

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La caffeina bevuta in grandi quantità da tutti i figli di Hypnos stava funzionando. Alexys non era mai stata vista così attiva in vita sua. Matthew si riteneva fortunato di essere finito in terzetto con lei e Courtney, la figlia di Ares più figlia di Ares che girasse per il Campo. Era come essere protetto da due rinoceronti impazziti: era perfettamente al sicuro mentre faceva rotolare la botte come uno scarafaggio che spinge la sua pallina. Fortunatamente la botte non puzzava di escrementi e fortunatamente non era davvero uno scarafaggio, perché, nel qual caso, sarebbe stato semplice essere pestato dalle due Goddesses of War. Alexys menava con foga la sua morning star, un'arma decisamente poco adatta alla costruzione in bronzo celeste, ma la ragazza aveva insistito tanto con Robert e Gil, un altro figlio di Efesto, che per il suo compleanno era stata accontentata. Gli occhiali continuavano a scivolarle sul naso ma lei non sembrava farci caso mentre roteava la sua sfera di morte con un grugno offeso dipinto in faccia. Gli spiriti l'avevano contrariata pesantemente: l'avevano costretta a svegliarsi troppo presto. Matthew fu costretto ad abbassarsi non poche volte per evitare di essere colpito dalla mazza di una o dallo spadone a due mani dell'altra. Erano due pazze, ma il loro fu il terzetto più veloce a raggiungere le mura, proprio in tempo per piazzare l'ordigno a base alcolica.


C'erano quasi. Ancora qualche metro... ancora un paio...

Sia non si era mai sentita così determinata nella sua vita. Nel momento in cui, poche ore prima, aveva per sbaglio dato fuoco ai peli delle gambe di Callan Riddock, una nuova energia si era improvvisamente impossessata di lei. Non sapeva cosa fosse, ma le piaceva. Si era detta che probabilmente aveva toccato il fondo ed era stata seduta in mezzo alla sua fanghiglia per troppo tempo, che forse era ora di reagire. Sia non sapeva come farlo, ma le pareva un buon modo quello di rendersi utile. Forse la sua vita non valeva granché per nessuno, ma quella delle persone che amava avevano il loro prezzo. Perciò fu con il pensiero fisso sul viso di Robert, di Matthew, di Fabrice e dei suoi altri amici che, al segnale dello spadino del magrissimo figlio di Atena, scattò come mai aveva fatto, superando gli ultimi della retroguardia. In mano aveva una sorta di lungo spillone, spesso e circolare, un'arma di fortuna che aveva forgiato nella notte, mentre le scintille che sprizzavano dalla forgia improvvisata davano al suo viso un nuovo taglio e un nuovo colore. Forse non sarebbe mai stata una guerriera, ma non sarebbe più stata una codarda.

Senza guardarsi attorno e senza paura si spinse verso le botti già sistemate e, mentre Helen ritrasformava il pallone da circo nella propria, si abbassò sulla prima e con precisione piantò l'ago nel legno, creando un foro di un centimetro e mezzo di diametro. Quando lo ritrasse, un sottile fiotto di alcol si riversò nella sabbia. L'odore che sprigionò le fece girare leggermente la testa, ma Sia non aveva finito il proprio compito. Rifece quel foro in altre tre botti e una volta sicura che sotto le botti si fosse formata una pozza, ripartì alla volta del campo.


"CALLAN! Quella è una spada, non una forchetta!" Aveva la forza di urlare Jack mentre, al contrario di tutti, portava la botte su una spalla mentre correva come il più allenato dei Marines. Iris alzò lo scudo in tempo per parare delle frecce che sarebbero state conficcate nel cranio dei suoi compagni di corsa, se non fosse stato per la superficie di bronzo. Per Jack le sarebbe molto dispiaciuto, per Callan forse non molto. Ma chi siamo noi per giudicare.

Il ragazzo si sentiva così a disagio fuori dalle fila degli arcieri ma Iris aveva insistito per avere qualcuno che tendesse all'altezza di Jack, più di lei per lo meno, per proteggere meglio il barile. Tuttavia, non avevano previsto che il duo di protezione, si potesse trasformare nella palla al piede di un semidio palestrato e incazzato come Jack Utoma. Ancora troppo rosa su una parte del viso per le bruciature in via di guarigione, il ragazzo procedeva di corsa tirando barilate come un giocatore di rugby che rompe i placcaggi a forza di spintoni. Iris aveva fatto la scelta giusta armandosi di un pugnale e di un pesante scudo rettangolare abbastanza alto sia da proteggerla che da colmare il divario d'altezza tra la sua testa e quella dell'aspirante Marine. Gli arcieri, infatti, avevano nel terzetto un bersaglio assolutamente facile da vedere ma parecchio difficile da abbattere. Portarono a termine la loro missione con successo.

La Seconda IliadeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora